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OGGI Due miliardi e mezzo a testa per Pavarotti-Domingo-Carreras Il Bingo delle ugole d'oro BLONDRA INGO. Il concerto d'esordio della tournée mondiale del trio Carreras-Domingo-Pavarotti ha fruttato agli ormai attempati tenorissimi due miliardi e mezzo a testa. Cinquantamila spettatori allo stadio di Wembley, diritti televisivi ceduti in esclusiva a una rete giapponese e la bella cifretta è raggiunta in fretta. Esasperato dalla totale identificazione - i grandi stadi, le folle, gli effetti e gli effettacci - fra «arte lirica» e «musica pop» Der Spiegel in edicola oggi picchia sodo. In copertina, i tre inseparabili addentano, avidissimi, salsicce, salami, panini. Artisti o sguaiati, insaziabili bulimici? In effetti, l'ufficio stampa di Pavarotti ha annunciato che la centosessantacinquesima dieta del «magnifico» è da considerarsi «sospesa». Alla fine dei suoi leggendari filati, di fronte alle ovazioni del pubblico, Montserrat Caballé ammetteva di pensare: «Cachet assicurato, un altro porcellino per la mia finca», la tenuta agricola che le sta¬ va a cuore quanto Bellini. Ma erano briciole. Il clamore nasconde un'altra verità, e i tre furboni e i loro manager l'hanno capita da tempo: il tenore lirico da teatro è un'entità vocale che appartiene al passato. Il grassone piantato in mezzo al palcoscenico, scenicamente inverosimile, preoccupato soltanto di scolpire l'acuto, oggi fa ridere. Il suo esagerato realismo è incredibile. Sono rimasti soltanto i loggionisti a pendere dalle loro ugole platinate. Per chi vuole fare business, non resta che dire addio ai teatri, dove infatti cantano raramente. Meglio gli stadi, le terme romane, le spiagge della California, i parchi di New York, il nuovo pubblico che in un vecchio teatro non ha mai messo piede. Loro stonano, esagerano, berciano, ridono. Cantano con le belle voci un grottesco requiem della Urica. Caruso e Schipa saranno indignati o invidiosi? Sandro Cappelletto SERVIZIO A PAG. 19