«Non fuggite fratelli bianchi» di Fabio Galvano

Trionfale visita a Londra per il Presidente che presenta il suo candidato alla successione, nel 1999 Trionfale visita a Londra per il Presidente che presenta il suo candidato alla successione, nel 1999 «Non fuggite, fratelli bianchi» Appello di Mandela: il Sud Africa ha bisogno di voi LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' arrivato nel cuore della notte, reduce da un summit africano nel Camerun e sull'onda di un disperato appello per frenare l'esodo dei bianchi dal Sud Africa; ma i quattro giorni della visita ufficiale di Nelson Mandela in Gran Bretagna cominceranno soltanto oggi a mezzogiorno, con la tradizionale cerimonia di benvenuto da parte della regina Elisabetta, le carrozze scoperte (se non pioverà), il bagno di una folla entusiasta per l'uomo che è diventato Presidente dopo 27 anni di carcere e che ha chiesto di concludere il viaggio visitando uno dei più poveri e malfamati quartieri della Londra di colore. Ma dietro le cerimonie e i fasti regali la visita di Mandela incapsula un messaggio preciso: credete nel nostro futuro, dirà, e anche nel dopo-Mandela. E sfodererà l'attuale vicepresidente Thabo Mbeki - lo ha già fatto in Sud Africa - come suo successore e garante di una continuità civile. E' la sua ultima carta per dare tranquillità al mondo finanziario e per bloccare l'allarmante «fuga dei cervelli». «Dobbiamo impedire che tutti questi sudafricani vadano all'estero - ha detto domenica nel corso di un appassionato discorso a Port Elizabeth - hanno tutti un ruolo da svolgere nel nostro Paese. Sarebbe fatale, anzi un suicidio, credere che a questo punto possiamo semplicemente fare a meno dei bianchi». Ma le statistiche sono chiare. Nei primi tre mesi del 1996 sono stati 3083 - soprattutto insegnanti, medici, dentisti, infermiere - a lasciare il Sud Africa, il 27 per cento più che nello stesso periodo del 1995. Il fenomeno, inarrestabile, era iniziato nel 1993, alla vigilia delle prime elezioni libere dell'aprile 1994. Gli esuli vanno soprattutto in Australia, in Nuova Zelanda e in Inghilterra, preoccupati dall'ondata di criminalità, contro cui la polizia appare impotente, ma soprattutto dal futuro e dalle incognite del dopo-Mandela. Il presidente sudafricano, che lascerà la vita politica alle elezioni del 1999, ha cercato di turare la falla - in un'intervista alla Bbc - dando la sua benedizione a Mbeki. «Non tocca al Presidente - ha detto - nominare il suo successore. Ma Thabo Mbeki è un uomo di grande talento e capacità. E se il partito lo eleggesse quando mi dimetterò sarei dell'opinione che ha fatto una scelta giusta». Non è stato che il primo passo; e a Londra, nei fitti colloqui con Major ma anche con gli operatori finanziari della City, altri faranno seguito. Mandela sa che l'Inghilterra gli riserva un'accoglienza trionfale ed è deciso a sfruttarla in ogni modo per riportare serenità nella scena politica. L'attesa è grande, per l'uomo che Maggie Thatcher aveva denigrato come leader di «un'organizzazione terroristica». Buckingham Palace è stata subissata dalle richieste di inviti per le cerimonie cui Mandela parteciperà. Quindici università hanno fatto a gara per insignirlo di lauree ad honorem, e alla fine è stato salomonicamente deciso che in una cerimonia congiunta a Palazzo ne riceverà otto, comprese quelle di Oxford e di Cambridge che si contendevano il Premio Nobel. Prenderà anche il tè con la Regina Madre e parteciperà a banchetti e ricevimenti; ma la sua abitudine di alzarsi all'alba, in carcere, lo ha indotto ad anticipare alle 7,30 - quando molti capi di Stato dormono ancora - la tradizionale cerimonia dell'alberello in Regent's Park. Dice di venire in Inghilterra per ritrovare «gli amici migliori», e ammette che Buckingham Palace «è ben lontano dal villag¬ gio in cui sono nato e cresciuto»: «Ma sarò - ha aggiunto - nella graziosa compagnia della regina. E se sarò emozionato dallo splendore del palazzo sono certo che lei è il genere di lady capace di mettere a suo agio qualsiasi ragazzo di campagna». Concerti, pranzi ufficiali, ma poi quella visita a Brixton accompagnato dal principe Carlo: nel cuore della Londra di colore, dove neppure i tassisti amano avventurarsi. E al suo fianco, per non dare fiato ai pettegolezzi, si porterà come first lady una delle sue tre figlie: Zenani, quella che già l'aveva accompagnato all'inaugurazione presidenziale. Fabio Galvano Allarmante fuga dei cervelli «Sarebbe suicida credere che possiamo fare a meno di loro» Visiterà con il principe Carlo Brixton, quartiere nero dove i taxisti rifiutano di entrare Per evitare i pettegolezzi del passato ha portato con sé come first lady Zenani, una delle sue tre figlie Sotto, Mandela con Mbeki. A destra, bianchi e neri in fila per votare. A sinistra, la regina Elisabetta