Sembra Shéhérazade il «Lupo» di Pennac di Osvaldo Guerrieri

Successo al debutto di due «pièces» francesi Successo al debutto di due «pièces» francesi Sembra Shéhérazade il «Lupo» di Pennac Piacevole anche la «Sarrasine» diBalzac nella riduzione di Valeriano Gialli ASTI DAL NOSTRO INVIATO Serata francese divisa per due, ad Asti Teatro. Mentre nella sala Pastrone fioriva, mostruosamente verbivora, la pianta favolistica di Daniel Pennac con L'occhio del lupo, a Palazzo Ottolenghi Honoré de Balzac spandeva ampie volute di mistero e di amori incidentati con Sarrasine. «L'occhio del lupo» è un racconto che, alla maniera delle «Mille e una notte», incastra una storia dentro l'altra. Ma qui non c'è nessuna Shéhérazade in lotta per la vita. Qui c'è la strana, guardinga e infine irresistibile amicizia tra un vecchio lupo guercio dell'Alaska rinchiuso in uno zoo e un ragazzo africano che, per giorni e giorni, lo ha osservato muto e immobile. Quando il ragazzo chiude un occhio per solidarietà con il recluso, ecco che i due cominciano a raccontarsi le storie misteriosamente nascoste dentro le loro pupille. E sono storie vissute, mitologie, descrizioni della natura, di usi, di costumi: un gioco di scatole cinesi, che si scioglie alla fine con gioiosa leggerezza. Giorgio Gallione, drammaturgo e regista del Teatro dell'Archivolto, ha gettato al pubblico del festival questo filo iridescente e vagamente ipnotico. Col soccorso dello scenografo Guido Fiorato, ha ambientato lo spettacolo su una piattaforma delimitata da Valeriano Gialli candele e lumini, «sporcata» da un mucchio di sabbia che rimanda al deserto. Qui ha inserito l'attore Riccardo Maranzana che, in tunica orientale, e da principio con un'enorme maschera di lupo in faccia, evoca queste vicende con la forza delle sole parole, mostrando quanto sia demoniaca la fantasia di Pennac, quanto trascinante la sua foga narrativa. Un intrattenimento garbato, non del tutto rifinito ma già ben strutturato. Atmosfere completamente diverse nel «Sarrasine». Valeriano Gialli aveva presentato questa riduzione balzachiana al Festival d'autunno di Ivrea. La forma provvisoria di allora è qui compiuta, perfezionata, in alcune parti mutata. La storia parigina della coppia che per amarsi fugge da una festa, s'intreccia con quella romana dello scultore Sarrasine che s'innamora di una cantante e s'accorge soltanto alla fine che l'affascinante creatura è in realtà un castrato. Già da Ivrea avevamo lodato la creazione. Ora dobbiamo constatare la maturazione del disegno, che ha portato a un'accentuazione della misteriosità. Gialli in scena è bravissimo ed è ben assecondato da Emma Dante. Splendidi gli inserimenti cantati di Angelica Buzzolan, che qui è accompagnata dal violoncello di Erica Patrucco. Osvaldo Guerrieri Valeriano Gialli

Luoghi citati: Alaska, Asti, Ivrea