«Trattati come criminali E'ora di rialzare la testa»

OGGI SFOGLIANDO L'ALBUM DB «FAMIGLIA» OGGI IERI OGGI : : ■: ■■ ■ ■ «Trattati come criminali E' ora di rialzare la festa» CROMA OSA fa un socialista del '96? Vive. Di rimpianti più che di rimorsi. «Finalmente libero da nani e ballerine». E si lacera, ma senza rompersi, fra craxiani estremi e uraxiani pentiti. L'estremo è quel delegato siculo che si è fatto una notte di treno per incontrare Bobo e prenotare un appuntamento ad Hammamet. Il pentito, spesso anziano e con accento laziale, non fa che raccomandarsi all'anima di Nenni e brontolare «Bettino ci ha lasciato con le pezze ar culo». Però stanno qui entrambi, mescolati in parti più o meno uguali fra i duemila irriducibili della Fiera, «lo zoccolo durissimo» lo chiama Ugo Intini, che nel suo intervento si ricorda benissimo di dimenticare Craxi: non lo cita neanche una volta. Come Manca, Cicchitto e la gran parte dei fantasmoni, del resto, tanto che Luca Josi, la giovane vestale di Hammamet, ci rimane lui po' male: «Bravo Intini, bel discorso. Non sembrava neanche il portavoce di Bettino». Come in tante altre storie della vita, mentre i maschi rinnegano, sono le donne che rimangono fedeli: se non altro a un ricordo. «Visto che nessuno lo ha fatto prima», mormora al microfono Margherita Boniver, «vorrei mandare un saluto affettuoso a un amico caro e malato...». Gli Estremi delle prime file scattano in piedi come pei- un gol aspettato da mille giorni ed è un urlo represso, il loro, e perciò quasi feroce: «Bet-ti-no, Bet-ti-nol». Intini non grida e non applaude, neppure stavolta. Non per vigliacchieria, spiega, ma perché è l'unico modo per tenere unito il partito. «Alle prossime amministrative - promette l'Ugo della concordia, avremo il nostro simbolo - libro, sole e garofano - e potremo schierarci con l'Ulivo in una città e con il centro un'altra, ma con An mai». Perché lo fa un socialista del 96? «Perché ci crede», dice Intini. E - aggiungono gli altri - per fargliela ve- dere, un po' a tutti. A Di Pietro, che sulla Giovine Italia, il giornale della Jugend craxiana diretto da Luca Josi, viene descritto mentre «prende a testate un congiuntivo». A D'Alema che «vuole annetterci ma a queste condizioni non ci avrà» (Manca e De Michelis). A Giuliano Aliato, «il topo nel formaggio» (Bobo Craxi), «il generale in fuga» (Intini), «il Cari Schmitt domestico di D'Alema» (La Ganga). A Rosy Bindi, che in un cruciverba diffuso in sala compare al 27 orizzontale, «marca di torte-gelato e donna più orrenda del pianeta». E poi agli umoristi di sinistra, che per anni hanno campato sui socialisti senza immaginare che sapessero fare satira da soli: «Manette per il ciclista Indurarli: pericolo di fuga» (dal giornaletto di Josi). Ma come fa un socialista del '96? Dove trova la voglia, persino il co- raggio di riprendere quell'etichetta logorata dall'uso e dall'abuso, e rigettarsi nella mischia da cui è appena uscito sballottato, sbeffeggiato e perdente? Il giovane intellettuale di destra Pietrangelo Buttafuoco guarda le facce in sala e sorride: «Qui dentro si annusa l'aria del vecchio msi». Forse ha ragione. Non le idee, certo. Ma l'aria è la stessa. Aria di reducismo, con la Prima Repubblica al posto di quella di Salò. L'applauso ai propri morti: al nome di Gabriele Cagliari, evocato dal palco, tutti in piedi. La fierezza triste di chi si sente escluso dal nuovo arco costituzionale e così gli scappano espressioni come «sdoganamento» (De Michelis) che un tempo abbondavano sulle labbra dei missini. La sensazione auloconsolatoria di essere soli contro il mondo: «Ci hanno trattati come criminali, ma ò arrivato il momento di alzare la testa!» (Boniver). Il risentimento nei confronti dei giornalisti, simboli di un'opinione dominante ancora ostile, per cui i missini erano tutti fascisti e i socialisti sono lutti ladri. Le esplosioni estemporanee di originalità: «Compagni, agitate i garofani. Ricordiamo Cavallo Pazzo!». E l'orgoglio di chi non si considera battuto dalla storia ma dalle congiure esterne. «La differenza», dice Luca Josi, «è che il nostro Mussolini è malato, ma vivo: i comunisti di oggi non sono riusciti a ucciderlo». L'evocazione del Grande Capo, e un'onda emotiva che si gonfia col passare degli interventi e delle ore, in attesa di convogliare nel Discorso del Figlio, l'unico portavoce autorizzato. Ritto sul palco, con la sua aria da ex tiglio di papà trasandato riconvertito alle durezze della società capitalista, Bobo Craxi non fa pena né rabbia. Fa, un po' a sorpresa, simpatia. Legge, male, gli appunti. Strappa un isolato «abbasso Di Pietro» alla platea. Poi quando arriva a «spetta ai socialisti sopravvissuti...», posa i fogli e comincia a tremare. Gli porgono mi bicchiere d'acqua, ma là tremare anche quello. «Ringrazio chi ha manifestato solidarietà verso il segretario del partito e ha saputo distinguere fra im leader politico e un criminale matricolato...». A questo punto non ce la fa più: né lui, né i socialisti. «Cra-xi, Cra-xi», urlano dalla platea. Bobo pare sul punto di svenire. Spende l'ultimo filo di voce per dire «Grazie, non è il caso. Ho parlato con mio padre ieri sera. Non mi ha detto nulla. Solo: "Saluta i compagni"...». E stavolta è troppo, è come a Stranamore: si commuovono tutti, persino qualche anticraxiano. Bobo scompare negli abbracci dei vecchi e poi in un'intervista con Bianca Berlinguer. Li vedessero i padri. Li vedono i fotografi, che corrono a immortalare questa unità socialista fuori tempo massimo. Massimo Gramellini Al termine del discorso Bobo saluta la platea e comincia a tremare «Lasciate che ringrazi chi ha saputo distinguere fra un leader politico e un abile criminale» I compagni applaudono e lui si commuove Margherita Boniver «Mando un saluto a un amico lontano ed ammalato...» E la platea in piedi grida: «Bettino!» Luca Josi: «Il nostro Mussolini sta male ma è vivo I comunisti di oggi non sono riusciti a uccidercelo» Bettino Craxi nel '91, al quarantaseiesimo congresso del partito socialista italiano, inneggia alla rielezione .3. o Craxi sul palco del congresso l i i rti l l ! (Bi) Il ii Bettino Craxi nel '91, al quarantaseiesimo congresso del partito socialista italiano, inneggia alla rielezione sventolando un mazzo di garofani rossi La «débàcle» del psi sembra ancora lontana Ugo Intini mentre apre la manifestazione nazionale di «rifondazione socialista» davanti a molti ex dirigenti del psi e a duemila militanti arrivati da varie regioni «Alziamo i nostri garofani, oggi è rinato il partito» Nuovo look dell'ex leader anche nella capigliatura per il «nuovo corso- del Garofano De Michelis nel '91, quand'era ministro degli Esteri e portava i capelli riccioluti fino al collo Una spilla col volto di Craxi Bobo Craxi sul palco del congresso

Luoghi citati: Hammamet, Italia, Salò