Stet: nessun matrimonio

«E neppure fidanzamenti», precisano i vertici della finanziaria pubblica «E neppure fidanzamenti», precisano i vertici della finanziaria pubblica Stet; nessun matrimonio «Né con la Rai né con Mediaset» ROMA. «Non esiste alcun progetto di matrimonio o fidanzamento della Stet con Rai e Mediaset». La Stet preferisce togliere ogni dubbio in seguito all'uscita del ministro delle Poste, Antonio Maccanico, al convegno sulla comunicazione di Napoli, e al polverone che questa ipotesi aveva scatenato. «Non si può confondere infatti - si rileva negli ambienti Stet - quella che è la logica evoluzione delle tecnologie verso l'integrazione tra telecomunicazioni, informatica e televisioni, che le nuove leggi dovranno recepire, con ipotesi di nuovi assetti industriali o integrazioni societarie». Accordi sì, dunque, fanno capire gli uomini di Ernesto Pascale, ma fusioni niente. E subito precisano: «Nel corso del summit della comunicazione di Napoli, infatti, si è solamente parlato delle regole da dare al complesso sistema della comunicazione, proprio nell'ottica dell'evoluzione tecnologica in corso». Ma è davvero cosi? Quello di Maccanico, per la verità, non era stato un annuncio, ma piuttosto un ragionamento. Fatto però da un ministro, alla vigilia della legge sull'authority (già definità la «nuova Mammì») che lo stesso Maccanico presenterà in settimana, dove saranno regolate le quote del nuovo sistema radiotelevisivo italiano, aveva sorpreso la platea, fatta soprattutto di operatori del settore, che da due giorni stavano battagliando sulla legge antitrust che regolerà le quote massime che non potranno superare le concessionarie: 30% delle risorse totali nella tv via etere e pay tv; 30% nella tv via cavo e via satellite; 25% nella radio; 20% tra radio, tv ed editoria. A Napoli, Maccanico, era stato piuttosto esplicito: il matrimonio tra Rai e Stet è possibile, aveva detto, dipende solo dalla volontà e dalle strategie delle aziende. In pratica «non sono cose che deve decidere un ministro. Fanno parte della strategia aziendale. E la nuova caratterisica del provvedimento di rias¬ setto - ha spiegato - è che non ci sarà dirigismo». Maccanico aveva risposto così alle richieste più volte avanzate dai vertici del gruppo telefonico di poter operare in una situazione di par condicio con gli altri operatori che si sono recentemente affacciati sul mercato italiano: nei fatti quell'Albacom al cui interno si coniugano tic e televisione, con la presenza del colosso British Telecom, di Mediaset e della Bnl. E Maccanico nel suo intervento al convegno aveva anche spiegato che il disegno di legge di riassetto del sistema di telecomunicazioni e televisivo, che sarà presentato il prossimo ve¬ nerdì al Consiglio dei ministri, sarà all'insegna di «una significativa forma di delegificazione e apertura alle tecnologie future». In altre parole: tutti potranno fare tutto. In altre parole la Stet potrà trasmettere i programmi Rai, attraverso stream, la tv via cavo del gruppo pubblico, oppure Rai e Stet potranno coprodurre programmi multimediali o interattivi, mentre Mediaset, il grande «nemico» potrà entrare nel settore della telefonia per diventare magari terzo gestore «Gsm». L'intevento del ministro è piaciuto a Biagio Agnes, presidente Stet, il quale non esclude che con la liberalizzazione che scatterà dal '98 ci potranno essere rapporti più stretti con la Rai. «La premessa - spiega Agnes - è la scadenza del primo gennaio 1998: con la liberalizzazione, non appena arriva il satellite, in Italia riceveremo programmi trasmessi da Francia, Germania, Inghilterra, Spagna e da altri Paesi. Allora la Rai o la Fininvest non possono più muoversi da sole». E ai giornalisti Agnes ha detto: «La conclusione? Traetela voi». [r. r.] Venerdì Maccanico vara l'antitrust per radio e televisioni stet[ 2453 rai f~11099 H W mediaset | 15275 Il presidente della Stet Biagio Agnes Il ministro Antonio Maccanico e (a fianco) Ernesto Pascale

Luoghi citati: Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Napoli, Roma, Spagna