« Coiro è incompatibile va trasferito» di Francesco Grignetti

« Proposta al plenum votata a maggioranza in commissione: decisione entro una settimana « Coirò è incompatibile, va trasferito» Una «vittoria» del pool di Milano ROMA. Quattro voti contro, uno a favore, uno astenuto. Nel chiuso di una stanza, nel marmoreo palazzo del Consiglio superiore della magistratura, la maggioranza vota il trasferimento d'ufficio per ora un'autorevole proposta, la settimana prossima decide il plenum - a carico del procuratore capo di Roma, Michele Coirò. Ed ò una vera batosta per il rappresentante della pubblica accusa neila Capitale. L'ultima scossa tellurica del terremoto milanese che ha investito i palazzi di giustizia romani: prima Squillante, poi Verde, Pelaggi, Misiani, Vinci. Ora Coirò. Storie molto diverse, ma con un comune denominatore: l'onore di questi magistrati sempre più è nelle mani dei colleghi del Pool. Lui, il procuratore capo, non se l'aspettava. Certo, i segnali di tempesta si moltiplicavano. I commissari del Csm non apparivano bendisposti. Ma l'accorata requisitoria di un difensore di rango quale Giancarlo Caselli, e il quadrato di protezione messo in piedi dopo molti tentennamenti da Magistratura democratica, lo facevano ben sperare. Invece ieri, dopo ben dieci ore di discussione, s'è capito che le cose non andavano affatto bene. La sinistra non era compatta nel difendere Coirò. Il rappresentante di Magistratura democratica, Alessandro Pennasilico, s'è ritrovato da solo (e infatti già tuona, «decisione grave e sbagliata», il segretario nazionale di Md, Vittorio Borraccetti). L'altro magistrato di una corrente genericamente di sinistra, Vladimiro Zagrebelsky (Movimenti riuniti), tra Borrelli e Coirò s'è schierato con il primo. Il commissario designato dal pds, il professore Carlo Federico Grosso, molto in imbarazzo, s'è astenuto. Entrambi torinesi, forse ha giocato anche una solidarietà settentrionale con Milano e contro Roma. Tutti gli altri - Franco Franchi (An), Antonio Patrono (Magistratura indipendente) e Giuseppe Gennaro (Unicost) - erano già convintissimi a votare contro Coirò. Ora se la vedrà il plenum del consiglio, probabilmente la settimana prossima, con una sedutafiume a porte aperte. Sarà l'occasione di un terribile faccia a faccia. I commissari torneranno sulla questione della microspia del bar Tombini, sulle pressioni per far trasferire un ufficiale dei carabinieri sgradito, sulle telefonate con Squillante. E sarà l'ultimo atto di un rito che non risparmia nulla ai magistrati che finiscono sotto procedimento disciplinare. Basta molto poco, infatti, per vedersi infliggere il trasferimento d'ufficio: la legge dice che è sufficiente la semplice «incompatibilità rispetto all'ufficio ricoperto». Ma lui, il Procuratore, come reagisce? «Mio marito non ha alcuna intenzione di parlare», dice la moglie al telefono di casa. Si capisce che la botta è stata durissima. Michele Coirò, a pochi mesi dalla pensione, dopo molte battaglie sulla trincea dei giudici «di sinistra», ora sta meditando seriamente di dare le dimissioni. Lo aveva già detto a caldo, un paio di mesi fa, che poteva «sbattere la porta». Gli amici avevano faticato per farlo rimanere al suo posto e andare incontro a questo strano «processo». I suoi sostituti, intanto, che già si erano esposti con documenti e assemblee, tornano a ribadirgli la loro stima. Dice Giovanni Salvi: «Tutti i sostituti e l'intero foro manifestano fiducia in Coirò. Non mi sembra che ci sia davvero ragione per un suo trasferimento d'ufficio». Nello Rossi: «Proprio adesso che era finita la pressione del potere politico sulla magistratura, si apre la stagione delle tensioni interne. Ma cosi aumenta l'insicurezza di tutti i magistrati onesti». Pietro Saviotti: «Possibile che proprio Coirò, di tanti procuratori capo, sia considerato il meno compatibilie con la sede e con le funzioni?». Sono con Coirò anche l'avvocato-deputato Carlo Taormina e il procuratore aggiunto Ettore Torri. E insorge Tiziana Maiolo: «Va cambiato il Csm». Francesco Grignetti Il procuratore capo di Roma per ora non replica ma lascia intendere che potrebbe anche abbandonare la magistratura A sinistra: Michele Coirò Qui sotto: Giancarlo Caselli

Luoghi citati: Milano, Roma