Un tesoro per il giudice sott'inchiesta

Un tesoro per il giudice sotfinchiesta L'OMRA L'OMBRA DELLE TANGENTI Sequestrata la documentazione del perito del tribunale di Roma dopo un blitz nello yacht e in una villa Un tesoro per il giudice sotfinchiesta Milano, Pelaggi aveva un miliardo in Cct e molti appartamenti FMILANO INITI con un «nulla di fatto» gli interrogatori degli arrostati, è sulle carte sequestrate che si appunta adesso l'attenzione dei magistrati milanesi che indagano sulle presunto tangenti pagate dal costruttore Renato Armellini per «aggiustare» inchieste e processi. E, tra queste carte, i riscontri di un patrimonio miliardario riconducibile al giudice Antonio Pelaggi. Il dossier più voluminoso è quello trovato nello studio e nelle case di Antonio Staffa, perito del tribunale nonché docente all'università La Sapienza di Roma. Da ieri sospeso dall'incarico: il rettore Giorgio Tecce ha firmato il decreto che gli inibisce temporaneamente il posto di professore associato di economia aziendale presso la facoltà di sociologia. A Roma, nell'abitazione e nell'ufficio di Staffa, sono stati raccolti qualcosa come venti faldoni di documenti. Meno consistente, ma pur sempre «interessante» il materiale sequestrato la scorsa notte in una villa in Sardegna del professionista (presso Porto Cervo) e nel suo yacht. Mentre da Sassari arrivano nuovi guai: alcuni ex amministratori della locale Banca popolare, incriminati in base a una perizia redatta da Staffa, hanno chiesto accertamenti sulla perizia stessa e sulla relativa parcella che era di novecento milioni (ma il gip che l'aveva ordinata gliene aveva riconosciuti «solo» seicentocinquanta). Un'inchiesta tira l'altra, insomma. E a Milano questo meccanismo continua. Si era partiti con l'arresto dell'ex capo dei gip Renato Squillante. Da lui all'avvocato Antonio Pacifico, con l'ex ministro Cesare Previti tra gli indagati. Da qui ancora alla tangente paga¬ ta dai Rovelli, con l'arresto dell'avvocato Giovanni Acampora (e sempre Previti tra gli indagati). E da Acampora e dai documenti trovati nel suo studio (un'autentica «miniera» per capire parecchie cose del sottobosco giudiziario, romano e non solo) alla convocazione di Alessandro Mei, ex genero di Armellini, e agli arresti di giovedì. E adesso la nuova «miniera» pare proprio la documentazio¬ ne trovata a Staffa, o meglio al binomio Staffa-Pelaggi, cioè il magistrato già a capo dell'ottava sezione penale del tribunale di Roma che aveva l'abitudine di affidare le perizie sempre agli stessi consulenti. Ricco, a quanto pare il giudice Pelaggi: un miliardo in Cct, svariati appartamenti. Tanto ricco che poteva permettersi di tenere con nonchalance quasi cento milioni in contanti tra i libri di casa. Ma come ha fatto, lui magistrato con moglie dipendente del ministero delle Finanze, a mettere insieme simile patrimonio? Interrogato, Pelaggi non ha negato il suo «benessere» ma sembra che non sia riuscito a dare risposte convincenti su come è riuscito a metterlo insieme. Anche se, secondo il suo avvocato Pietro Nocita, «ha respinto in toto ogni accusa». Il giudice come gli altri arrestati, insomma: «Non c'entriamo». E sulla base di questo i rispettivi legali hanno già presentato istanza di scarcerazione. La procura, finora, non ha espresso il suo parere e non ha lasciato intendere nulla neanche ai legali che ieri, per pochi minuti, si sono recati a parlare con pm Piercamillo Davigo (c'erano quelli del commercialista Sergio Melpignano e dell'ispettore del Secit Carlo Capitanucci). [s. mar.] ut* li costruttore Renato Armellini

Luoghi citati: Milano, Porto Cervo, Roma, Sardegna, Sassari