Dirigenti la cassa trema di Gian Carlo Fossi

I prepensionamenti mettono in crisi i conti dell'istituto I prepensionamenti mettono in crisi i conti dell'istituto Dirigenti, la cassa trema L Inpdai perde 488 miliardi ROMA. Bilancio in rosso, per la prima volta, anche all'Istituto di previdenza dei dirigenti industriali (Inpdai) e fondate preoccupazioni per la tenuta del sistema se non verranno adottati rapidamente adeguati rimedi. Il grido d'allarme è stato lanciato ieri dal presidente Bruno Losito, dopo aver più volte richiamato l'attenzione degli organi competenti sul progressivo scivolamento della situazione finanziaria dell'ente nonostante l'estremo rigore della gestione e l'attuazione di sostanziose economie. Il conto economico del '95 si chiude, infatti, con un disavanzo di 488 miliardi e lo sbilancio previdenziale si appesantisce notevolmente, raggiungendo i 765 miliardi. Nel '96, in mancanza di interventi, lo squilibrio economico salirà a 700 miliardi e quello previdenziale supererà i 1000 miliardi. I motivi sono chiarissimi. Le entrate previdenziali sono rimaste sostanzialmente stabili con 3 mila 576 miliardi a fronte di 4 mila 246 miliardi di uscite per pensioni, 623 miliardi in più rispetto al '94 Soprattutto per effetto della crisi economica e occupazionale, che ha avuto contraccolpi nell'area dei managers, il numero dei dirigenti versanti è diminuito di 3 mila 500 unità, mentre i nuovi pensionati sono stati ben 5 mila 255, 1406 in più dell'anno precedente. Cosi il rapporto tra dirigenti versanti (83 mila 322) e dirigenti pensionati (65 mila 951) si è ulteriormente ridotto passando dall'1,43 del '94 all'],26 del '95. In questa condizione, ò evidente, nessuna gestione previdenziale può reggere a lungo ed, infatti, anche diversi altri enti - colpiti dagli stessi fenomeni - si trovano o rischiano di trovarsi a breve in acque agitate, non ultimo quello dei giornalisti (Inpgi). Il presidente Losito ha precisato che la pensione di anzianità e le altro forme di quiescenza anticipata rappresentano ormai il 78% del totale annuo, portando l'età media di ingresso in pensione dei dirigenti intorno ai 57 anni. Se, però, questo elemento costituisce uno dei principali fattori dello squilibrio finanziario, «l'aliquota contributiva, ferma per l'Inpdai al 24,55% rispetto al 32% dell'Inps, rappresenta in assoluto la soglia di finanziamento più inadeguata nell'intero sistema previdenziale obbligatorio». Mentre il deficit '95 sarà coperto utilizzando la rendita del consistente patrimonio immobiliare calcolato in oltre 13 mila miliardi, per l'immediato futuro il presidente ha chiesto 3 misure urgenti: 1) aumento dell'aliquota contributiva fino al 32%; 2) recupero degli «oneri impropri», cioè contributi che gravano sulle retribuzioni dei dirigenti e sulle aziende industriali, ma affluiscono all'Inps; 3) riclassificazione delle aziende a fini previdenziali, in modo da rastrellare circa 20 mila dirigenti che operano nel terziario e attualmente versano i contributi al'Inps. In tal modo l'Inpdai potrà esercitare in pieno il suo ruolo di utile collegamento tra il «rapporto speciale di lavoro dei dirigenti» e il «rapporto speciale di previdenza» sostitutivo dell'assicurazione generale obbligatoria. Gian Carlo Fossi Bruno Losito

Persone citate: Bruno Losito, Losito

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