Forza gravitomagnetica

Forza gravito magnetica Forza gravito magnetica Misurata la prima volta al mondo FINO a che punto è giustificata la soddisfazione per i trattati che mettono al bando le armi chimiche? In altre parole, siamo sicuri che l'attenzione degli organi internazionali e di molti governi basti a impedire che Stati irresponsabili o gruppi terroristici compiano stragi ricorrendo alla cosiddetta «atomica dei poveri»? Le notizie che ogni tanto sconvolgono l'opinione pubblica iper esempio, l'Iraq che stermina i curdi, o gli attentati venefici nella metropolitana di Tokyo) inducono a non abbandonarsi a un ottimismo esagerato. Per giunta una recente inchiesta giornalistica ha rivelato che in certi casi ci si potrebbe dotare di agenti chimici aggressivi con relativa facilità e, quel che più è incredibile, senza infrangere nessuna legge. Due collaboratori del settimanale inglese Mail on Sunday hanno rivelato ai lettori d'essere riusciti a procurarsi l'occorrente per la sintesi dell'iprite, la sostanza vescicante detta scientificamente bis(2cloro-etil)solfuro, che fu impiegata per la prima volta dai tedeschi nella prima guerra mondiale, contro i francesi a Ypres (Belgio) il 22 luglio 1917. Dal nome del luogo derivò appunto il termine a noi familiare di iprite. I due giornalisti, presentandosi a nome di un «Centro di ricerche biologiche», hanno ordinato per telefono un chilo di cloruro di tionile alla consociata britannica della Bayer, a un costo pari a circa settantamila lire. II prodotto ha dovuto essere importato dalla casa madre te¬ desca della Bayer, la quale usa richiedere una dichiarazione del cliente sul tipo d'impiego. A quanto pare la dicitura «ricerche sperimentali farmaceutiche» ha soddisfatto gli uffici vendite sia in Gran Bretagna sia in Germania. I finti ricercatori hanno scritto nel loro servizio che il pacco contenente la sostanza ordinata è stato lasciato incustodito all'indirizzo da essi indicato, ma la Bayer nega questo particolare con decisione. In una rivendita di prodotti chimici da laboratorio, i due reporter hanno poi comprato in contanti (per l'equivalente d'una trentina di migliaia di lire italiane) mezzo chilo di tiodiglicol, fornendo false generalità e asserendo di lavorare per un'azienda non meglio identificata. In quel caso il prodotto proveniva dalla Aldrich, ditta fornitrice di molti laboratori di ricerca in Europa. Un funzionario di questa ha poi sostenuto che per la vendita di sostanze controllate, come appunto il tiodiglicol, l'Aldrich applica certe procedure, ma non ha voluto rivelare alla stampa quali esse siano. Il rivenditore al dettaglio, dal canto suo, sostiene d'aver agito in perfetta buona fede e nega che le autorità inglesi richiedano particolari schedature per il commercio del tiodiglicol. Sembra proprio vero, almeno dal punto di vista strettamente legale. Di certo, però, non sono state seguite le prudenti linee guida indicate dalla Chemical Industries Association, che è più o meno l'equivalente della nostra Federchimica. Alla Bayer si scusano dicendo che fanno controlli ovvia¬ mente più severi se si tratta di vendere in quantità considerevoli le sostanze sospette: per loro un chilo di cloruro di tionile è da considerarsi un campione più che una fornitura vera e propria. Fatto sta che, una volta procuratisi quelle due sostanze con la modica spesa di circa centomila lire, i collaboratori del Mail on Sunday avrebbero potuto, ricorrendo a un'attrezzatura anche rudimentale (qualche bottiglia, un po' di ghiaccio) e alla guida d'un esperto, applicare un procedimento di sintesi simile a quello seguito centodieci anni fa dal tedesco Victor Meyer, che notò subito la grande pericolosità del nuovo composto da lui preparato. Sicuramente i due giornalisti non avrebbero potuto sintetizzarlo in scala d'interesse militare, per la quale, fra l'altro, è conveniente seguire metodi diversi di sintesi. Per un attentato terroristico, tuttavia, la quantità d'iprite che si sarebbe potuta ottenere sarebbe stata sufficiente. Gianni Fochi Scuola Normale, Pisa TUTTI sappiamo che una calamita esercita una forza sui metalli ferrosi, e che i motori elettrici e i trasformatori sfruttano la forza magnetica. Ogni carica elettrica (elettrone) in movimento genera anche un «campo magnetico», che può a sua volta «indurre» una corrente elettrica. Einstein, nella sua teoria della relatività generale, era riuscito a prevedere che anche le particelle di massa neutre, che generano un campo gravitazionale, quando sono in movimento (come le cariche elettriche), possono produrre un altro tipo di forza oltre quella già nota della gravità: la forza gravitomagnetica. Il gravitomagnetismo sta alla forza magnetica come la gravitazione sta alla elettricità. Molti sono stati i tentativi di scovare sperimentalmente questo fenomeno, alcuni addirittura della fine del secolo scorso, influenzati dalle idee del fisicofilosofo Mach. Nessuno però vi era mai riuscito a causa della enorme difficoltà nell'eseguire le misurazioni di un effetto così tenue prodotto nelle vicinanze della Terra. Ma in prossimità di stelle di neutroni e di buchi neri, questo effetto, di Lense-Thirring (dal nome degli scienziati che si sono per primi occupati dell'argomento), diviene notevole e importante, tanto che non si può non tenerne conto per lo sviluppo di nuove teorie in funzione di una più vasta interpretazione teorica a livello di visione globale dell'intero universo. Ignazio Ciufolini, Francesco Vespe e David Lucchesi, ricercatori italiani a Roma, Matera e Lucca, hanno condotto, in équipe, per la /f,?'*/ ' pcclarto(CRtoleMptnzsLlaInsnRdsuvgdsn prima volta al mondo con successo, una serie di misurazioni che hanno finalmente mostrato la forza gravitomagnetica terrestre dovuta alla rotazione attorno al proprio asse. Ciufolini (Cnr e Università La Sapienza, Roma) ha ideato un nuovo metodo di misura che sfrutta la telemetria laser, Vespe (Asi-Cgs, Matera) ha curato l'analisi delle perturbazioni gravitazionali terrestri e Lucchesi (Ist. Cavanis, Lucca) quelle non-gravitazionali che si riflettevano sui satelliti artificiali della serie Lageos, costruiti dalla Alenia e lanciati dall'Agenzia Spaziale Italiana e dalla Nasa (l'ultimo nel 1992). Dal Centro di Geodesia Spaziale di Matera si possono controllare e misurare la po¬ sizione di questi satelliti continuamente con un errore dell'ordine del centimetro, inviando e ricevendo uno stesso impulso laser. L'effetto LenseThirring che è stato misurato dai tre scienziati italiani è estremamente piccolo: uno spostamento-trascinamento del piano dell'orbita lungo l'equatore di circa 2 metri in un anno, ad altezze di 6 mila chilometri! Il solo «schiacciamento» della Terra (la perturbazione più vistosa che può subire un satellite), induce effetti analoghi ma circa 15 milioni di volte più grandi! E' stato come cercare il classico «ago in un pagliaio». Paolo Candy Ricercatori del Cnr sfruttando un satellite verificano gli effetti della gravità su particelle^ neutre ^ svizioetaone . esco cer /f,?'*/ ' si a zyme Corporation ha da pochi mesi inaugurato ad Allston, vicino a Boston (Massachusetts) un avveniristico impianto di produzione dell'enzima attraverso tecniche Dna-ricombinanti, usando colture cellulari su larga scala, in modo da poter soddisfare in un prossimo futuro tutte le esigenze. L'enzima così prodotto si chiama Cerezyme. Grazie al Ceredase e, prossimamente, al Cerezyme la malattia di Gaucher di tipo 1 non è più inarrestabile e può consentire al paziente curato correttamente di svolgere una vita normale. Questa è la storia di un ex «farmaco orfano». Ed è la storia anche del farmaco più costoso del mondo, per una serie di motivi tutti plausibili, per cui la situazione si è capovolta e a rischiare di rimanere «orfani di farmaco» sono molti pazienti. Delle 400500 persone riconosciute affette da morbo di Gaucher in Italia, solo 91 hanno potuto iniziare la cura, pur con dosaggi molto inferiori a quelli usati negli Stati Uniti, in quanto per difficoltà burocratiche ed amministrative non tutte le aziende Usi provvedono all'acquisto del farmaco. E' uno dei tanti problemi sociali a cui si dovrà dare risposta. Antonio Tripodina