«Ostensione non solo turismo» di Marco Accossato

Cronaca di Torino Lettera: per la Sindone spenderemo 40 miliardi, ai poveri neanche una lira «Ostensione, non solo turismo» Un parroco: basta sprechi Quaranta miliardi per abbellire Torino in vista dell'ostensione della Sindone nel 1998? Don Mario Foradini, parroco di San Secondo, critica aspramente, in una lettera a Specchio dei tempi, l'investimento programmato da Comune, Regione, Provincia e sponsor vari. Per i 58 giorni di ostensione del Sacro Lino dal 18 aprile al 14 giugno - saranno restaurate chiese, illuminati momumenti, organizzati percorsi religiosi per i dieci milioni di pellegrini previsti, rinnovati musei, creato un numero verde, attivato persino un sito su Internet. Altro denaro trasformato in vernice, ponteggi e «comunicazione», dopo i restyling cittadini in occasione del vertice intergovernativo e per i Saloni internazionali, dall'auto al libro. Don Mario non è d'accordo. Rifiuta questo confondersi di sacro e profano. «Ho il terribile sospetto - osserva - che la Sindone venga usata per una operazione commerciale più che per motivi religiosi». Come dire: è una bestemmia. Il sacerdote cita il Vangelo, cerca un passo azzeccato per il paragone, quando Cristo rovesciò fuori dal Tempio i banchi dei mercanti. «Quaranta miliardi per ripulire Torino? E per i poveri della città? Voglio sapere quando si spenderà per loro?». C'è un limite a tutto, per il parroco di San Secondo. «E spendere così tanto denaro "in facciata" è davvero uno scandalo: piuttosto che abbellire esteriormente la città, bisognerebbe costruire un altro ricovero per i poveri, ristrutturare le case comunali per anziani che sono in condizioni vergognose». Di opportunità ce ne sono parecchie: don Foradini propone ad esempio un secondo centro di accoglienza per poveri come quello che c'è in via Marsiglia, «promesso e mai realizzato». O ricorda gli ospizi in condizioni disastrose, i barboni che bussano ogni giorno alla sua chiesa. E i numerosi anziani della sua parrocchia tenuti per forza in ospedale perché mancano i sol¬ di per l'assistenza a domicilio. «Quanto si potrebbe fare per chi ha bisogno, con quei 40 miliardi» sospira. Torino contesa fra religione e immagine. E l'oggetto dello scandalo - è il paradosso - è proprio il «simbolo» di Gesù. «Il Sacro Lino è l'immagine di Cristo - dice don Foradini -, e il volto di Cristo sofferente della Sindone è un richiamo ad ascoltare la voce di chi soffre e vive ai margini della società. Cristo per primo ha sofferto per i poveri, perché per noi sono sempre gli ultimi?». Di questa faccenda, annuncia il sacerdote, «se ne parlerà anche al sinodo diocesano: bisogna rispolvera¬ re i problemi sociali, non ripulire soltanto le facciate». Don Foradini chiede in sostanza al sindaco Castellani e ai presidenti di Regione e Provincia, Ghigo e Bresso, di riconsiderare gli investimenti pensando alle sue parole. «C'è ancora tempo». Ma Castellani non accetta il discorso: «Un modo molto schematico per porre i problemi». Una cosa non esclude l'altra, sostiene. E le due questioni non si possono confondere così fra loro: «Nel '98 a Torino prevediamo 10 milioni di persone: ripulire la città è un impegno per loro e un'occasione per risistemare le infrastrutture che re- stano nel tempo». Don Mario non si ferma qui, parla di una Torino egoista: «Rifiuto anche questa critica», ribatte il sindaco. «Forse il parroco di San Secondo dimentica che proprio di recente abbiamo speso parecchio per la ristrutturazione della casa di riposo "Carlo Alberto", e che abbiamo anche avviato tre progetti per la realizzazione di nuove residente per anziani». «Le critiche di don Mario - conclude Castellani - sono più un richiamo alle coscienze. I problemi che denuncia ci sono, ma bisogna saper scindere le cose». Marco Accossato Don Mario Foradini, parroco di San Secondo, ha scritto a «Specchio dei tempi»

Persone citate: Bresso, Carlo Alberto, Castellani, Don Mario Foradini, Foradini, Ghigo

Luoghi citati: Sacro Lino, Torino