TIVÙ TIVÙ di Alessandra Comazzi

=1 TIVÙ' & TIVÙ' =1 6/ si può distrarre con Dalla ma Arlecchino fa pensare di più E, finito un ciclo. Un ciclo piccolo, sperimentale, anche se in questo caso il concetto di sperimentazione può sembrare paradossale: il ciclo della prosa in prima serata il venerdì, come una volta. Ha senso, nella tv di oggi, andare con la memoria al passato, se il passato non si considera a tutti i costi un modello da imitare, ma una fonte cui ispirarsi solo se ne vale la pena. Il teatro sul video è uno di quegli argomenti da trattare con attenzione: perché appena un attimo dopo c'è la parola noia. Non noia per il teatro in sé, ma per tutti i discorsi che ci si fanno attorno. L'Italia in questi giorni d'estate rigurgita di spettacoli seguitissimi, all'aperto e al chiuso, ma comunque si sa che il pubblico dei festival è per forza inferiore a quello della tv. L'altra sera è andato in onda su Raidue «Arlecchino servitore di due padroni», con Alessandro Haber: certo non è stato un clamoroso successo. In cifre relative sì, si è avuta una conferma dell'interesse all'articolo da parte di un milione di persone e più, che sono comunque molte; ma le cifre assolute, quelle dei grandi numeri, chiedono altro. Chiedono i 5 milioni 729 mila telespettatori che hanno seguito su Raiuno la prima parte di «Te voglio bene assaje» (4 milioni 643 mila nella seconda), il concerto grondante retorica da piazza del Plebiscito a Napoli, presentato da Gianni Mina e dalla plastificata Milly Carlucci, dedicato ad Antonello Venditti, ai suoi «friends» e alle sue canzoni «evergreen». C'era anche Lucio Dalla con il nuovo look, i capelli invece del cappello, la barba che sta ricrescendo e niente occhiali. Dalla e Venditti hanno cantato insieme «Ma dove vanno i marinai» e certo hanno avuto buon gioco sul povero Arlecchino che cerca Florindo, l'innamorato della sua padrona, e intanto serve anche lui. Ci vuole applicazione per seguirlo, per le canzoni non è così. Quel milione di pubblico che percorre altre strade non è però da dimenticare, ormai lo dicono anche i pubblicitari. Lo spazio c'è, non ancora le formule alchemiche. Forse, nei confronti del teatro, sono necessarie altre operazioni, è necessario inventare un genere apposta per la televisione, che non sia né il teatro ripetuto tale quale, né il romanzo sceneggiato. Bisogna provare, provando e riprovando. A volte si lanciano novità che poi sono tali soltanto in qualche marginale aspetto tecnico. Sempre venerdì ha debuttato su Raitre «Il viaggiatore», annunciato come «un viaggio alla scoperta di luoghi e abitudini inconsueti del nostro pianeta, con la guida di Natasha Hovey» (acqua Ferrarelle, per intenderci). L'innovazione è costituita dalla Hovey, collocata a presentare in stile come Gaia De Laurentiis di «Target»; in più, una cornice in quattro dimensioni e un'intervista a Biagi, che ha impreziosito la trasmissione con idee originali, soprattutto sugli italiani all'estero. Ma per il resto, era un insieme di documentari, sui lemuri o sulla festa cilena sincretica della Tirana, interessanti ma consueti. La cosa più carina era lo spot, con due che si alzano da un letto caldo per rinfrescarsi con la tv che li manda in giro per il mondo. Ma poi non si dice che tornano a dormire. Alessandra Comazzi il

Persone citate: Alessandro Haber, Antonello Venditti, Biagi, Dalla, Gaia De Laurentiis, Gianni Mina, Lucio Dalla, Milly Carlucci, Natasha Hovey, Venditti

Luoghi citati: Italia, Napoli, Tirana