La spiritualità dei pellerossa la causa dei mali nel mondo

L'unica salvezza è riuscire a fare i conti LETTERE AL GIORNALE La spiritualità dei pellerossa, la causa dei mali nel mondo Un appello per i nativi americani Siamo un gruppo di persone che si interessano ai problemi dei nativi americani. Con la presente vorremmo sottoporre alla vostra attenzione un argomento che, come tanti, forse ò scarsamente preso in considerazione: l'attuale situazione dei popoli indigeni delle Americhe. Considerando i problemi derivanti dal dissennato sviluppo della comunità bianca e di qui la tendenza verso una totale società multietnica (la diversità è un patrimonio da difendere!), il recupero di un tipo di spiritualità da noi sconosciuta o dimenticata, l'amore perla terra quale fonte di sostentamento da non distruggere, vogliamo riflettere e far riflettere, nel limite delle nostre possibilità, un numero sempre maggiore di persone. Ci rivolgiamo quindi a voi divulgatori fondamentali di informazione affinché si possa avere in voi stessi stimolatori di simili tematiche che, oltre a interessare molte persone, toccano tutti gli esseri umani: soprattutto le future generazioni! Aurora Padovani, Vicenza seguono altre 7 firme Alti e bassi fra valdesi e Savoia Non voglio «bianchir» i Savoia, ma la storia dei rapporti tra essi e i Valdesi ò un po' più complicata di quel che pensi Ermanno Aimone nella sua lettera sulla Stampa. E' bensì vero che nel 1561 (guerra del Conte della Trinità), 1655 (Pasque Piemontesi) e 1686 (attacchi franco-piemontesi di don Gabriele e del Catinat) vi furono qui massacri, per altro benedetti dalla Chiesa romana, ma i Savoia si resero famosi anche per i loro voltafaccia politico-diplomatici, passando più volte dal fronte francese a quello delle potenze protestanti Inghilterra e Olanda, per esempio durante la lega di Augusta (1690-1697) e la Guerra di Successione spagnola (1701-1713), con gran dispetto dell'alleato francese e delle curie piemontesi e savoiarde! Va bene che :i questi casi valeva più la machiavellica «ragion di Stato» che la controriformistica «ragion di Chiesa», ma va osservato che allora i valdesi da perseguitati si fecero, non dico persecutori, ma almeno alleati dell'antico persecutore, arruolandosi nelle milizie sabaude contro i francesi: vedi la famosa battaglia dell'Assietta (1747), immortalata dal valdese Davide Michelin di Bobbia con i noti versi: «Six mille fantassins y ont laissé la vie / voulant tremper leurs doigts / dans l'Assiette aux Vaudois». Che dire poi della Repubblica di S. Martino (detta «del sale»), oretta nel 1704 con l'appoggio di Luigi XIV? O dell'ospitalità offerta nel luglio 1706 al duca Vittorio Amedeo II nell'alpestre borgo di Rorà? Chi doveva chiedere o dare perdono? Chi è senza peccato lanci la prima pietra! Giovanni Gonnet, Roma La moltiplicazione della povertà L'Istat ha pubblicato uno studio sulla povertà in Italia, dal quale emerge che è aumentato di 238 mila unità il numero dei poveri nel nostro Paese. Questo dato confermerebbe così quelli analoghi pubblicati nei mesi precedenti da altri istituti. La metodologia adottata per individuare i poveri è stata in queste ricerche la stessa: sono poveri coloro i quali hanno un reddito inferiore alla metà del reddito medio nazionale. Questo metodo è solo apparentemente una buona misura della povertà, ma in realtà le informazioni che ne possiamo ricavare sono molto poche; supponiamo che la popolazione italiana sia divisa in 10 classi di reddito: la prima con un reddito di 500 milioni, la seconda di 90 milioni, la terza di 80 milioni e così via fino alla decima il cui reddito medio è di 10 milioni. Secondo il metodo Istat vi sarebbero nel nostro Paese il 40% di poveri in quanto il reddito medio sarebbe di 95 milioni e 4 classi hanno un reddito inferiore a 47 milioni e 500 mila (ovverosia la metà). Supponiamo ora che i redditi da 10 a 90 milioni aumentino di 10 milioni passando così rispettivamente a 20, 30,... 100 milioni, e la classe avente reddito 500 milioni lo raddoppi passando così ad un miliardo. Il reddito medio è ora di 154 milioni e ben 6 classi di reddito hanno introiti inferiori alla metà del reddito medio (77 milioni). Quindi secondo tale metodo i poveri nel nostro Paese sarebbero aumentati nonostante tutte le classi abbiano migliorato il loro reddito. Paradossale poi che, se i redditi di tutte le classi fossero calati: di 10 milioni le ultime nove, di 300 l'altra (passando così rispettivamente a 0, 10, 20,..., 80, 200 milioni) i poveri secondo l'Istat sarebbero calati al 30% della popolazione. L'errore del metodo sta nel prendere come punto di riferimento la metà del reddito medio. Misure più adeguate potrebbero essere le seguenti: - reddito medio del 25% più povero della popolazione ed evoluzione nel tempo; - stabilire un reddito necessario ad acquistare un paniere di beni determinato e contare i percettori di un reddito inferiore a tale soglia (e come tale numero varia nel tempo). Se lo scopo dell'indicatore fosse invece misurare la diseguaglianza nella distribuzione dei redditi (che è cosa molto diversa dalla povertà) circa 80 anni fa uno statistico italiano, Corrado Gini - primo presidente dell'Istat - ha inventato un coefficiente, detto appunto di Gini, che la potesse misurare. Un'ultima osservazione: se tutti avessero un egual reddito (di 10, 20, o anche 1 milione) secondo l'Istat il problema della povertà sarebbe scomparso. Ogni riferimento a modelli economici un tempo in auge è puramente casuale. Carlo Viti, Torino Il dollaro scende la benzina sale E' polemica in questi giorni sui «poteriforti». Esistono? E se esistono come si manifestano? Godono di appoggi? Qualcuno li protegge? Ma forse possono fare a meno di appoggi e protezioni perché non esiste più il primato della politica fatta più di parole-slogans (lotta all'evasione fiscale! frase che viene ripetute dalle elezioni del 1948; semplificare il fisco! idem come sopra; il Mezzogiorno! bisidem) che di fatti e atti concreti. Prendo lo spunto dal sommario di un articolo in prima pagina dell' 11 luglio, «Benzina verso le 2000 lire», e mi chiedo: il dol¬ laro scende; il prezzo del greggio è sostanzialmente stabile; aumentano le quantità offerte sul mercato; il prezzo della benzina aumenta. L'Antitrust continua sempre a occuparsi delle scuole guida? Sergio Bocca, Torino Il Sommo Bene non ha colpa Al lettore sconcertato per i terribili fenomeni che sconvolgono la natura [La Stampa del 2 luglio), suggerisco il libro di Jean Guitton, accademico di Francia, Dio eia scienza (Bompiani), che - tra l'altro - offre una spiegazione plausibile alla ragione dei mali che affliggono l'umanità. «E' assurdo attribuire a Dio Sommo Bene - il male, quando non gli si vuole attribuire neanche il bene ed è ipocrisia voler associare Dio alle nostre infamie» (Frossard). Il male è inconsciamente voluto dalla stessa creatura, che preferendo riordinare la creazione non più intorno al Creatore, ma intorno al proprio essere - sconvolge il piano divino (anche cosmologico) di perfetta armonia e di pace, subendo le inevitabili conseguenze del dolore e della morte. Il male non è mai un affare privato, ma ha una sua terribile ridondanza su tutto l'universo, su tutto il genere umano, anche sulla natura, anche sugli innocenti. Le trasgressioni provocano sempre sofferenza; più male facciamo più ci sarà qualcuno che dovrà soffrire per colpa nostra. Iddio non ha creato la realtà del male, ma soltanto la possibilità della sua esistenza, nel caso in cui - con la concessione della libertà alle creature superiori - una loro trasgressione all'Ordine supremo abbia causato la rottura dell'equilibrio originario, essenzialmente spirituale, nel quale non e possibile imperfezione. f Emilio Cerrato, Genova

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