IL TELEFONO ci parla

Bartezzaghi recensisce la bolletta «trasparente»: giri ritorti e lessico alieno per l'inizio di una nuova «strategia di comunicazione» Bartezzaghi recensisce la bolletta «trasparente»: giri ritorti e lessico alieno per l'inizio di una nuova «strategia di comunicazione» // TELEFONO àpoda F ORSE la vita, certo la bolletta. Una telefonata qualcosa lo allunga sempre. Allunga le liti familiari, o l'elenco dei motivi per diffidare degli estranei che girano per casa: la bolletta «trasparente» attesta giorno, numero. Comune raggiunto, scatti e costo della chiamata. Una telefonata allunga gli arti, nello stretching muscolare della chiacchiera che, mentre mettiamo i piedi sul tavolo e recliniamo la schiena, fa raggiungere le massime estensioni ai fili del ricevitore e ai tendini dell'utente. La telefonata allunga se stessa, nel tempo (cartelli ai posti pubblici nei bar: «telefonate brevi)) o «per favore, non fatela lunga)); e porta la nostra voce lontano nello spazio, lungo la «linea» - come da etimologia. La linea! Deve essere questa, la nozione che sintetizza il mito: telefoniamo per averla, passarla, restarci, attenderla, occuparla, liberarla, prenderla, sentirla disturbata. Parola d'ordine già ideologica, dietetica, ferroviaria, ora la linea telefonica diventa insostanziale, proprio come desiderava Euclide. Ci sono due capi, ma in mezzo non c'è il cavo intermedio. Telefonini? niente filo! E' un anagramma, e trova riscontro nel nome commerciale che è, per moda e sorte tecnologica, inglese: cordless. Ma il cordless dipende ancora da una plancia collegata alla presa. Nei veri e propri telefonini portatili, ovvero cellulari e Gsm, la cornetta è orfana, si libra, sostenuta solo dalle nostre mani, fra i vapori eterei di quell'ecosistema comunicativo che un saggio semiologo russo chiamò: «La semiosfera». Una semiosfera fatta di un intrico di linee immateriali, però intercettabili dalla polizia. La magia del telefonino è già stata deprecata, e assai autorevolmente. Il Quirinale e Palazzo Chigi hanno manifestato più volte il fastidio per l'onnipresente cosuccia, ma neppure i moniti presidenziali sembrano arginare la moda, che ha anzi inventato la fondina da telefonino, un astuccio alla cintola per sorreggere il portatile. Tutti espedienti eh. rendono il telefonino sempre più comodo e maneggevole, oltre che compatto. Sta nel taschino, ormai, e chissà che un telefonino nel giustacuore non abbia già deviato qualche pallottola fatale, facendo scudo come una volta solo la Bibbia, e salvando la vita all'utente. Seducente status symbol e pulsante oggetto quotidiano, le possibilità erotiche del telefonino e dei suoi accessori sono state già narrate da Aldo Nove, il malvagio scrittore di Woobinda, nel racconto Vibravoll. I protagonisti di Nove compongono un ceto mediocre e universale, una borghesia mediatizzata e sconsolante che al telefonino dedica precisi rituali verbali («... quando guido sull'autostrada alla ricerca di un attimino di relax, posso telefonare a Gianni e farmi dire delle porcate») e non solo verbali. Ma il telefonino è destinato a diventare ancor più piccolo di quanto non serva a noi (e ai protagonisti di Nove): come Alice che beve la bottiglietta fatale, l'apparecchio continua a rimpicciolirsi, prenderà le dimensioni di una normale microspia, chissà come faremo a comporre il numero. Fra tante novità, sembrerà a prima vista poco importante quanto succede in questo periodo. Come quando in ascensore il vicino di casa, oltre al convenzionale «buongiorno» azzarda un «come va?», o quando il barista vi chiede per la prima volta «il solito?» cosi, dopo tanto tempo di formalità impersonali, la Telecom Italia ha allegato una lettera all'ultima bolletta telefonica. A sopire il panico ci pensa l'esordio, che congiunge due belle parole latine: gentile e cliente. Gentili, seppure clienti, proseguiamo la lettura che non annuncia catastrofi, ma qualche novità grafica della bolletta allegata, che sarà soltanto «il primo passo tangibile di un programma che si svilupperà...» eccetera (anzi, svilupperà': il loro computer non sa fare gli accenti). Avremo una «migliore immediatezza nella comprensione degli addebiti presenta¬ ti», i nostri «suggerimenti» e «indicazioni» verranno accolti con letizia, il loro «personale del servizio 188» è a nostra disposizione. Dietro a questo foglio ci sono delle rettifiche di errori e omissioni degli elenchi telefonici, e poi una dettagliata spiegazione della «domiciliazione» («consiste nell'incaricare in via continuativa l'istituto di credito o l'ufficio postale di effettuare in modo automatico il pagamento della bolletta mediante addebito in conto corrente», pant). Finalmente arriva la bolletta vera e propria, che ora è su un foglio normale, formato A4, e riporta il numero degli «scatti effettuati», una «descrizione addebiti/accrediti», una «tabella riferimenti Iva». La Telecom prende congedo con la solita nota sul fatto che l'imposta di bollo è assolta «in modo virtuale»: e, come al solito, non possiamo che sperare che si tratti di una buona notizia. Questa nuova edizione della bolletta è come lo stesso libro stampato in una collana diversa, e certo un po' più elegante e pulita. Il linguaggio, però, è rimasto il vecchio bollettese, e nessuno l'ha emendato dai suoi giri ritorti e dal suo lessico alieno. Insomma, si resta un po' delusi poiché le novità non sembrano tali da giustificare l'entusiasmo della lettera aggiunta a mo' di prefazione. Pensandoci ancora, però, non ci vuole grande acutezza per capire che la lettera serviva per rompere il ghiaccio, e perseguire una «strategia di comunicazione». Il punto è proprio questo: il telefono ha una sua strategia di comunicazione, siamo abituati a parlare al telefono, ma è il telefono che ora si è messo a parlare a noi. Se ci guardiamo attorno, vediamo che ci sono intere campagne che ci spiegano i servizi del telefono, e come si usa il telefono, e quanto ò insostituibilmente comodo e quanto è impensabilmente conveniente. In quanto oggetto, il telefono tende a sparire, in quanto soggetto il suo ingombro è ormai esasperante. La tecnologia lo minimizza, il marketing lo gonfia. Giornali e telegiornali ci parlano del telefono, del monopolio finito, della privatizzazione, della razionalizzazione, della modernizzazione. La Telecom organizza convegni sul telefono, e invita legioni di sociologi che studiano il telefono. Sponsorizza barche. Ci scrive lettere. Fa squillare telefoni in frequenti pubblicità: questi telefoni trillano proprio come gli apparecchi domestici, e il primo impulso è quello di raggiungere questi ultimi per rispondere. Ci si casca sempre. Stefano Bartezzaghi Più elegante e pulita ma il linguaggio è rimasto il vecchio bollettese e nessuno l'ha emendato Apparecchi sempre più piccoli: la tecnica li minimizza, il marketing li gonfia Intere campagne per spiegare come si usa, quanto è comodo e conveniente TELECV ITALIA MOBIL' Ih- si™ | . H : FATTURA C0MMIRCIA1B s i M \ i 6» N

Persone citate: Aldo Nove, Bartezzaghi, Gentili, Stefano Bartezzaghi

Luoghi citati: Italia