Arrestato il cassiere di Squillante

6 Blitz del pm milanese Gherardo Colombo in Costa Smeralda. Il manager nell'80 sfoggi a un sequestro Arrestato il cassiere di Squillante Banchiere svizzero bloccato in Sardegna MILANO. Era venuto in Italia per le vacanze, come ogni anno. Meta di sempre, la villa in Sardegna, a Porto Cervo: lui, Dionigi Resinelli, cinquantacinquenne cittadino svizzero, direttore della Società bancaria ticinese, la banca di famiglia. Stessa spiaggia, stesso mare, come ogni estate da almeno vent'anni. Certo non s'immaginava, Resinelli, che questa volta, ad aspettare il suo arrivo c'era il pm di Mani pulite Gherardo Colombo, interessato a chiarire proprio con lui i segreti di quel conto bancario in Svizzera aperto nel 1985 dall'ex capo dei gip romani Renato Squillante. «Il dottor Resinelli? Ci segua per favore». Si è trovato di fronte gli agenti del commissariato di polizia di Porto Cervo, all'improvviso, di domenica mattina. Al commissariato, ad aspettarlo, insieme a Gherardo Colombo, Paola Mossa, sostituto procuratore di Tempio Pausania, presente all'interrogatorio per competenza territoriale. Tante domande, poche risposte e qualcuna ritenuta falsa dai magistrati che, alla fine, hanno chiesto l'arresto di Resinelli proprio per falsa testimonianza; unica concessione, gli arresti domiciliari: il dirigente bancario svizzero dovrà starsene isolato nella sua villa. L'avvocato di Resinelli, Oscar Crameri, ha detto che il suo assistito non sa nulla di questa vicenda: «A nostro modo di vedere l'arresto è un provvedimento che come si suol dire non sta nè in cielo nè in terra. E ci opporemo in tutti i modi a queste misure coercitive che ripeto non hanno nessunissima giustificazione». In realtà quella di Colombo è una mossa clamorosa. Progettata da tempo, forse da quella domenica 17 marzo nella quale l'agente di cambio Giorgio Aloisio, titolare della Sim presso la quale la guardia di finanza ha scoperto fondi intestati a Squillante per circa un miliardo e mezzo, aveva fatto rivelazioni importanti ai giudici milanesi ammettendo d'aver compiuto per conto di Squillante fittizie operazioni di Borsa e di avergli trovato un contatto per aprire un conto in Svizzera. Aveva confessato Aloisio: «Nel 1985 presentai a Squillante Dionigi Resinelli, un dirigente della Società bancaria ticinese». E ancora: «Sape- vo che Squillante aveva aperto un conto ma dovevo far finta di credere che fosse di pertinenza del fratello che risiede negli Stati Uniti dove fa l'agente cinematografico». Quanto c'era su quel conto? Risposta dell'agente di cambio: «Non so, ma ogni volta che chiedevo a Resinelli come andasse il rapporto con Squillante lui mi rispondeva: tutto bene». Che si tratti di un conto miliardario, in qualche modo l'aveva fatto capire lo stesso Squillante in una delle tante telefonate intercettate dal pool. E' l'ormai famosa intercet- fazione del 2 marzo al Bar Mandara, quella nella quale Squillante, che sa di essere sotto inchiesta, chiede consigli a Misiani. Misiani lo calma: «Guarda che l'unica cosa che può venir fuori è un miliardo». E Squillante: «Ma sì, se vado, dico che ho giocato qualche volta...». A un certo punto Misiani chiede: «Ma riguardo al conto?». Risposta di Squillante: «Lo stanno cercando, non lotrovano». E invece i giudici l'hanno individuato in Svizzera. Conti intestati ai figli e alle nuore, sui quali è in corso una richiesta di rogatoria alla quale gli Squillante si sono finora opposti. Ed è proprio nell'attesa di queste rogatorie, un iter non breve, che è maturata l'ultima mossa del pool: interrogare in Italia Dionigi Resinelli, il banchiere indicato da Aloisio, l'uomo che dei conti svizzeri di Squillante sa molto, forse tutto, approfittando dell'arrivo in Sardegna per le ferie come ogni estate da quasi vent'anni, lui, tanto amante del mare sardo da tornarci anche dopo la gran paura del luglio 1980 quando sei uomini mascherati avevano cercato di rapirlo a Porto Taverna, di ritorno da una gita in Costa Smeralda con moglie e figli. Era sicuro dell'arrivo, il giudice Colombo che da due giorni si trovava in Sardegna, visto e fotografato dalle parti di Poltu Cuatu, a pochi chilometri da Olbia, lo stesso porto dove aveva la barca Antonio Staffa, perito del tribunale di Roma, ex docente universitario coinvolto nell'inchiesta partita da Squillante e arrivata alle tangenti pagate dal costruttore Armellini a un altro giudice romano, Antonio Pelaggi. Ma la «missione» in Sardegna di Colombo non era collegata a Staffa, l'obbiettivo era Resinelli: sapere da lui gli ultimi misteri del conto svizzero di Squillante. [r. m.] Il banchiere Dionigi Resinelli (foto del 1990) sfuggì a un sequestro a Sud di Olbia mentre rincasava con la moglie. Nella foto a destra il pm milanese Gherardo Colombo