I magistrati: vogliono dividerci di Francesco La LicataEnrico Mentana

E adesso si deve decidere se trasferire o no l'inchiesta I magistrati: vogliono dividerci Caselli: ma supereremo questo momento LA TALPA ALLA PROCURA DI PALERMO PALERMO DAL NOSTRO INVIATO Qui, nei corridoi del famigerato secondo piano del «Palazzaccio», la cosiddetta «inchiesta parallela» (la ricerca della «talpa» individuata tra le pieghe dell'inchiesta-madre intestata a Dell'Utri e Berlusconi) viene, ormai, evocata con un certo disagio. Sono in imbarazzo gli ambienti giornalistici di Mediaset, quelli politici che gravitano nell'orbita di Forza Italia, entrambi attirati nell'orbita del vortice provocato dalla «violazione» del registro degli indagati e dalla successiva fuga di notizie sui nomi dell'ex presidente di Publitalia e dell'ex presidente del Consiglio. Ma il disagio non risparmia la procura della Repubblica, alle prese con lo spinosissimo problema rappresentato dalla consapevolezza di avere una «talpa», quindi un nemico pericolosissimo, all'interno di un ambiente che dovrebbe essere altamente impermeabile agli attacchi dell'esterno. E invece, già ieri mattina, il clima sembrava quello degli anni passati, con battutine al vetriolo, malumori serpeggianti, polemiche inespresse o appena accennate, diffidenze e ironie. «Ci hanno messo nell'angolo», è il commento di uno dei più autorevoli collaboratori di Giancarlo Caselli. «Hanno fatto una operazione in labo¬ ratorio - insiste - gettando al nostro interno il germe del sospetto in modo da dividerci. Chiaro che tra un po' qui non si ragionerà più: ognuno si sentirà in diritto di diffidare del collega della porta accanto». Chiaro - per gli ascoltatori che lo sfogo va riferito ad ambienti ben definiti. L'ipotesi dell'interlocutore è che il «la¬ boratorio» non sia molto lontano dalle redazioni che hanno violato il segreto d'ufficio. E che la procura di Palermo stia attraversando un periodo poco felice a causa del magistrato-«talpa» indicato dal direttore del Tg5, è un fatto che lo stesso Caselli non nega. «Il nostro ufficio - dice il procuratore - si trova ad attraversare un momento non qualunque e non semplicissimo. E' chiaro che abbiamo composizione, strutture e potenzialità tali da poterlo superare senza scompensi». Il disagio aumenta se si considera che i magistrati palermitani, dopo la svolta impressa da Enrico Mentana con la rivelazione che la «talpa» è un giudice, si sono trovati improvvisamente nelle condizioni di dover far fronte all'eventualità - poco felice per loro - di doversi spogliare dell'inchiesta. Il meccanismo della legittima suspicione nega ai magistrati palermitani la possibilità di indagare sulla presunta infedeltà di un loro collega. Sulla eventualità che l'inchie¬ sta possa andare ai colleghi di Caltanissetta, tuttavia, Caselli appare molto cauto: «Si è posto un problema e lo stiamo esaminando. Lo risolveremo, codice alla mano». Come a dire, non è dettò che ci spoglieremo dell'indagine e non è detto che sia Caltanissetta la sede competente. Il procuratore ha fatto intendere che è in corso uno «studio» della situazione, portato avanti con lo stesso capo della procura nissena, Giovanni Tinebra, «col quale siamo in stretto contatto». Il disagio non ha risparmiato il Tg5. Ieri mattina Salvo Sottile, il corrispondente da Palermo, è volato a Roma per mettere nelle mani del direttore la lettera di dimissioni. Una iniziativa, quella di Sottile, motivata dalla diversità di posizioni, rispetto alle dichiarazioni di Mentana, venuta fuori da interpretazioni giornalistiche. Le dimissioni del cronista sono state respinte e si è anche chiarito l'equivoco che aveva indotto molti a ritenere che le dichiarazioni di Sottile e Mentana fossero discordanti. Le presunte contraddizioni riguardavano un particolare: il direttore del Tg5 aveva detto ai giudici di non conoscere l'identità della fonte di Sottile, mentre il cronista aveva verbalizzato di aver riferito a Mentana tutto, compreso il nome del magistrato che gli aveva dato le notizie. Salvo Sottile spiega così l'equivoco: «Quando ho detto al direttore il nome del magistrato credevo che Mentana lo conoscesse o quantomeno che sapesse esattamente di chi stavamo parlando. «Invece quel magistrato essendo di un ufficio non di prima linea - era perfettamente sconosciuto al mio direttore. Tanto che non è riuscito a trattenerne il nome». «Mentana - aggiunge Sottile mi ha consigliato di collaborare coi giudici, ma io non intendo rivelare la mia fonte». Per questo non è escluso che venga ancora chiamato dai magistrati. Francesco La Licata E adesso si deve decidere se trasferire o no l'inchiesta Qui sopra: il procuratore di Palermo Giancarlo Caselli A destra: il direttore del Tg5 Enrico Mentana

Luoghi citati: Caltanissetta, Mentana, Palermo, Roma