Riondino come De Sica però a Cuba

Biondino come De Sica, però a Cuba L'attore ha realizzato il suo primo film, «Velocipedi ai Tropici», di cui è anche protagonista Biondino come De Sica, però a Cuba Un «remake» quasi involontario con Sabina Guzzanti ROMA. L'Italia come Cuba. La caduta del muro di Berlino come la fine della seconda guerra mondiale. L'Avana di oggi, sospesa tra l'embargo americano che porta alla fame e il marxismo senza Mosca che invita alle privatizzazioni, uguale alla Roma di ieri, spaccata tra gli aiuti del piano Marshall che facevano sognare il consumismo e 0 pei che era il più forte partito comunista mai visto in Occidente. E poi le biciclette come i velocipedi. E Vittorio De Sica come David Riondino. Da tutte queste considerazioni, poetiche, emotive, sociologiche, storiche, perfino politiche, è nato «Velocipedi ai tropici», primo film del comico Riondino, rifacimento, senza intenzioni di copia, di «Ladri di biciclette». Nato per caso dall'offerta di girare un video su Cuba, «Velocipedi ai tropici» racconta la storia di un aspirante film-maker italiano approdato a L'Avana per l'annuale festival cinematografico: inseguendo l'idea di poter fare un «Ladri di biciclette» antillano, il giovanotto si ritrova alle prese con due fratelli caraibici ai quali è stata rubata davvero una bicicletta, da quelle parti indispensabile strumento di lavoro perché la benzina non arriva più. «Ma Cuba - dice Riondino - è pur sempre un'isola delle Antille, senza l'oppressione della Chiesa cattolica né la cupezza dello stalinismo e perciò, mentre quello di De Sica era un film drammatico, questo mio è una commedia d'osservazione, e le biciclette perdute a Roma, a Cuba si possono anche ritrovare». Scritto tra un viaggio e l'altro, girato negli studi televisivi cubani, prodotto dal duo Poccioni e Valsania ma distribuito dall'Istituto Luce di Angelo Guglielmi, il film è stato reso possibile da una curiosa casualità: David Riondino è uno degli interpreti di «Ilona arriva con la pioggia», ultima opera di Sergio Cabrerà, quello di «La strategia del ragno», ospite del prossimo festival di Venezia. E siccome il suo film Cabrerà l'ha ambientato a Cuba, ecco che Riondino, tra una scena e l'altra, ha avuto tutto il tempo di fare sopralluoghi e prendere appunti. Tra gli interpreti, oltre a Riondino medesimo nel ruolo di se stesso, Sabina Guzzanti, Antonio Catania, la coppia Olcese e Margiotta di «Avanzi», Remo Remotti, Ilenia Marino e tanti attori cubani tra cui quel Vladimir Cruz che fu protagonista di «Fragole e cioccolata». L'ambizione di Riondino, confessata senza mezzi termini, è di riuscire ad offrire un ritratto sfaccettato e realistico di Cuba, nella sua doppia veste di paradiso perduto in mezzo al mar dei Caraibi e di mito rivoluzionario per più di una generazione di giovani. E proprio a Sabina Guzzanti, compagna nella vita di Riondino, è affidato il ruolo della militante che va a L'Avana a portare alle scuole i quaderni raccolti da una organizzazione di volontariato ma finisce per innamorarsi di un falso Che Guevara, imbroglione senza sogni nel cassetto. Un ruolo perfetto perché, confessa lei stessa, intensissimo, anche se nutrito solo di parole, è stato 0 rapporto tra lei e l'America Latina. Da bambina il padre Paolo Guzzanti, invece di raccontarle favole, le insegnava le tappe della rivoluzione compiuta da Fidel e lei se ne andava per casa intonando «Batti¬ sta-fascista», in memoria della cacciata del dittatore. Da ragazzina è andata a una scuola sperimentale di smistra dove le facevano vedere documentari sui bambmi cubani che la mattina stavano in classe e il pomeriggio nei campi a tagliare la canna da zucchero, modello insuperabile di educazione a lavorare tanto con la testa quanto con le braccia. Infine a sedici anni, manifesto del Che attaccato in camera, Sabina si esibiva suonando il charande e recitava a memoria i testi di tutte le canzoni degli Inti-Ilhmani, esuli dal Cile non più di Allende. [si. ro.J Sabina Guzzanti è una militante che porta quaderni all'Avana