«Non sono Ghino di Tacco lo voglio un New Deal»

«Ricatti? La gente è con noi: se fossimo la punta di un iceberg ci avrebbero già tagliati» «Non sono Ghino di Tacco lo voglio un New Deal» IL FAUSTO DELLA DISCORDIA UROMA NA volta quei capannelli adoranti si riunivano attorno a Craxi/a De Mi* a, a Berlinguer, a Fini, a Berlusconi. E invece eccolo il nuovo Principe di Montecitorio: alle sei della sera dietro Fausto Bertinotti c'è la l'ila di cronisti e deputati e lui, col suo portaocchiali in pelle appeso al collo e con la cravatta leggermente slacciata, per un po' sta al gioco e poi si infila in aula. Bertinotti, con una battuta si potrebbe dire che, l^i è il nuovo Ghino di Tacco della politica italiana: con la vostra rendita di posizione trattate non poltrone ma salari, inflazione, posti di lavoro... «No, la nostra non è un'azione di ricatto e le spiego perché. Il salario non è la poltrona di ministro o di consigliere di amministrazione. Ma c'è di più: se la nostra istanza non avesse un consenso incommensurabilmente più grande di quel che siamo, ci avrebbero schiacciato subito. Sa quale è il nostro ruolo?». Dica pure «Noi siamo l'altoparlante di un'area grandissima e se il nostro fosse un ricatto, sarebbe stato abbattuto con l'appello all'opinione pubblica: Rifondazione ci sia ricattando! Non lo possono dire, perché stiamo Parlando di salario. Cose analogl ■ le dicono la Cgil, i verdi, il prip». i.a differenza è che lei minaccia di far cadere il governo .. «Sara die io drammatizzo, ma se io non l'ossi la punta dell'iceberg, ma soltanto una punta, ci avrebbero già tagliati». Lei e Cossutta siete stati a Botteghe Oscure per più di due ore: mica avrete parlato soltanto di tre per cento? «No, abbiamo parlato anche del lungo periodo: della Finanziaria, della conferenza per l'occupazione, delle riforme costituzionali». Si sussurra che ci sarebbe una grossa novità sul fronte caldo della legge elettorale, vero? «Penso che al di là delle propensioni di partito, anche nella discussione che abbiamo fatto col pds si sia acquisito il fatto che in una realtà plurale come quella italiana non è possibile una semplificazione alla francese se non a prezzo di un impoverimento della democrazia». Morale della favola: il tabù della riforma elettorale sta per essere sfatato? L'avete spuntata anche sul doppio turno alla francese? «Si sta facendo strada l'idea che se proprio si vuole il doppio turno, beh allora ben venga la formula che consenta il libero dispiegarsi del confronto pluralistico e che affronti il problema del governo con un secondo turno e con un premio di coalizione». La quadratura del cerchio: proporzionale più maggioritario... «Al primo turno si eleggerebbe il 70-80 per cento della rappre- sentanza col sistema proporzionale, al secondo turno le coalizioni prenderebbero per intero il premio. E' il sistema già sperimentato per le regionali, basterebbe introdurre due schede». Il governo starebbe lavorando ad un mega-piano per l'occupazione: 300.000 nuovi posti di lavoro, le risulta? «So che stanno lavorando in questi giorni...». Non vuol dire di più? E' un piano che si potrebbe finanziare in parte con i proventi delle privatizzazioni? «Appunto come vede è ancora un progetto un po' troppo vago, ma ho sentito anche io che si sta lavorando». Beh, Prodi lavora per conto proprio, ma l'agenda di questo governo la state scrivendo anche voi... «Si sta facendo strada che esiste il problema di creare diretta- mente posti di lavoro. Lavori di pubblica utilità che non siano la coda di vecchie cose come i lavori per i cassintegrati. Sono proprio un'altra idea. Configurano un nuovo intervento pubblico che pensa alla valorizzazione dell'ambiente, delle risor¬ se artistiche, cioè delle risorse non attivate dal mercato. U tutto come leva di una nuova politica economica». Messa così sembra quasi un nuovo New Deal? «Reh, senza enfatizzare sarebbe una prima fuoriuscita dalle politiche monetariste. Diciamolo: se si aprisse uno spiraglio in Italia, questo sarebbe utile per tutta l'Europa». Superati questi scogli, cosa resta irrinunciabile? «Arriviamo all'autunno con un grande dibattito nel Paese sulla Finanziaria e soprattutto sull'occupazione. Abbiamo ottenuto anche la conferenza nazionale». In queste ore Prodi le ha fatto una mozione degli affetti? «Non vorrei parlarne. In una vicenda come questa l'autorevolezza di un governo già è colpita e ogni parola di troppo sarebbe nociva. Lo ripeto: non siamo coinè l'intendenza di Do Gaulle che seguirà: se non siamo d'accordo, non seguiremo». In quesl i giorni i pivi tenaci avversari sono stati i popolari: come mai? «Chi resiste ò Bianco, ma lui aveva tatto lo stesso anche con l'accordo di desistenza. Ricordate: con i comunisti mai! Mi sembra molto isolato». Parla così proprio lei che non ama le polemiche personalistiche? «Bianco è Bianco...». Insomma col ppi il rapporto non è in crisi? Bertinotti ride: «Ma no, oggi mi vanno bene tutti, sono tutti molto bravi. Vediamo domani...». Qualcuno ha provato a dirvi: vi facciamo concessioni sull'occupazione e voi in cambio cedete sui salari? «No». In politica non si fa così? «Sì, anche io me lo aspettavo e invece non è andata in questo modo». Fabio Martini «La mozione degli affetti di Romano? Se non siamo d'accordo non ci staremo Bianco è il nostro unico avversario irriducibile» Ma il capo dei neo-comunisti ha spuntato un patto sulla riforma elettorale e 300 mila posti di lavoro «Ricatti? La gente è con noi: se fossimo la punta di un iceberg ci avrebbero già tagliati» ratis e Prodi la sua are. un equivoco. Più piccoli assaggi che segno di divergenze strategiche». Sulla difesa del potere di acquisto dei salari Risposte alle richieste di garanzie per i lavoratori. E, dietro queste, tacita ammissione da parte del governo della ne¬ vinto Bertinotti, ma fino a quando sopporteremo?». sono Ghino di Tacco lio un New Deal» Alberto Rapisarda «Ricatti? La gente è con noi: se fossimo la punta di un iceberg ci avrebbero già tagliati» o-comunisti atto torale di lavoro ssvpltcIPgdsmgdaicudvtncdl«ddBa Sopra Gerardo Bianco a destra Massirho D'Alema e Fausto Bertinotti

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