« Il nostro informatore? Un giudice» di Francesco La Licata

« Il direttore del Tg5 spiega come seppe dell'iscrizione nel registro degli indagati di DelTUtri « Il nostro informatore? Un giudice» Ma Mentana, interrogato a Palermo, non fa nomi PALERMO DAL NOSTROINVIATO «Ho detto ai sostituti procuratori clie la fonte dei mici cronisti è un magistrato». Alla fine è Enrico Mentana - direttore del Tg5 sentito nell'ambito della delicatissima «inchiesta parallela» sulla «talpa» della procura - ad imprimere la svolta alle ricerche del pool di magistrati che indagano sulle presunte «amicizie pericolose» di Marcello Dell'Utri e sui «favoreggiatori» che avrebbero diffuso la notizia (dello stesso Dell'Utri e di Berlusconi iscritti nel registro degli indagati) al fine di vanificare la segretezza dell'inchiesta. 11 sospetto ha aleggiato per almeno due settimane nei corridoi del «Palazzaccio» palermitano. Eppure il ricordo poco gradevole delle passate stagioni dei veleni ha imposto moltissima cautela, sia ai cronisti che agli stessi operatori degli uffici giudiziari, molto prudenti nel dare il via all'ennesima «estate tossica», Ora - dopo la deposizione di Enrico Mentana - non ci possono essere più dubbi: è un magistrato la fonte del «Tg5». Potrebbe essere un magistrato di Milano? «Lo escludo assolutamente», ha detto il giornalista uscendo dalla stanza dei giudici, dopo un in- terrogatorio durato più di 4 ore. Quindi l'informatore del cronista Salvo Sottile, corrispondente da Palermo del tg Mediaset, è un giudice palermitano. Il particolare non è di poco interesse. E infatti il giovane Sottile è stato immediatamente richiamato dai pm con il palese intento di indurlo a rivelare l'identità del magistrato, vislo che il corrispondente non lo ha ancora fatto con gli inquirenti. L'intera vicenda è stata ricostruita da Mentana, a conferma della «linearità» della sua scelta di dare pubblicità alla notizia. Il direttore del Tg5 dice: «Ho fatto il mio lavoro di giornalista. Che avrei dovuto fare, l'autocensura? Abbiamo avuto una notizia, ne abbiamo verificato l'attendibilità, abbiamo fatto ricerche e poi l'abbiamo data. Capisco che può non far piacere ai magistrati, ma spesso i nostri interessi professionali non coincidono: loro fanno la lotta alla mafia, noi diamo notizie». I fatti risalgono al 15 marzo, quando «Il Foglio» di Giuliano Ferrara, dà notizie di una inchiesta per mafia a carico di Dell'Utri e Berlusconi. «Ho fatto - dice adesso Mentana - ciò che avrebbe fatto qualunque direttore: ho incaricato il corrispondente Sottile di approfondire la notizia. Lo stesso ho chiesto ad Andrea Pamparana, a Milano. Nel pomeriggio mi sono arrivati due fax, da Palermo e da Milano, che confermavano la notizia. Ho consegnato le copie ai magistrati. Sottile, inoltre, mi ha specificato che la sua fonte era un magistrato, del quale non mi ha detto il nome». E qui è nato un piccolo «giallo»: Sottile, interrogato nuovamente, si è avvalso del segreto professionale. Ma i magistrati gli hanno fatto rilevare che in un precedente interrogatorio il cronista aveva sostenuto di aver comunicato al direttore il nome della sua fonte, mentre ieri Mentana ha detto di sapere che si trattava di un magistrato ma di non conoscerne l'identità. Sarà probabilmente la procura di Caltanissetta a dover sciogliere il rebus. L'aver accertato, infatti, che la «talpa» potrebbe essere un giudice di Palermo fa scattare la competenza del palazzo di giustizia nisseno. Una normale e banale «fuga», come tante se ne registrano nelle procure italiane? Non sembra così, visto che le preoccupazioni dei giudici di Palermo sono motivate più che altro dalla pericolosità della misteriosa «talpa», dimostratasi capace di violare il computer che contiene le iscrizioni nel registro degli indagati e quindi praticamente i nomi di tutti i sospettati di mafia. «Se è così - questo il commento più diffuso in procura - nessuna indagine è più al sicuro, e ciascuno di noi è sovraesposto al rischio di ritorsioni mafiose». Per questo le ricerche della «talpa» sono andate avanti senza risparmiare energie. Davanti ai magistrati sono sfilati giornalisti Mediaset e rappresentanti di Forza Italia: l'ipotesi della procura di Palermo, infatti, è che una sinergia di talpa-politica e informazione sia stata approntata per «favorire persone indagate per mafia», cioè per portare alla luce i nomi che si celavano sotto alcune sigle. Prima è toccato a Ferrara, poi è stato interrogato Miccichè, poi Sottile, quindi il portavoce di Forza Italia Aldo Sarullo, entrato come teste e uscito come indagato per reticenza. Ieri Mentana, e la svolta. Francesco La Licata