Fini i «potenti» stanno con l'Ulivo

«Se il nostro sì servisse a disgregare la sinistra non ci tireremmo indietro» Fini: i «potenti» stanno con VUlivo «E An potrebbe votare la Finanziaria... » IL LEADER DELLA DESTRA ONOREVOLE Fini, nella sua intervista al Corriere della Sera D'Alema se la prende con i «poteri forti» che mirano all'indebolimento del governo Prodi. Sente forse un effetto-nostalgia per gli «esternatoli» di An che due anni fa si scagliavano contro Bankitalia? «I nostri "esternatoli" perlomeno avevano un'attenuante: parlavano in pieno agosto, il mese in cui fa un gran caldo e non si sa come riempire i giornali. Adesso siamo soltanto ai primi di luglio e con tutto il trambusto che agita l'Ulivo, D'Alema non trova di meglio che lanciare invettive contro i poteri forti. Contento lui». D'Alema ce l'ha con l'informazione scoopistica. «Il guaio ò che la sua avversione per i giornalisti talvolta gli fa perdere la bussola. Beninteso, non nego che l'informazione urlata non irriti spesso anche me. Ma da questo ad additare al pubblico ludibrio i poteri forti che tramerebbero contro il governo Prodi attraverso i giornali ce ne corre. Non foss'altro perché i poteri forti non tramano affatto contro il governo Prodi. E' poi molto curioso che D'Alema accusi la grande industria di voler umiliare la politica. Poteva accorgersene un po' prima, quando lui, ma non solo lui, ha cercato in tutti i modi di prolungare artificialmente il governo Dini con il rischio, stavolta serissimo, di mettere definitivamente la politica in un angolo a tutto vantaggio dei poteri forti». Non negherà però che il malumore della Confindustria per i primi passi del governo Prodi sta ad indicare un atteggiamento mutato dei «poteri forti». «Innanzitutto un chiarimento. Intendiamo con l'espressione "poteri forti" riferirci ai grandi potentati economico-finanziari? Se sì, D'Alema non ha di che preoccuparsi: i poteri forti stanno ancora con l'Ulivo perché si sentono più garantiti dal metodo della concertazione, dai riferimenti al capitalismo ispirato al «modello renano» in cui si definiscono i grandi accordi attorno a un tavolo in cui sono invitati solo i sindacati confederali e la Confindustria. Certo, adesso c'è il problema per l'Ulivo di conciliare l'inconciliabile e di mettere insieme la visione monetarista dell'economia di Ciampi con le spinte dell'estremismo operaistico di Bertinotti. Il miracolo sinora non è riuscito con il risultato che il governo Prodi ha messo in piedi una manovrina tutta contro le banche e contro le imprese. Per forza che si lamentano. Ma non e colpa dei poteri forti se nella maggioranza di governo si avverte più di uno scricchiolio. Anzi, D'Alema dovrebbe capire che chi è causa del suo mal pianga se stesso». Sta dicendo che D'Alema è la causa degli scricchiolii dell'Ulivo? «Ma se è stato proprio D'Alema ad aver accelerato il mutamento dello scenario politico imponendo tempi rapidi e assolutamente imprevedibili all'indomani del 21 aprile. D'Alema non poteva non sapere che con la Cosa 2, con l'idea di rafforzare la sinistra all'interno dell'Ulivo, avremmo assistito a degli inevitabili contraccolpi nel Centro. Bisogna tener conto che la sinistra è, e appare, già fortissima. Con il pds ben piazzato nei ministeri-chiave e Rifondazione comunista nella maggioranza è di fatto tutto l'ex pei ad essere entrato nell'area di governo. Ora D'Alema vuole imprimere un'ulteriore oscillazione rafforzando la componente di sinistra dell'Ulivo e trasformando il centro-sinistra sempre più in un sinistra-centro. Sfido io che le componenti di Centro dell'Ulivo siano in fibrillazione». In un'intervista a Repyubblica, però, Lamberto Dini suggerisce di allargare il Centro dell'Ulivo anche a ecd e cdu. «Dini si sente preso in una strettoia, con i partisti di Segni che lo abbandonano e Boselli che se ne va da un'altra parte. Non si può dire che il suo movimento stia vivendo uno stato di grazia, per di più in un governo che non deve contrattare solo con Cofferati, ma anche con Bertinotti. In queste condizioni intende rafforzare il centro dell'Ulivo allargandolo col supporto delle componenti centriste del Polo? Mi sembra un pio desiderio. Tra l'altro gli ha già risposto Casmi, che esclude il «soccorso» del ecd all'Ulivo in difficoltà. Casomai Casmi è disponibile a un processo che punti alla scomposizione dell'Ulivo, cioè che vada in una direzione esattamente opposta a quella auspicata da D'Alema. Dunque Dini si illude». Onorevole Fini, ma le sembra così improbabile l'ipotesi che, al momento del voto sulla Finanziaria, ecd, cdu e magari più di qualche spezzone di Forza Italia non compensino l'eventuale defezione di Rifondazione co¬ munista? «E chi l'ha detto che in quel caso il Polo dovrebbe dividersi?». Sta dicendo che An potrebbe addirittura votare a favore della Finanziaria? «Non coniamo troppo. Sto dicendo che se quell'ipotetico voto servisse non a sopperire alle carenze dell'Ulivo ma ad accelerarne l'eventuale disgregazione, non vedo perché Alleanza Nazionale non dovrebbe prenderne atto e contribuire con il suo appoggio al consumarsi del governo di centro-sinistra». Intanto, le grandi manovre al Centro non la mducono a lavorare sull'idea di un partito unico con Forza Italia? «No, sono contrario al partito unico perché sarebbe una grande sciocchezza umiliare la pluralità delle componenti del Polo. Il secondo tempo del Polo è lutto qui: evitare la scorciatoia del partito unico senza rassegnarsi all'idea di una coalizione in cui ciascuno va per conto proprio salvo poi ritrovarsi assieme soltanto al momento di fare le liste elettorali». In An c'è aria di fronda. Nell'esecutivo di martedì chiederà solennemente di serrare le fila? «Rinnoverò le mie critiche nei confronti di una classe diligente del partito che non sempre è stata capace di rispecchiarsi nella virtù della compostezza. Voglio dire che è finita l'epoca dei boscaioli della politica, del manicheismo ideologico che taglia i problemi con l'accetta e che punta esclusivamente alla preservazione di ima propria identità pura e separata. E che invece occorre saper agire in modo composto, sia quando si vince, senza lasciarsi andare a troppi entusiasmi, sia quando si perde, senza farsi vincere dallo scoramento». Non è che i Fiori e i Selva si stanno dando da fare per riunirsi alla vecchia famiglia democristiana? «Ma quando mai. La de è finita per sempre, punto e basta. Certo, fa una certa impressione il De Mita che invoca il ritorno della de. Ma De Mita non riuscirà nell'impresa, ne sono sicuro. Anche se in quella invoveazione traspare tutto il disagio del Centro dell'Ulivo per un'eccessiva egemonia della sinistra. D'Alema faccia attenzione a questo. E non se la prenda con i poteri forti». Pierluigi Battista «Se il nostro sì servisse a disgregare la sinistra non ci tireremmo indietro» «A volte l'avversione di D'Alema per i giornalisti gli fa perdere la bussola» nu - Ma questo atto della commedia è ancora tutto da scrivere». Ma anche Forza Italia non vuol chiudersi alcuna strada. Ed ecco che Pisanu sottolinea di essere d'accordo con D'Alema nell'accusare ci piani alti del potere economico» di voler «contenere il ruolo della politica e limitarne lo spazio di iniziativa». E la comune difesa della autonomia della politica chissà dove può portare.