Il futuro è già passato parola di profeti tecnologici di Beniamino Placido

il gaso. William Gibson e Jim Clark, duetto telematico con provocazione: il domani non si prevede, si progetta il gaso. William Gibson e Jim Clark, duetto telematico con provocazione: il domani non si prevede, si progetta Il futuro è già passato parola di profeti tecnologici DNAPOLI UE personaggi che più diversi non si può hanno ricevuto venerdì scorso, nel I l'ambito del Summit della Comunicazione svoltosi a Napoli, il premio per «Il comunicatore dell'anno» istituito da Telecom Italia. Uno è William Gibson, lo scrittore clie a metà degli Anni Ottanta ha coniato la parola «cyberspazio» e ha rivoluzionato lo scenario e il linguaggio della fantascienza. Non ci sono né astronavi, né alieni nei romanzi dì Gibson, ma quartieri metropolitani grondanti ruggine e polistirolo, reti planetarie di comunicazione attraversate da flussi dì informazioni attorno ai quali aleggiano poteri insondabili e inquietanti, corpi umani trasfigurati da impianti e trapianti, protesi bioniche e stimolanti chemioelettronici. L'altro premiato e Jim Clark, scienziatomanager, fondatore di una piccola azienda che ha messo a punto lo strumento - l'ormai arcinoto «Netscape» - che almeno 50 milioni di persone usano oggi per navigare in Internet, e cosi facendo ha racimolato in un paio d'anni parecchi milioni di dollari. Con il loro particolare profilo e la loro accostata diversità, questi due personaggi ci dicono alcune cose su cui vale la pena di soffermarsi, in tema di tecnologia e cultura, di formazione e telecomunicazioni, di uomini che si stanno trasformando in qualcos'altro e di sistemi tecnologici che cominciano a trovare gli uomini un po' limitati se non forse superflui. A Napoli li ha aiutati a esprimere i significati che i due comunque si portano addosso un nutrito gruppo dì storici, filosofi, scrittori, sociologi e giornalisti, orchestrato con verve da Beniamino Placido. Quale segno appropriato dei tempi, Gibson (bloccato in Canada da un lutto familiare) era virtualmente presente tramite una sofisticata apparecchiatura di teleconferenza, mentre Clark sedeva di persona al tavolo degli invitati. Quel che l'accoppiata Gibson/Clark, il narratore e il manager, lascia intendere è che non è vero che il futuro sia già cominciato. Il futuro è già accaduto. La Rete senza dimensioni e senza confini che angoscia gli inesperti ma dalla quale gli esperti sanno ricavare veri tesori, preconizzata dai primi lavori di Gibson negli Anni Ottanta, esiste e gira benissimo, tanto che cresce al ritmo del mille per cento Vanno. Fino a pochi anni fa si poteva dire al più che funzionicchiava, ma poi è arrivato Jim Clark con il suo Navigator, il programma che permette di viaggiare in Internet perfino agli adulti, e il mondo si è sciolto in un colorito, caleidoscopico, infinito reticolo di dati. Quello descritto dieci anni prima da Gibson. E il futuro si è appiattito di colpo sul passato. Il bello ò che l'idea su cui si basa Navigator è nata in Europa, e precisamente al Cern di Ginevra, dove i fisici sentivano il bisogno di una sorta di cane da tartufi elettronico al fine dì trovare rapidamente i documenti occorrenti per il loro lavoro. Ma fu lo scienziato-manager americano, non gli studiosi europei, a capire che quel programma capa¬ ce di saltare da un documento all'altro a suon di click del mouse poteva interessare a milioni di persone. A far la differenza, naturalmente, non fu solo l'indubbio talento di Clark, ma anche un sistema orientato a premiare con rapidità il merito, a finanziare anche invenzioni sulla carta evanescenti (quale banca italiana fmanzierebbe mai un «navigatore» fatto di bit che oltre a essere invisibili sono persino ancora da mettere in ordine?), a vedere nella tecnologia uno strumento per esplorare nuovi mondi di esperien¬ za non meno che per fare quattrini. Che sono fattori sociali e culturali ben prima che economici. Le morali che da tutto ciò si possono trarre? C'è solo da scegliere. La tecnologia sospinta da imprenditori capaci è ormai in condizioni di raggiungere e soprawanzare la fantascienza in pochi anni, almeno nei casi in cui quest'ultima rimane sulla Terra. D'altra parte le previsioni tecnologiche che si vogliono scientifiche sono perennemente sbagliate, vuoi perché la mira è corta, vuoi perché è fuori bersaglio. Allora for¬ se converrebbe smetterla. Smetterla di voler anticipare il futuro, di cercare di prevederlo, facendosi cogliere dal panico alla vista degli incubi ipotetici che ci riserva. Il futuro non si prevede: si progetta. Che tradotto nel campo delle tecnologie della infotelecomunicazione significa decidere che tipo dì sistemi tecnologici vogliamo sviluppare. Quali effetti vogliamo che abbiano sulle persone, sulle relazioni sociali, sui processi formativi, sulla cultura. Quali costi economici e sociali siamo disposti per essi a sostenere, e quali, invece, decisamente no. Dopodiché si tratta di adoperarsi per trasferire il più rapidamente possibile il progetto nella realtà. A parte i suoi meriti intrinseci, può darsi che questa strategia pratico-cognitiva sia un buon modo per ristabilire una giusta distanza tra l'immaginazione e la realtà, come, condizione per generare nei prossimi anni altri poeti della tecnologia come Gibson. E non importa quale delle due viene prima dell'altra. Luciano Gallino Tra fantascienza ed esplorazioni su Internet: il manager e il narratore premiati a Napoli come «Comunicatori dell'anno» Tra fantascienza ed esplorazioni su Internet: il manager e il narratore premiati a Napoli come «Comunicatori dell'anno» Disegno di Shuto Qui accanto Beniamino Placido Disegno di Shuto Qui accanto Beniamino Placido

Luoghi citati: Canada, Europa, Ginevra, Napoli