Dieci anni da delfino di Domenico Quirico

Pieci anni da delfino Pieci anni da delfino L'uomo delle trattative segrete THABO MBEKI EL 1985 l'apartheid stava per morire, ma nessuno ancora lo sapeva. Lo avevano ingentilito con un aggettivo: «petty». Ma Mandela era una maschera di ferro nella truce fortezza di Robben Island, e i neri dovevano portare con sé il pass book, un libretto marrone con i dati di identità personale, gruppo etnico, ricevute di pagamento delle imposte e autorizzazione a lavorare «tra i bianchi». Eppure nello Zambia, nella penombra, il futuro cominciò a penetrare nel presente. Fu un incontro davvero strano: da una parte un gruppo di bianchi eleganti, evidentemente ricchi, un po' preoccupati. Non erano Verligte, illuminati, i giornalisti o intellettuali che civettavano (a parole) con il babau negrocomunista. Erano imprenditori di quel business-Stato che era l'Anglo-Ameri- can, roccaforte del capitalismo sudafricano; guidava questa pattuglia di audaci esploratori addirittura il loro capo, Gavin Relly. Dall'altra parte del tavolo c'erano «i nemici»; esponenti dell'Africali National Congress, il partito fuorilegge che guidava dall'esilio la guerra contro Pretoria. Li dirigeva un signore che - se non fosse stato per il piccolo dettaglio del colore della pelle - per stile e eleganza assomigliava ai ricchi avversari: si chiamava Thabo Mbeki. Vent'anni dopo l'uomo che rivelò agli afrikaner che il diavolo conosceva le buone maniere, e aprì cosi la prima breccia nel reciproco muro dell'odio, ha ricevuto ufficialmente l'investitura dal patriarca Mandela: sarà lui a guidare il nuovo Sud Africa dalla stagione cosi rude e segnata dalle fatiche del parto alla normalità del futuro. Il destino politico di Mbeki, cheoggi ha 54 anni, era scritto in quell'incontro: figlio di un compagno di prigione di Mandela, stratega delle lotte degli studenti neri in una replica australe del '68, è diventato il garante della rivolu¬ zione di velluto, il portabandiera del miracolo politico sudafricano. Come tutti i riformisti ha, naturalmente, attraversato un purgatorio gauchiste prima di approdare alla convinzione che l'ideologia è spesso una bussola difettosa. E' stato infatti comunista, un periodo della sua vita politica su cui oggi preferisce volentieri sorvolare e che gli estremisti bianchi ostinatamente evocano, accusandolo di essere solo un abile trasformista. In verità Mbeki, oltre Mandela, deve ringraziare anche una donna, Barbara Castle, ringhiosa virago della sinistra laborista. Nel '62, quando fu arrestato dal regime bianco rhodesiano, fu lei a montare una grande campagna di solidarietà che gli valse la liberazione. Nei '90 Mbeki, numero due e già delfino semiufficiale, ha guidato la rancorosa battaglia tra le due anime del partito dei ribelli diventati padroni. Da un lato i falchi, quelli che, rimasti nel Paese durante gli anni grami dell'apartheid, accusavano «gli stranieri» di essere dei guerriglieri in pantofole, i giovani senza lavoro e senza speranze che volevano tutto e subito; e il potente sindacato nero, la Cosatu, che chiedeva (e chiede) di saldare i conti della diseguaglianza e considerava le privatizzazio¬ ni e il mercato «un tradimento», roba da bianchi. Dall'altro Mbeki, che con la carica di vicepresidente era in realtà una specie di superministro senza portafoglio, ha guidato, con astuzia e moderazione, le ragioni dei moderati: l'ex comunista, consapevole che bisognava scoprire nuove leghe per nuovi congegni politici e economici, ha difeso il libero mercato e gli investimenti stranieri. Senza questo unguento si poteva precipitare nel nonnaie caos africano, e lo Stato sociale, che funzianova benissimo quando facilitava la vita di un piccolo numero di bianchi, avrebbe rischiato di essere soffocato prima di nascere. L'annuncio della successione è, non a caso, quasi un capitolo del programma economico moderato presentato alcune settimane fa dal governo. E' stata una vera consolazione per Fondo monetario e investitori stranieri, a cui il divorzio tra De Kìerk e Mandela e l'offensiva a base di scioperi lanciata dalla Cosatu - che chiede nuovi; imposti; sulle società e la creazione di un salario minimo aveva messo brividi di paura. Con tanti auguri al Mandela del business. Domenico Quirico

Persone citate: Barbara Castle, Gavin Relly, Mbeki, Robben Island, Thabo Mbeki

Luoghi citati: Mandela, Pretoria, Sud Africa, Zambia