QUANDO IL PASSATEMPO ERA LEGGERE PROUST

QUANDO IL PASSATEMPO ERA LEGGERE PROUST QUANDO IL PASSATEMPO ERA LEGGERE PROUST Martinoli: a 95 anni amarcord per la terza età 1 SEGUE DALLA PRIMA PAGINA SCE in questi giorni, di Gino Martinoli, da Mondadori Un secolo da non dimenticare (pp. 210, L. 27.000), riflessioni e fantasie in forma di conversazioni con un ipotetico gemello non nato che si chiama, non per caso, Candide, e dove la propensione alla razionalità scientifica lascia spazio a «un bric-à-brac culturale, un insieme di cose frivole e di cose serie, la montagna e l'antifascismo, Adua e i primi movimenti operai a Milano, Turati e Treves, sedimentate nella mente in quasi cent'anni». Voltairiano con passione, Martinoli (cognome acquisito a difesa dalle leggi razziali e mantenuto perché «tra tutti i Levi si fa troppa confusione») ci parla dalla sua casa tra il verde di Banchette d'Ivrea con una voce allegrissima, lucida e forte, dimentico per qualche istante della quasi cecità che lo affligge e lo costringe «agli arresti domiciliari»: «L'ho scoperto giorni fa ed è straordinario: che Vittorio Foa a 86 anni ed io a , 95, contemporaneamente, abbiamo scritto ciascuno un libro sul nostro secolo, più o meno il percorso della nostra lunga vita. Questo Novecento, il suo, appena edito da Einaudi, è essenzialmente politico. Il mio vuole essere una carrellata più generale sui temi che ci hanno accompagnato», partendo dall'ottimismo positivista della Belle Epoque per approdare all'angoscia, al sensus finis di questo scorcio di millennio. Perché, scrive Martinoli, non è affatto detto che l'umanità non stia davvero per scomparire, come tante altre specie viventi nei millenni, ma è altrettanto importante che sino a quando continueremo a popolare la Terra si faccia il possibile per viverci in modo decente il che significa affrontare seriamente i grandi problemi del lavoro e dell'ambiente, dell'organizzazione sociale e dell'economia, dello sviluppo demografico, soprattutto dell'educazione, valutando gli errori commessi (e per Martinoli si può partire dallo sparo di Sarajevo per arrivare al no dei verdi per le centrali nucleari). Un percorso sapienziale senza presunzione anzi in estrema umiltà che, a dispetto di qualche civetteria («ho scritto un amarcord per la terza età»), è destinato ai giovani, agli uomini di domani e perciò può ben apparire complementare al grande affresco storico di Foa. LA LEI bon bonCaro Giacomino (Debenedetdi L. 20 con l'importo del quale a Signorina Lina Giorgio Saba. Trquantità corrispondente di carache ho comperate io con te. Siper un concorso che ha (purtroAttendo risposta all'ultima mprego di salutare Corrado, vercausa lo scambiato (o perduto) Non pensi proprio di venire breve a Firenze? In questo casotempo d'accordo. Ti farei conosce, per quanto possa esserlo il tFoa, ragazzo, veniva da noi, in via Pastrengo, era grande amico di mio fratello Alberto, lo diventò anche dell'altro mio fratello Mario mentre all'inizio io non gli davo gran che spago, nove anni di differenza sono tanti quando si è giovanissimi. E' stato il periodo di una Torino molto felice, vivace come mai più, da allora. Tra Gobetti e Casorati, Carlo Levi e il giovane Einaudi, era una folla la gente che ha fatto di questa città un Non per nulla il compagno di strada di Adriano Olivetti e di Enrico Mattei annuncia: «Abbiamo deciso di presentare i due libri insieme, quest'autunno, a Torino, naturalmente. E' a Torino che ci siamo conosciuti tra il 20 e il 30: Gino Martinoli (foto grande), l'autore di «Un secolo da non dimenticare» Qui accanto: Leone Ginzburg

Luoghi citati: Banchette D'ivrea, Firenze, Milano, Sarajevo, Signorina, Torino