Raitre è salva, il Cavaliere fa i conti di R. Ipp.

Rqitre è salva, il Cavaliere fa i conti Rqitre è salva, il Cavaliere fa i conti Pronta l'authority diMaccanico. Venerdì le quote ROMA. Raitre non conta. La terza rete televisiva dell'azienda pubblica sfuggirà alle norme antitrust contenute nel disegno di legge che il ministro delle Poste Antonio Maccanico presenterà venerdì al Consiglio dei ministri. Insomma, la tv pubblica non perde i pezzi. Infatti, con le nuove regole contro le concentrazioni nel settore radiotelevisivo, la Rai non sarà costretta a cedere in blocco una rete. Tuttavia qualcosa accadrà: Raitre si trasformerà in rete federale per tener conto delle realtà locali e sarà gestita da una società nella quale la Rai avrà solo una quota di minoranza. Saranno invece le Regioni ad avere la maggioranza. Maccanico evita così alla Rai (o più precisamente alle attività pubbliche in campo televisivo) di limitare la propria presenza. La Mediaset di Silvio Berlusconi resta invece con il fiato sospeso: attende di conoscere i limiti precisi ai quali dovrà attenersi per non incappare nell'accusa di posizione dominante sul mercato. Il disegno di legge che il ministro sta mettendo a punto riguarda il nuovo assetto del sistema tv e la liberalizzazione delle telecomunicazioni. Il ministro prevede che vengano stralciate, per approvarle anticipatamente, le parti che riguardano l'antitrust e l'authority unica per tv e tic, cioè l'organo che dovrà garantire utenti e operatori. Lo stralcio è considerato necessario perché la Corte Costituzionale ha imposto il varo entro il 28 agosto prossimo di nuove regole contro le concentrazioni. Si tratta di una questione al centro di delicate e tormentate trattative politiche. E non ancora risolta del tutto. Oggi pomeriggio al ministero delle Poste si terrà una riunione nella quale dovrà essere perfezionato il testo. Nella bozza messa a punto una settimana fa, il 3 luglio, Maccanico ha previsto due diversi meccanismi per valutare le concentrazioni esistenti: quantità dei programmi e disponibilità di risorse (cioè quote di mercato). Ogni grappo, comprese le società collegate, potrà irradiare al massimo il 20% dei programmi televisivi e radiofonici nazionali e dovrà rispettare tetti differenziati per quanto riguarda le quote di mercato. Chi gestisce tv nazionali o reti nazionali codificate non può superare il 30% delle risorse (pubblicità, televendite, sponsorizzazioni, convenzioni, abbonamenti per le tv a pagamento, canone). Il tetto scende al 25% per le radio nazionali. Per le tv via cavo o via satellite si può arrivare a) 30% delle risorse dei due settori. Chi controlla imprese che operano nell'editoria (quotidiani e periodici) e nella tv non può andare oltre il 20% delle risorse dei due settori. Per le radio locali e i quotidiani regionali si può arrivare al 40% delle risorse del bacino di riferimento. Le concessionarie di pubblicità non possono avere una quota di mercato superiore al 30% della raccolta per le tv nazionali, via cavo o via satellite e al 25% per le radio. Con l'authority unica, la televisione sarà integrata anche giuridicamente alle telecomunicazioni. Ora Maccanico ipotizza anche la nascita di «un ministero unico» che raggruppi le competenze per tic, editoria e tv ed eventualmente spettacolo, [r. ipp.]

Persone citate: Antonio Maccanico, Maccanico, Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Roma