Aids sull'ottimismo il gelo degli esperti

Allarme dalla conferenza di Vancouver: «Il male è sempre più potente» Allarme dalla conferenza di Vancouver: «Il male è sempre più potente» Aids, sull'ottimismo il gelo degli esperti NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Si sono un po' preoccupati i partecipanti alla conferenza di Vancouver sull'Aids per come la stampa internazionale ha «presentato» l'evento, e cioè con le parole di speranza che molti di loro avevano pronunciato alla vigilia. 1 risultati ottenuti con un «cocktail» di medicine che riesce, se non a debellare, perlomeno a tenere sotto controllo il male, è certamente una buona cosa, hanno detto molti intervenuti ieri, ma resta il l'atto che non sappiamo quanto l'effetto di quel «cocktail» può durare, che quella cura ha cominciato ad essere praticata solo due anni fa e che nessuno conosce i suoi effetti sul lungo periodo. Insomma «un po' di speranza c'è, ma non esageriamo», ha detto per esempio il dottor Peter Piot, responsabile del programma per l'Aids delle Nazioni Unite. Secondo lui «bisognerebbe piantarla di saltare continuamente dal più nero pessimismo al più sfrenato ottimismo, per poi svegliarci magari fra sei mesi come sotto l'effetto di una sbronza». Sulla stessa lunghezza d'onda il dottor Martin Schechter, dell'Università di Vancouver, uno degli organizzatori della conferenza: «Evitiamo di far andare il pendolo troppo lontano, in un senso o nell'altro, altrimenti rischiamo di suscitare eccessive aspeUative e di provocare poi la più amara delusione». Gli attivisti, cioè quelli impegnati nell'assistenza ai malati e che sono i più «arrabbiati», se la sono presa non solo con i partecipanti alla conferenza che hanno parlato troppo ottimisticamente ma anche con i «media» che hanno riferito con leggerezza le loro parole. «In pratica, si sono messi a suonare le trombe - ha detto per esempio Eric Sawyer, del gruppo Act. Up -, si sono messi a gridare "La cura c'è, la cura c'è" e si sono messi a ballare. Ma la cura, lo sappiamo benissimo, non c'è». Resta il fatto, comunque, che attualmente nel mercato americano ci sono in circolazione 9 farmaci, 5 dei quali introdotti soltanto l'anno scorso, e che in molti casi una «combinazione» fra di essi ha prodotto dei risultati. Ma visto l'interesse diretto delle case farmaceutiche, ha detto il dottor Michael O'Shaughnessey, un altro organizzatore della conferenza, «bisogna mettere in bilancio le iperboli. Sarà inevitabile che molte affermazioni siano eccessive». E a proposito di case farmaceutiche il dottor Piot, quello delle Nazioni Unite, ha puntato il dito su un problema clic non è certo secondario. «Anche se questo trattamento dovesse rivelarsi efficace come spe¬ rano ì ricercatori, sarà comunque irraggiungibile dalla maggioranza degli affetti da Hiv, visto che costa dai 10.000 ai 15.000 dollari». E qui è scattata la protesta. Gruppi di attivisti hanno cominciato a scandire slogan come «L'avidità uccide più dell'Aids» e a lanciare rotoli di dollari falsi con su scritto «Aids Profiteer» e destinati appunto alle case farmaceutiche. La conferenza serve a fare il punto sulle ricerche compiute finora, sui barlumi di luce spuntati in questo o in quel laboratorio in modo che tutti gli altri ne siano informati, ma serve anche ovviamente a fare il punto sui problemi organizzativi, sulle capacità (e sulla volontà) dei governi di affrontare questa piaga in modo adeguato, sulle implicazioni sociali ed economiche. Dei 21 milioni di persone che nel mondo hanno l'Hiv, il virus da cui poi si sviluppa l'Aids, il 90 per cento vive nei Paesi cosiddetti in via di sviluppo, ha spiegato sempre il dottor Piot. In pratica, anche qui si verifica la differenza fra ricchi e poveri, e infatti le statistiche dicono che negli Stati Uniti e nell'Europa occidentale l'espandersi dell'epidemia sta conoscendo un momento di relativa «stabilizzazione», mentre nei Paesi poveri non c'è modo di arrestarla. Oggi, il singolo Paese con il maggior numero di affetti da Hiv è l'India: 3 milioni di persone. E con !a sua enorme popolazione (900 milioni) ha «tutte le condizioni giuste per una crescita devastante. E' una situazione esplosiva», ha detto il dottor Peter Lamptey dell'Aids Control and Prevention Project. Oltre tutto, ha incalzato il dottor Rob Moodie, anche lui delle Nazioni Unite, «l'azione del governo di Nuova Delhi, per esempio nella "industria del sesso", non riesce ad essere al passo con l'avanzata del male». Conclusione: si cerchi pure il modo di consolarsi con qualche parziale buona notizia, ma il male «è più potente che mai», dice il dottor Daniel Tarantola, di Harvard, e al tasso attuale di crescita gli affetti da Hiv nel 2000 saranno il doppio di oggi. Franco Pantarelli E' l'India la nazione che ha il più alto numero di infetti I NUMERI DELL'AIDS I E' la posizione in classifica dell'Italia per I casi di Aids pediatrico^ Europa 3 E' il posto In classifica dell'Italia in Europa per casi, dopo Fran- cia e Spagna 9 Sono i sottotipi del virus Hiv 30 E' l'età media delle donne malate in Italia 32 E' l'età media degli uomini malati in Italia 530 Sono i casi tra i bambini italiani 1000 Sono i giovani tra i 14 e i 25 anni che ogni giorno si contagiano in Europa 1982 E' l'anno della scoperta del primo caso in Italia 1987 E' l'anno di introduzione sul mercato della zidovudina, primo farmaco registrato per la cura 33.782 E' il numero dei malati in Italia 1 milione SOO mila Sono i bambini infettati nel mondo 4 milioni Sono i morti nel mondo 22 milioni 200 mila Sono le persone finora infettate nel mondo 40 milioni Sono i sieropositivi previsti nel Duemila nel mondo [Dati Lila, Lega Italiana per la lotta contro l'Aids] COME FUNZIONA LA TRITERAPIA CONTRO L'HIV farmaci: i nucleosidici, i non nucleosidici e i gli inibitori di proleasi E1 la cura più avanzata e combina tre L'ATTACCO Il virus colpisce la cel'ula sana L'INFEZIONE La cellula viene infetta! doll'hiv, che libera il suo contenuto: Rno virale e un enzima (la trascrittasi invertita LA TRASCRIZIONI t'Rno virale viene trascritto nel Dna della cellula Gli inibitori di proleasi si attaccano a questa proteina indispensabile |J alla moltiplicazione del virus I farmaci nucleosidici inibitori bloccano la trascrizione del messaggio virale (contenuto nell'Rna) nel Dna della cellula. I farmaci non nucleosidici inibiscono l'enzima che provvede alla trascrizione LA DISCESA NEL NUCLEO Il Dna virale si inserisce nel Dna cellulare, situalo nel nucleo LE PROTEINE La cellula \j produce Rna ^/^""^ 1/ e proteine virali 'la proleasi) LA DIFFUSIONE Le nuove cellule virali si combinano con l'Rna virale, gli enzimi e le proteine e poi emergono sulla superficie delle cellule infettate per colpire altre cellule sane Manifestazione di protesta alla conferenza internazionale sull'Aids

Persone citate: Daniel Tarantola, Eric Sawyer, Franco Pantarelli, Martin Schechter, Michael O'shaughnessey, Peter Lamptey, Peter Piot, Piot