Libri e show castigati ma Benigni ci salverà di Pierluigi Battista

Libri e show castigati ma Benigni ci salverà Libri e show castigati ma Benigni ci salverà VIAGGIO NELLA TV CHE SARA' PROMA ORTAMMO in video Roland Barthes, Palazzeschi, Fellini, Pasolini», racconta il neopresidente della Rai Enzo Siciliano al settimanale TV7 del Corriere della Sera. «Mi piacerebbe creare attorno alla Rai un brain trust di cui facessero parte Umberto Eco e Riccardo Muti, Giorgio Strehler e Bernardo Bertolucci», dichiara a Repubblica il nuovo profeta della Rai ulivesca. Insonuna, chi ha presente il «modello Gughelrni», il paradigma dell'intellettuale raffinato ma irriverente che teorizzava l'irriducibile distanza tra il libro e il piccolo schermo non farà fatica a riconoscere nel «modello Siciliano» l'esatto contrario della Raitre gughelmina. Libri in ogni ora del giorno e della notte, interviste fluviali ai grandi della cultura del Novecento (meglio se vivi, altrimenti c'è pur sempre la possibilità di riesumare qualche collaudatissima rubrica tipo «Le interviste impossibili»), intrattenimento sì ma molto castigato secondo i dettami del politicaìhy correct. Una «televisione responsabile», la definisce lui. Pedagogica e austera quanto basta per galvanizzare la riscossa delle terrazze romane dove echeggiano da decenni le lamentazioni afflitte sulla tv spazzatura. Tra il Guglielmi che voleva relegare la televisione libresca nelle ore in cui la quasi totalità degli italiani è immersa nel sonno Rem e il Corrado Augias che ha ingaggiato epiche battaglie per piazzare la sua Babele cartacea in prime tìrne, stravince Augias. La banda di Avanzi, stando almeno al giudizio negativo che Siciliano ne dà sull'I/nità, non avrà vita facile. Ma si spianeranno autostrade per il passaggio di Quelli che il calcio, trasmissione-cult della terrazza di sinistra nell'era del buonismo. Blob va così così, perché il neopresidente è consapevole «dell'incidenza che la tv ha sulla vita morale e intellettuale di questo Paese» e invece è noto che Ghezzi indossa con disinvoltura i panni del ragazzaccio. In bilico Chi l'ha visto, non sempre edificante sul piano dei contenuti educativi. Michele Santoro non raccoglie il gradimento del neo-presidente, ma Lucia Annunziata sì. Nel palinsesto ideale della tv pubblica nell'era Siciliano Pippo Baudo non avrà molto spazio. E se proprio il sabato sera occorrerà offrire agli italiani un po' di svago, ci sarà sempre un Roberto Benigiu a far da mattatore. Anche perché il venerdì sera dovrà essere dedicato, come tradizione, alla prosa. Il giovedì sera al contemtore d'attualità di volta in volta dedicato alle parole-chiave del momento (da «solidarietà» a «sviluppo sostenibile», da «la scadenza di Maastricht» a «l'impegno contro l'Aids»). Il mercoledì sera stravince il cinema (tutto Pasolini, molto Bertolucci, ma per evidenti ragioni di stile niente Cavani). Il martedì sera è tempo di una trasmissione che ricalchi il modello dell'insuperato Approdo con Edmonda Aldini. Il lunedì sera e la domenica sera, a scelta, una versione dilatata di TV7 u un telefilm rigorosamente di produzione europea, secondo le indicazioni sancite dal Parlamento di Strasburgo per battere l'invadenza della fiction americana. Punto, quest'ultimo, molto delicato nelle terrazze romane, in cui la presenza della gente di cinema è decisamente preponderante, tanto da indurre il regista Citto Maselli a mettere da parte le perplessità di Rifondazione co¬ munista per dichiarare il proprio giubilo per il nuovo Consiglio d'amministrazione Rai: «Vedo una nuova luce nel futuro della Rai». Perché il grande problema di Siciliano non sarà solo quello di convincere Eco, Muti e Bertolucci a partecipare alla crociata contro la «dittatura degli ascolti», bensì quello di frenare e raffreddare gli incontenibili entusiasmi di un ceto intellettual-romano non sempre attestato sui livelli d'eccellenza di quell'illustre tria¬ de ma che pure non può che nutrire soverchie aspettative dalla svolta che ha portato l'Intellettuale al Potere. E' vero, c'è sempre la radio a tenere alta la bandiera della «collaborazione esterna». Tra un eventuale Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi reinterpretato in chiave radiofonica dopo la sua fortunata traduzione cinematografica e le apposite rubriche deputate ad alimentare l'inesauribile «dibbattito culturale», la cul¬ tura diffusa sinora mortificata dalla «dittatura degli ascolti» potrebbe trovare canali espressivi decisamente insperati prima dell'imporsi del «modello Siciliano». Senza considerare quanto possono dare le «professionalità interne» nell'uso intelligente dell'archivio d'immagini che sinora la Rai ha distribuito soltanto in schegge e in brevi citazioni. Senza considerare che nel montaggio di Nuovi Argomenti - racconti e poesie, saggistica e inchieste, note polemiche e interventi politici - si condensa in nuce una sequenza che può essere trasferita pari pari nella tv del «modello Siciliano». Dove saranno banditi i film violenti, a meno che non siano preceduti da un dibattito sulla violenza, naturalmente con gli ospiti in studio. Altro che Guglielmi. Pierluigi Battista

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