Aids il giorno del doppio duello

Al summit di Vancouver Montagnier attacca Gallo: l'unica strada per sconfìggere il virus è quella del vaccino Al summit di Vancouver Montagnier attacca Gallo: l'unica strada per sconfìggere il virus è quella del vaccino Aids, il giorno del doppio duello Liz Taylor contro gli Usa: no ai tagli sulla ricerca VANCOUVER DAL NOSTRO INVIATO I marciapiedi che conducono allo stadio dove si tiene l'I 1° Congresso mondiale dell'Aids sono disseminati di scritte stampate in rosso. «Gli esperimenti clinici uccidono i malati di Aids», dice una e un'altra «Bandite subito Azt». L'ultima: «Fottetevene della pressione pubblicitaria sull'Aids». Le associazioni che spalleggiano i malati cercano di far sentire la loro voce come possono, mentre nelle sale ufficiali le comunicazioni scientifiche cercano di fare ordine tra i tanti dati e trovare punti di convergenza. Le grandi star sono quelle di sempre, in pista da una decina di anni, quando si lavorava al buio con una malattia bizzarra e bizzosa della quale non ci si capacitava di non poter venire a capo. C'è Liz Taylor, madrina di lungo corso da quando morì Rock Hudson, oggi presidente della Fondazione americana per la ricerca sull'Aids e perciò prodiga di buone parole e - forse - di fondi. «La speranza che si respira - ha detto - non deve accecarci sui problemi che ancora ci sono. La malattia non è stata sconfitta e l'epidemia colpisce gli elementi più deboli della società, isolandoli». Lei sta dalla parte di chi - malati e gruppi che li appoggiano - protesta perché l'accesso ai farmaci è troppo costoso e limitato. «Occorrono nuove risorse, altrimenti li condanniamo a morte. Il governo americano e quello canadese sbagliano a tagliare i fondi per la ricerca sull'Aids». E conclude proponendo che si studi un preservativo adatto alle donne. Poi ci sono gli eterni duellanti, Robert Gallo dell'università del Maryland, e Lue Montagnier, dell'Istituto Pasteur. Divisi in origine sulla causa della malattia e sul significato dell'Hiv - causa dell'Aids per l'americano, spia di qualcosa di più complesso, probabilmente un gene, per i francesi - e oggi sulla terapia. Gallo punta la ricerca sull'associazione di farmaci antivirali, in particolare un soppressore naturale dell'Hiv da lui trovato, mentre Montagnier dice che l'unica strada è il vaccino. Gallo si toglie la soddisfazione di dire che, insistendo come si fa oggi, su una terapia dura e precoce, si sta tornando a quello che lui pensava nel 1984 e così liquida quanti, negli anni successivi, spaventati dagli effetti tossici del farmaco che aveva suscitato tante speranze, l'Azt, avevano cambiato strada: aspettiamo che i sintomi compaiano, si diceva, e poi interverremo. Acqua passata. Oggi la parola d'ordine è: intervenire subito. I cocktail di farmaci non escludono affatto l'Azt che ha una sua efficacia, ma lo associano ad altri, le chemochine, che bloccano la seconda porta d'ingresso del virus nelle cellule. La combinazione perfetta prevede 22 farmaci al giorno, un numero altissimo che però si è rivelato meno tossico delle associazioni precedenti. Montagnier ascolta perplesso e ripete no, non basta, solo il vaccino risolverà il problema e annuncia: «Entro quest'anno inietterò la "Nef" nei macachi». La «Nef» è una delle proteine che si trovano nel virus e che sembra capace di produrre una risposta immunitaria più selettiva. Testata questa vaccinazione sperimentale, si potrà passare all'uomo. Ma intanto i ricercatori sono incalzati su due fronti: i malati, che non hanno il tempo di aspettare, e la necessità di procurarsi fondi. Un clima di nervosismo aleggia su tutti. Ma su tre punti tutti sembrano concordi: il virus si replica più del previsto e uccide più cellule immunitarie del previsto, però i farmaci disponibili sono più efficaci del previsto. Il più ottimista è Paul Volberding, del General Hospital di San Francisco: le tre sostanze sulle quali sta lavorando - vidovudina, 3 Te e Ddl - hanno dato risultati spettacolari. Lui parla di «eradicazione» del virus, di cui i test di laboratorio non hanno più trovato traccia nel sangue. Ma qualche mese di trattamento sembra troppo poco. Il virus potrebbe essersi nascosto altrove. Eppure i malati fanno la fila per provare i farmaci del miracolo, chiedono che l'accesso non sia limitato a pochi, in attesa di conferme che arriveranno solo con gli anni. Domani, se il farmaco rivelerà inaspettati e gravissimi effetti collaterali, saranno i primi a protestare sulla sperimentazione selvaggia, come già accaduto in passato. Questo ricordano le scritte sui marciapiedi, che chiedono uno stop. Ma oggi il pendolo è sulla speranza e quella è la strada da percorrere. Marina Verna L'attrice ha chiesto che si studi un preservativo adatto alle donne L'importanza dei nuovi cocktail di ventidue farmaci «Desidero essere la prima persona che possa far uso di questa libertà: lasciare la vita prima che il dolore sia insopportabile». IL VIRUS NEL MONDO ilttl^MÉRlCA... flili DEINORD f|f||i 780.000 i 50.000 ■ persone Hill* ffittim 2701000 ftt»i!itiiti fflIHIIIIIil america; latina; 1,3 milioni europa occidentale 470.000 *>j •ttttllH* " nòrd Àfrica e medio oriente: 200.000 liti imtititfiittttìifittm ttttttttttttilillfttflftl europa dell'est l'i e asia centrale 30.000 ' asia dell'est e É pacifico' 35.000 SUDEST ASIATICO 4,8 milioni iiiittiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiii ttltflItltlffltfftHlflitlftltltt ttitiitftfttiitttffmttHimH Ì!?Ì!!!!!!!fì!ÌÌ!!i& *.;AUSTRALIA e 'NUOVA ZELANDA 13.000 imfmmmmiiiimmiHtttmiiitN tftmtmimtfttimifMimtimttmtf Itftlttltttttfltlltltllflttftffftffltflflt AFRICA tttÌmt!!M»ttlttiÌlNMf Mifiiilftili SUDSAHARIANAl 4 milioni L'attrice Liz Taylor, che da anni lotta contro l'Aids, ieri a Vancouver Il dottor Philip Nitschke e la sua macchina per la morte; sotto una delle malate incurabili in lista d'attesa

Luoghi citati: Australia, Maryland, Nuova Zelanda, San Francisco, Usa, Vancouver