Incentivi negli Stati Uniti alle case farmaceutiche

Incentivi negli Stati Uniti alle case farmaceutiche Incentivi negli Stati Uniti alle case farmaceutiche LE malattie rare sono molto spesso trascurate dalla ricerca farmaceutica poiché agli ingenti investimenti necessari per la possibile realizzazione di un farmaco efficace non corrisponde una sufficiente remunerazione, dato l'esiguo numero di pazienti che ne potrebbero beneficiare. Questi possibili farmaci sono definiti «orfani» («orfan drugs») perché non trovano, appunto, chi voglia assumersene la paternità producendoli e commercializzandoli. Per risolvere una situazione eticamente non accettabile e discriminante nei confronti di migliaia di persone affette da varie malattie «non remunerative», le autorità statunitensi hanno reso effettivo, qualche anno fa, 1'«Orfan Drugs Act», con il quale si prevedono sostanziosi incentivi a favore delle aziende farmaceutiche che decidono di rivolgere la propria attenzione alle ricerche dei farmaci nelle malattie rare: avere il monopolio per sette anni e altre agevolazioni economiche volte ad assicurare comunque un utile. Grazie a queste norme molti pazienti con malattie rare hanno potuto finalmente trovare una terapia efficace e molte giovani e aggressive aziende di biotecnologia hanno potuto avere un rapido sviluppo. Il caso paradigmatico è quello dei pazienti affetti dal morbo di Gaucher, che possono ora sperare in un futuro migliore grazie all'impegno della Genzyme Corporation (Cambridge, Massachusetts) che ha prodotto il farmaco specifico. Il morbo di Gaucher è una rara malattia genetica (una delle 5000 malattie finora catalogate) dovuta al deficit dell'enzima glucocerebrosidasi, che ha il compito specifico di scindere il glucocerebroside, una sostanza grassa che si forma normalmente, come prodotto di scarto, nei macrofagi. I macrofagi sono le cellule «spazzino» del nostro organismo: divorano le cellule invecchiate e le altre scorie che circolano nel sangue e nei tessuti, le scompongono e ne riutilizzano le parti ancora utili. Per questo «riciclaggio dei rifiuti» i macrofagi hanno bisogno di diversi enzimi, fra cui la glucocerebrosidasi. Venendo a mancare questo enzima, nei macrofagi si accumula la sostanza grassa, che li ingolfa e ne impedisce la funzione. Si formano quelle che sono definite «cellule di Gaucher», la cui diffusione è alla base dei sintomi fondamentali della malattia: la milza e il fegato si ingrossano mostruosamente (10-15 volte il normale); il midollo osseo, infarcito da tali cellule, è inibito nella formazione delle cellule del sangue, da cui anemia e piastrinopenia; le ossa, poco irrorate, diventa¬ no fragili, deformi e dolenti («crisi ossee»), costringendo i pazienti all'immobilità. A seconda della gravità se ne distinguono tre tipi: il Tipo 1, la forma meno grave e più diffusa, che non dà compromissioni neurologiche e che colpisce prevalentemente gli ebrei Ashkenaziti (1 caso su 400-600 nati, mentre nella popolazione generale 1 caso su 40.000 nati); il tipo 2, che si manifesta molto precocemente e che per le gravi complicanze neurologiche è quasi sempre mortale entro il secondo anno di vita, ha un'incidenza di 1 caso su 100.000 nati; il Tipo 3, simile al 2, ma con un'evoluzione assai lenta, potendo i pazienti vivere fino a 40 anni, con un'incidenza di 1 caso ogni 100.000 nati. Data la rarità e la non specificità dei sintomi è una patologia spesso misconosciuta. La diagnosi di certezza si ha mediante la biopsia della milza e mediante il dosaggio della glucocerebrosidasi sui globuli bianchi. Fu il francese Philippe Gaucher a descrivere il primo caso nel 1882, senza scoprirne la causa; causa che fu individuata soltanto nel 1965 dal ricercatore americano Roscoe E. Brady del National Institute of Health (NIH), il quale per primo avanzò l'ipotesi di una terapia enzimatica sostitutiva. Terapia che fu tentata inizialmente (1973-1974) utilizzando l'enzima naturale estratto dalla placenta umana, con scarsi risultati in quanto l'enzima naturale non era riconosciuto in modo selettivo dai macrofagi e veniva catturato anche da altre cellule non direttamente interessate al processo morboso. Fu necessario quindi modificare la struttura dell'enzima naturale in modo che fosse captato specificamente dai macrofagi. In questo modo, dalla collaborazione NIH-Genzyme è nata l'alglucerasi, commercializzata con nome Ceredase. Questo farmaco ha dimostrato in vari studi controllati iniziati dal 1989 di essere in grado non solo di arrestare ma di fare anche regredire i principali segni della malattia. Il Ceredase è ricavato da tessuti placentari umani attraverso un complesso processo di estrazione, purificazione e modificazione. Poiché il rifornimento di tessuti umani è necessariamente limitato, la Gen- Soldati italiani durante la prima guerra mondiale Al fronte fu fatto abbondante uso di gas da entrambe le parti

Luoghi citati: Cambridge, Massachusetts, Stati Uniti