«I fatti lo scagionano»

«I fatti lo scagionano» «I fatti lo scagionano» Caselli: mi batterò ancora per lui IL SUO DIFENSORE PROMA ERSONALMENTE, al di là del ruolo di difensore, rimango convinto che i fatti siano nel senso di scagionare il dottor Coirò. La commissione ha pensato diversamente. Noi continueremo a ragionare sui fatti, nella speranza che i fatti gli daranno ragione». Il procuratore capo di Palermo, Giancarlo Caselli, nell'inedita veste di «difensore», insiste più volte sui «fatti». Sono loro, i «fatti», che a suo dire parlano. E parlano nel senso opposto di quanto si avvia a decidere il Csm. Ma lei, procuratore Caselli, oggi si sente sconfitto? «Beh... Certo... Sono molto sorpreso. Mi domando se sono un buon difensore. Sono assolutamente convinto che i fatti scagionino Coirò». Sì, è la giornata delle sorprese e dei dubbi, nell'asse tra Roma e Palermo, davanti a questa decisione del Csm. Procuratore Caselli, ora che succede? «Sono convinto dell'estraneità di Coirò per le ragioni che ho esposto nella difesa e che ripeteremo nel plenum». Ma ci andrà poi Michele Coirò davanti a questo plenum che deve dire l'ultima parola sulla sua carriera? 0 non si dimetterà prima, come già qualcuno paventa? «Non ho elementi per dirlo». Insomma la sua battaglia di difensore va avanti? «Certo, io ero convinto che gli elementi acquisiti dalla prima commissione fossero prova evidente dell'estraneità del dottor Coirò. Continuo a esserne con- vinto. E non solo...». Dica, procuratore. «Primo, c'è da prendere in considerazione l'intera vita professionale del dottor Coirò. Una vita professionale esemplare, assolutamente ineccepibile, specchiata. Secondo, bisogna prendere in considerazione che cosa ha significato per l'intera procura di Roma la dirigenza del dottor Coirò: un impulso positivo, universalmente riconosciuto. Terzo, su questi episodi su cui ha indagato la prima commissione del Consiglio, rimango convinto che i fatti lo scagionino». E come si vede, a bomba tornano i «fatti». Il Caselli-difensore, già davanti al Csm ha usato la sua capacità di investigatore per rovesciare una costruzione accusatoria, usando i medesimi materiali. Ha preso le telefonate intercettate, ad esempio, e le ha rilette in altra ottica: nessun accordo con Squillante, ma semplice cortesia formale e sostanziale ritrosia a intervenire. Caselli l'ha fatto non senza una pesante accusa ai colleghi milanesi. «La difesa avrebbe potuto sollevare la questione dell'utilizzabilità. Ma ha comunque deciso di non farlo, perché dopo la divulgazione di brani "scelti" delle conversazioni registrate ("scelti" col preciso scopo di offrire un'immagine deformata del dr. Coirò) il confronto sul merito si impone». E ancora: «E' con questa chiave di lettura che vanno letti e compresi anche i brani di conversazioni dati "alla stampa" da personaggi certamente infedeli rispetto ai loro doveri istituzionali». E quanto all'incontro di Coirò e Squillante con il comandante dei carabinieri, generale Federici, per lamentarsi di un ufficiale sgradito, Caselli ironizza: «Coirò non conosceva, e non poteva conoscere, un eventuale interesse "privato" (opaco, sottostante) del Presidente Squillante. Altrimenti non l'avrebbe portato con sé». [fra. gri.] «Nessun accordo con Squillante ma solo cortesia fra colleghi»

Persone citate: Caselli, Federici, Giancarlo Caselli, Michele Coirò, Squillante

Luoghi citati: Palermo, Roma