«Liberate Priebke» caos in aula

Roma, un legale di parte civile: ci vuole il giudice ordinario, le ss non erano una poli2ia militare Roma, un legale di parte civile: ci vuole il giudice ordinario, le ss non erano una poli2ia militare «liberate Priebke», caos in aula L'ira dei familiari contro gli avvocati difensori ROMA. Adesso che il processo a E neh Priebke riparte nonostante tutto, gli avvocati di parte civile hanno deciso di giocare le loro ultime carte. Un fuoco di fila di eccezioni, ricusazioni, richieste di astensione. C'è chi contesta addirittura la competenza del tribunale militare. Ma così si sono innervositi Priebke e il suo avvocato difensore, Velio Di Rezze, che s'è precipitato a chiedere «davanti a queste tattiche dilatorie» la scarcerazione dell'imputato o almeno gli arresti domiciliari. C'è un capofamiglia romano, Paolo Giacchini, che s'è detto disposto ad accogliere Priebke a casa sua. Sembra addirittura che Giacchini abiti dalle parti di via Rasella. Potrebbe dunque accadere che Priebke torni sul luogo dell'attentato, una via dove non è mai tornato in 52 anni. E si rischia di innescare una miscela esplosiva. L'avvocato Di Rezze c'è andato giù pesante. «Fra tutte le carceri italiane, c'è un solo imputato in attesa di giudizio di oltre settanta anni: Erich Priebke, che a fine luglio si appresta a compiere 83 anni». E poi l'ha buttata anche in politica: «Ho qui la sentenza di un gip, a proposito delle foibe istriane, che ha rifiutato gli arresti in considerazione della tarda età degli indagati. Perché a loro sì e a Priebke no?». Quanto a Giacchini, ha spiegato: «S'è fatto avanti a fine marzo, io non lo conoscevo. E' andato a trovare Priebke in carcere due o tre volte. "Motivi umanitari", ha scritto nella richiesta di colloquio. Poi mi ha chiamato e s'è messo a disposizione. So solo che è un commerciante, che non nasconde le sue idee di destra, e che si occupa dì abbigliamento». Ma le sue parole hanno scatenato i familiari delle vittime. Al solo pensiero di veder uscire in strada - e dove! - il boia dei loro congiunti, sono in molti a sentirsi male. L'aula così ha cominciato a rumoreggiare. Quando poi il presidente Agostino Quistelli ha cercato di riportare il silenzio, le tensioni accumulate negli ultimi tempi sono esplose tutte insieme. Rosetta Stame, che alle Fosse Ardeatine ha perso il padre Ugo, s'è precipitata fuori dall'aula. «E' osceno quello che sta succedendo qui. Con questo trattamento, i nostri trecentotrentacinque morti li stanno trucidando ancora una volta». La seguiva Antonio Bolgia. «Mio padre, alle Fosse Ardeatine, c'è morto a 50 anni. Lui è arrivato a 83 e adesso sta pure a fa' il pianto. Qui finisce che gli faremo tante scuse per il disturbo e gli daremo pure la pensione». E Giovanni Gigliozzi, il presidente della associazione Anfim (familiari dei martiri): «La nostra ferita è ancora aperta. Se ci buttano alcol, fa male. Le parole dell'avvocato Di Rezze sono state maldestre: quando sentiamo dire che Priebke era un soldato, che gli hanno dato la croce di ferro, che è un eroe, la reazione è scontata. Ma anche il presidente Quistelli è stato poco delicato. Doveva capire che quel momento di tensione stava passando. Non si rende conto di che razza di trage- dia è stata per tutti noi». La questione della croce di ferro - che Priebke ottenne in seguito alla liberazione di Mussolini dal Gran Sasso, dove collaborò attivamente - nasceva dalla eccezione che era stata presentata da un difensore di parte civile. Oreste Bisazza Terracini, legale delle comunità israelitiche, infatti, aveva chiesto di sospendere il processo militare e di rico¬ minciare davanti a un giudice ordinario. «Le SS - ha sostenuto non sono mai state organizzazioni militari, non hanno mai fatto parte dell'esercito tedesco. Erano la milizia personale di Hitler». A questa interpretazione si sono opposti il difensore di Priebke, Di Rezze, e la Procura. Ha parlato il sostituto procuratore Giovanni Barone, però. Non il procuratore capo Antonino Inte- lisano, che ieri in aula non s'è visto, e sembrava quasi che volese evitare l'incontro con i due giudici che aveva cercato di ricusare. «Ma non fate dietrologie sulla mia assenza, stavo preparando la requisitoria», ha detto Intelisano. E oggi arriva la decisione su scarcerazione e «militarità» delle SS. Francesco Grignetti Il rabbino: «Gli arresti domiciliari andrebbero bene, a patto che venga controllato e non possa ruggire» «In fondo, potrebbe anche essere innocente Importante, soprattutto per i giovani, è che sia condannata l'idea» m^mmmmm Da sinistra, l'aw. Terracini, Erich Priebke, il giudice Quistelli e il difensore dell'ex SS Di Rezze. In basso, il rabbino Toaff

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