Mister Tangente: «Offro 54 miliardi»

E' un immobiliarista romano imputato di falso in bilancio sui fondi neri Eni-Montedison E' un immobiliarista romano imputato di falso in bilancio sui fondi neri Eni-Montedison Mister Tangente: «Offro 54 miliardi» Risarcimento record per ottenere il patteggiamento MILANO. «Un personaggio dalla liquidità spaventosa»: negli ambienti finanziari Domenico Bonil'aci, immobiliarista romano, gode di questa fama. E ieri mattina non l'ha sicuramente smentita: all'udienza preliminare del processo sui fondi neri Eni Montedison, dove si trova imputato di falso in bilancio, ha chiesto di patteggiare la pena proponendo un risarcimento record. Cinquantaquattro miliardi, già garantiti da una fidejussione bancaria. Questo hanno proposto i suoi legali, commentando con una certa soddisfazione: «Si tratta del risarcimento più alto registrato nell'intera vicenda Mani Pulite». Il pm Francesco Greco si è riservato se consentire il patteggiamento (la difesa ha proposto 11 mesi di condanna) ma è certo che la «condizione prioritaria» sempre indicata dalla procura - e cioè il rimborso pecuniario - nel caso di Bonifaci è stata rispettata. Chi ha fatto affari con lui non è certo stupito, ma neppure chi lo ha visto nei palazzi di giustizia. Il suo interrogatorio al processo Cusani è infatti entrato nell'aneddotica dell'inchiesta Mani Pulite. Di fronte all'allora pm Antonio Di Pietro parlava lo stesso linguaggio, non solo per via della vicinanza territoriale (Bonifaci è nato in provincia dell'Aquila), ma anche per quella certa disinvoltura con la sintassi. E così, al magistrato che gli cluedeva «che c'azzeccava» la sua operazione con la Montedison con la trasparenza dei bilanci, rispondeva che «i soldi sono miei e li sposto da una tasca all'altra come mi pare». Solo che, Domenico Bonifaci, da una tasca all'altra ha spostato, in nero, quei 150 miliardi poi serviti per la maxitangente Enimont. La storia press'a poco è così: Raul Gardini vuole uscire (in fretta e con una supervalutazione delle sue azioni) da Enimont; capisce che per farlo occorre pagare i partiti e incarica Sergio Cusani di reperire i fondi necessari, ovviamente «in nero». A Cusani viene in mente il «personaggio dalla liquidità spaventosa» che aveva già fatto affari immobiliari con la Montedison. Propone così a Boiùfaci di acquistare la Sviluppo Linate con una complessa operazione, in cui 60 miliardi sono anticipati dalla stessa Montedison. Bonifaci accetta e paga in nero; parte in contanti e parte in Cct. Bonifaci ha tanto liquido, ma è anche assai attento ai suoi affari; altrimenti con un diploma di quinta elementare e una gavetta da semplice muratore non sarebbe riuscito a costruirsi un «impero». E così di quei Cct compila im minuzioso elenco; preziosissimo poi per gli inquirenti quando si tratterà di vedere dove sono andati a finire quei soldi. [s. mar.] i SOLDI RESTITUITI GIORGIO ARMANI 100 mil ANGELO TANCA [colonnello Gdf] 400 mil PRIMO GREGANTI 525 mil FRANCESCO DE LORENZO 4 mid ALFREDO VITO 5 mid VINCENZO PALLADINO [ex vice pres. BCI] 5 mid MARIO CHIESA 6 mid P0MPE0 LOCATELLI 7,2 mid BRUNA 01 LUCCA [vedova Cagliari] 9 mid DUILI0 P0GGI0LINI 15 mid GIANCARLO PARRELLA [Aaslj 30 mid SERGIO CUSANI 35 mid Da sinistra: il pm milanese Francesco Greco e il sostituto procuratore di Roma Antonino Vinci

Luoghi citati: Aquila, Cagliari, Enimont, Lucca, Milano, Roma