Melandri ambasciatrice in Vaticano di Maria Grazia Bruzzone
Melandri ambasciatrice in Vaticano Lei smentisce: «Ho incontrato monsignor Pastore solo per parlare di tv» Melandri ambasciatrice in Vaticano Forse prepara un incontro tra D'Alema e il Papa ROMA. Giovanna Melandri, ambasciatrice del pds in Vaticano, a discutere di qualità televisiva. La nuova responsabile della politica della comunicazione della Quercia ha fatto ieri visita a monsignor Pierfranco Pastore, potente segretario del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, in pratica il suo «diretto interlocutore» in Vaticano. Melandri era accompagnata dalla sua segretaria, e dal vaticanista dell' Unità Alceste Santini, che da sempre svolge un ruolo di «ponte» e di messaggero tra i vertici di Botteghe Oscure e Oltretevere. Lo stesso Santini la settimana scorsa ha organizzato un incontro tra il sottosegretario ai Lavori pubblici Antonio Bargone e monsignor Sergio Sebastiani, incaricato dal Papa per il Giubileo 2000. Un infittirsi di relazioni diplomatiche che, si dice negli ambienti della curia, potrebbero preparare una udienza fra il Pontefice e il leader D'Alema Giovana Melandri naturalmente smentisce. E spiega la sua visita inusuale nell'ambito dei molti contatti che sta avendo con operatori, osservatori ed esperti del mondo della comunicazione. «In un momento in cui si sta ridiscutendo di contenuti e di qualità della tv e del servizio pubblico, credo che non servono le posizioni di censura». Perché? «E' utile un dialogo costante fra chi la televisione la fa, chi la guarda, chi la giudica e chi, come la politica, deve elaborare delle linee di indirizzo. Oltre a tutto, questo Pontefice è da sempre molto attento ai temi della comunicazione e della televisione. E dalla Clùesa vengono anche delle elaborazioni importanti. Penso ad alcuni scritti del cardinal Martini sul servizio pubblico: punti di vista su cui confrontarsi». Avete parlato di Rai, allora. «Non solo. Abbiamo avuto uno scambio di idee in vista anche di una stagione che dovrà ridisegnare il sistema radiotelevisivo, in una integrazione globale sempre più spinta fra i mezzi nuovi. Poi, la televi¬ sione è anche la sede di un dialogo importante fra culture e fra religioni. E una ridefinizione del servizio pubblico mi pare necessaria». Avete parlato anche del Tgl cattolico? «Ma che c'entra... Abbiamo parlato dei sistemi della comunicazione globale». Nell'insieme, vi siete trovati d'accordo? «Abbiamo stabilito una reciproca disponibilità a instaurare un confronto su questi temi, a partire da posizioni che possono essere anche diverse». Risposte inevitabilmente evasive. E tuttavia non è forse un caso che proprio ieri l'«omologo» della Melandri, nonché presidente del ppi Giovanni Bianchi, si sia lasciato andare a dipingere la «fase nuova» che si apre per la Rai, parlando di «radicale trasformazione dell'attività del più grande ente culturale italiano» con toni tali da evocare ima vera e propria rottura rispetto a un passato giudicato nel peggiore dei modi. «Compito dei nuovi amministratori non dovrà essere solo quello di recuperare professionalità emarginate ed umiliate da una gestione eterodiretta ed incompetente ma, più in generale, quello di disegnare i nuovi scenari di un'azienda che non può più impostare la concorrenza coi soggetti privati sulla rincorsa della mediocrità, di quiz e varietà sempre più deprimenti». Secondo Bianchi «bisogna superare l'idea di una televisione avaloriale, che rifiuti programmaticamente di farsi tramite di un rinnovamento morale e culturale del Paese. Maria Grazia Bruzzone Giovanna Melandri
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