« Circo amaro a Viale Mazzini» di Raffaella Silipo

« « Circo amaro a Viale Mazzini» Celli: «C'è chi è morto lavorando» L'EX MANAGER RICORDA SONO un tipo affidabile/ e in più malleabile; / so fare anche / chicchiricchichì. / Perché non darmi / da guidare un tg?». E' svelta e affilata la penna di Pierluigi Celli, già manager Eni, in Rai all'epoca dei Professori, oggi all'Olivetti e «nella rosa» per la direzione di Viale Mazzini. Della sua lunga esperienza da alto dirigente, Celli ha distillato Graffiti aziendali, godibilissimo libriccino ad epigrammi «che mi è servito per esorcizzare le difficoltà di questi anni». Libriccino in cui non risparmia nessuno, soprattutto la tv di Stato, protagonista del capitolo «Rosso di sera, la Rai si dispera». «Sì, in Rai qualcuno si è arrabbiato, ritrovandosi tra le righe. E dire che gli epigrammi più pungenti l'Elvira (l'editore Sellerio, ndr) mi ha consigliato di toglierli...». Quello che resta, comunque non è tenero. «Sono antipatica / ex socialista / ora pragmatica / del nuovo corso / merito un premio / "al non rimorso"». Oppine «A Gugliel- mi / non far sapere / quante idee cambia Santoro / tutte le sere». I più maltrattati sono i giornalisti. «Sono brillante / vanesio quel tanto/mi spetta, lo sento / un posto importante / inviato di lusso / oppure cantore / di questo riflusso». Insomma, Celli, in Rai si sta così male? «Manno. Io, anzi, mi sono divertito. Ho imparato molto, ho anche fatto tanti errori». Quali? «Noi Professori siamo partiti male, con l'idea "E' tutto da rifare". Invece, ed è un ammonimento valido anche per questo Cda, le cose prima vanno capite e interpretate, solo dopo si può cambiare. La realtà è così complessa, dall'esterno non si può mai cogliere l'anima di un'azienda, ed è questa che bisogna cercare, se non si vuole che il corpo venga usato male, distorto verso la ricerca del potere, sprecando occasioni e capacità umane». L'annua Rai, dice Celli, «è variopinta. Un circo. E non lo dico con disprezzo. Io sono di Rimini e ho un gran rispetto per il circo, in sen- so felliniano. Un luogo fatto di decadenza e lustrini». E lei, in questo circo, ci tornerebbe? «Un po' di nostalgia c'è: provo nostalgia per tutti i posti in cui ho lavorato. Ma di solito preferisco non tornare indietro: sarebbe come ritornare con la vecchia moglie dopo una parentesi con la nuova fidanzata». C'è chi lo fa... «Ma è un po' triste, non le pare? A me piace il nuovo. Mi piace soprattutto rischiare». Non a caso, delle passate esperienze di lavoro, ricorda soprattutto il periodo eroi¬ co all'Omnitel, «un'azienda dove bisognava costruire da zero». E che ne pensa del trionfale insediamento del nuovo cda? «Trovo terribile il montare di stampa sulla Rai, questa specie di corrida in cui la gente vuol vedere il promosso e l'escluso. Vuole vedere il sangue. Troppo spesso si dimentica che, ahimè, il sangue scorre davvero, da un'altra parte». Non a caso il libro è dedicato ai giornalisti e operatori Rai morti in missioni di guerra: «Marco Lucchetta, Claudio D'Angelo, Alessandro Ota, Ilaria Alpi, Milan Hrovatin. Morti mentre qui si litigava». Un ammonimento a ricordare che la vita e la morte vanno avanti, nonostante il balletto delle poltrone? «Vede, io sono stato molto legato a queste persone morte. Erano uomini e donne eccezionali. Stanno lì a ricordarci che quella di Viale Mazzini, se è commedia, è una commedia amatissima». Raffaella Silipo Pierluigi Celli già manager Eni, in Rai all'epoca dei Professori e oggi all'Olivetti

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