Caso Priebke per il pm è la prima sconfitta di Francesco Grignetti

Respinta la ricusazione dei giudici Respinta la ricusazione dei giudici Caso Priebke, per il pm è la prima sconfitta La corte d'appello: sono ininfluenti i giudizi espressi dal presidente ROMA. Niente ricusazione per i due giudici militari che stanno processando Erich Priebke. L'istanza presentata dal pubblico ministero, Antonino Intelisano, è stata respinta in toto dalla Corte militare d'appello. Il presidente Agostino Quistelli e il giudice a latere Bruno Rocchi vengono considerati al di sopra di ogni sospetto di parzialità. E se anche rimane uno spiraglio aperto all'astensione dei due giudici - speranza in cui si rifugiano diversi avvocati di parte civile - ha tanto il sapore di mossa disperata. Il processo riprende quindi domani, con tutti i suoi protagonisti ai blocchi di partenza. Ma ci sarà da verificarne-gli umori. «Posso solo dire di essere soddisfatto della decisione che dimostra la serietà e la precisione con i colleghi della corte d'appello hanno analizzato il caso», dice Agostino Quistelli, che presiede il collegio giudicante, e che è il trionfatore di questa giornata. Dall'altra parte della barricata, il procuratore capo Intelisano si rifugia in un «nessun commento, in ogni caso, perché sarebbe di cattivo gusto». E si sente che prevale l'amarezza perché è lui lo sconfitto. La corte militare d'appello ha dunque deciso. Dopo cinque lunghissimi giorni in camera di consiglio, alle prese con uno spinosissimo caso che non ha precedenti nella giustizia militare toga contro toga, ma con che virulenza - tocca al presidente Marcello Ronca comunicare alle telecamere che «l'istanza di ricusazione è stata respinta per entrambe le persone e di più non posso dire, forse anzi ho già detto troppo». L'ordinanza della corte militare parte da un dato di fatto. E cioè che le famose frasi a favore dell'imputato furono dette. Specie quelle frasi su cui ha testimoniato un generale dei carabinieri in pensione, Francesco Mosetti. Ma non hanno importanza. «Si deve rilevare che Quistelli ha parlato al generale Mosetti senza conoscere gli atti e senza dunque avere consapevolezza delle effettive problematiche giuridiche del processo. In realtà, Quistelli ha fatto riferimento a giudizi correnti nell'opinione pubblica e come tali di pochissima importanza per impegnarlo sui temi del processo». Poi ci sarebbero le frasi dell'altro giudice, Rocchi, quello che avrebbe inviato gli auguri di anniversario di matrimonio. «Possono essere attribuiti diversi e opposti significati». E infine ci sono le rivelazioni dell'ultimora, quelle della scrittrice Mary Pace. Ma la corte militare d'appello, dopo aver impietosamente elencato denunce per truffa, stato mentale precario, il «voltafaccia» verso l'imputato, e persino i «poco sicuri mezzi di sostentamento», la liquida rapidamente: «Un personaggio che dà l'impressione di sovrapporre realtà e fantasia». Di questo giudizio poco tenero è particolarmente soddisfatto l'avvocato difensore di Priebke, Velio Di Rezze. Ma nel complesso, i due giudici militari «promossi» dalla corte militare d'appello, sembrano realizzare che tutto questo processo si è trasformato in una bruttissima storia. Commenta Bruno Rocchi: «Ho sempre avuto la coscienza tranquilla. Non mi sarei abbattuto nemmeno se avessero trasferito il processo. Ora abbiamo perso un mese. Ma vorrei che qualcuno si mettesse nei nostri panni: in caso di assoluzione di Priebke, ci sarà sempre chi dirà "io l'avevo detto". In caso contrario, si dirà che siamo stati condizionati». E Quistelli: «Sarebbe comodo astenersi dal giudizio, eviterei sicuramente di scrivere una sentenza onerosa per la quale occorrerebbero settimane di lavoro. E certamente non avrei polemiche. Tuttavia non voglio creare un precedente: sarebbe facile, presentare domanda di ricusazione perché comunque il giudice si astiene. Sarebbe un'arma in mano a chi si vuole sbarazzare di un giudice scomodo». Francesco Grignetti

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