Prodi il governo non rischia

Troppi «pettegolezzi». Polemica sulle accuse di D'Alema ai poteri forti Troppi «pettegolezzi». Polemica sulle accuse di D'Alema ai poteri forti Prodi; il governo non rischia Ma ilpremier vuole garanzie dagli alleati ROMA. «Il governo non rischia» garantisce Prodi al TG5. Ma chi è che trama contro il governo Prodi? D'Alema, in una intervista al Corriere della Sera sostiene che i «poteri forti», proprietari dei grandi giornali, tramano contro l'esecutivo. Sostiene che Agnelli, De Benedetti, Cuccia hanno interesse a «spezzare le gambe al governo» per tenerlo sotto controllo indebolito. Alleanza nazionale (Gasparri) accusa proprio D'Alema assieme a Dini di render difficile la vita al governo («siamo di fatto già al dopo Prodi»), Martinazzoli sospetta che D'Alema assieme a Berlusconi punti ad aprire la via ad Amato. Nessuno è in grado di dire dove è la verità. L'imico risultato di tanto accusare incrociato è, però, che Prodi si sente realmente sotto tiro, specie dopo il convegno di Liberal. E medita di chiedere un chiarimento alla luce del sole ai suoi alleati sui tanti «pettegolezzi» che circolano. Gli esami si avvicinano. Nei prossimi quindici giorni, come ricorda il capo del gruppo misto alla Camera, Paissan, «verranno al pettine» il documento di programmazione economica, il dibattito sulle riforme, il riordino delle tv. «Dall'esito di que- ste tre prove dipenderà il futuro della coalizione». Bertinotti conferma che cominciano gli esami. «Aspetto il governo Prodi alla prova del buon senso» spiega il segretario di rifondazione comunista, che vuole modifiche al documento di programmazione. Che è quel che chiede la cgil, che ritiene opportuno anche il pds. E che, da ieri, trova di fatto sponde anche tra i popolari. L'avviso arriva dal presidente del partito, Giovanni Bianchi, che ricorda a Prodi che «chi si è messo sulla strada dello scontro è poi dovuto ritornare precipitosamente al tavolo del dialogo con le parti sociali. Il rigore non può crescere a spese di uno stato sociale che deve essere ripensato, ma non smantellato». Insomma, crescono i dubbi di pari passo alla confusione. Mentre Dini si sta mettendo in posizione di lancio per cogliere le opportunità che potrebbero nascere. Casini, segretario del ecd e parte del Polo, è il più esplicito nel farsi avanti. Ormai ogni giorno ripete che non arriverà in soccorso del governo dell'Ulivo se Bertinotti gli voterà contro. Ma se a settembre «quella alleanza si romperà, allora sarà possibile favorire la convergenza di tutti i moderati». Dietro l'angolo dell'estate ci sarebbe, quindi, il lavorio per sostituire il governo dell'Ulivo con un governo di «larghe intese». Quello che, per capirci, progettavano un po' tutti prima delle elezioni prevedendo un risultato di sostanziale parità. Grande maggioranza che dovrebbe tener fuori le ali estreme: Fini a destra e Bertinotti a sinistra. I due lo hanno ben capito e non hanno nessuna intenzione di farsi mettere nell'angolo dei cattivi. «Bertinotti alza il tiro, ma è tiro preventivo di chi in realtà vuole evitare la battaglia. Non andrà oltre le minacce» prevede il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Pisanu. E Fini dice che lui farà quello che faranno i centristi. Per non farsi staccare. Bertinotti voterà contro Prodi solo quando arriverà «il soccorso annunciato di ecd e edu - insinua Pisanu - Ma questo atto della commedia è ancora tutto da scrivere». Ma anche Forza Italia non vuol chiudersi alcuna strada. Ed ecco che Pisanu sottolinea di essere d'accordo con D'Alema nell'accusare ci piani alti del potere economico» di voler «contenere il ruolo della politica e limitarne lo spazio di iniziativa». E la comune difesa della autonomia della politica chissà dove può portare. A fianco D'Alema Sotto Ferdinando Adornado

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