Londra, OK alla pubblicità a scuola
Londra, 0K alia pubblicità a scuola Levata di scudi di laburisti e insegnanti: incompatibili studio e spot Londra, 0K alia pubblicità a scuola Così Major vuol sopperire ai tagli all'Istruzione LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE A scuola come davanti alla tv, tempestati dalla pubblicità. Coca-Cola contro Pepsi, Nike contro Adidas, Levi's contro Wrangler: la battaglia per una nuova generazione di consumatori comincerà nei corridoi e nelle mense delle scuole medie e delle università, poi si propagherà alle elementari e forse anche agli asili. Il governo ha dato la sua adesione di massima all'ingresso della pubblicità nella scuola; ed è subito polemica per quei manifesti destinati - secondo il portavoce laburista in tema di educazione, David Blunkett - a «trasformare quelli che sono centri d'istruzione in teatri di promozione commerciale». L'idea è stata di un'azienda dell'Essex, la Imagination for School Media Marketing, che si è già messa in contatto con 5 mila scuole e ha ricevuto quasi 700 risposte favorevoli. Un successo comprensibile, perché gli utili sono allettanti e possono servire alle molte esigenze di una scuola moderna: si parla di un minimo di quattro milioni l'anno per una scuola che esponga 25 manifesti, di 24 milioni per una che ne accolga un centinaio. La prima pubblicità scolastica potrebbe comparire già l'autunno prossimo. L'unica condizione posta da Cheryl Gillan, vice ministro dell'Educazione, è che le direzioni didattiche siano d'accordo. Ma si tratta, anzitutto, di stabilire una sorta di codice etico: quele tipo di pubblicità ammettere, per esempio; e di quali prodotti. E' lecito, si dice, spingere anche i giovani studenti verso una scelta piuttosto che un'altra, ma sarebbe sbagliato creare un'ondata di consumismo che molte famiglie non potrebbero permettersi. Nessun problema finché si tratta di gelati o bibite. Ma come si può regolare il ten¬ tacolare mondo dei videogiochi, o quello delle scarpe da ginnastica così di moda fra i ragazzi d'oggi e sovente molto costose? Non è questione di messaggio pubblicitario, ma di prodotti. Occorre, insomma, molta cautela. Ma gli oppositori del progetto sanno che la cautela, quando sono in gioco certi interessi commerciali, è la prima a svanire. Molte scuole già accettano, in Inghilterra, forme indirette di sponsorship, con aziende che finanziano biblioteche, gite scolastiche, impianti audiovisivi. Ma è tutto molto blando, tant'è che il governo non ha ritenuto di intromettersi quando si è saputo, a maggio, che una scuola alla periferia di Londra sarebbe stata sponsorizzata da una marca di sigarette. Con la pubblicità il discorso cambia. L'associazione dei presidi parla di una «pericolosa» novità, l'associazione nazionale dei con- sumatori ammonisce che «non è accettabile prendere di mira bambini vulnerabili ai messaggi della pubblicità», persino la chiesa anglicana entra in campo affermando che «si tratta di una questione etica che richiede un attento esame». Ma ormai il dado, con la complicità del governo, è tratto. E a poco valgono le smorfie dei pubblicitari stessi, poco convinti dall'idea di esaltare hamburger o caramelle all'uscita di ogni classe: d'ora innanzi la scuola, in Inghilterra, sarà davvero come la vita. [f. gal.] Uno studente britannico
Persone citate: Cheryl Gillan, David Blunkett
Luoghi citati: Inghilterra, Londra
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