«Bankitalia? No, Banconapoli» di Enrico Mentana

«Bankitalio? No, Banconapoli» IL DIRETTORE DEL TG5 «Bankitalio? No, Banconapoli» Mentana: la lottizzazione non perdona LROMA A Rai ombelico del mondo, specchio-fedele del Paese e dei suoi politici. Enrico Mentana di questi giorni, cinque anni fa, firmava il suo contratto da direttore della Fininvest, al Tg5. Mentana ci tornerebbe adesso? «Non ho la sindrome di Montecristo, e non mi sembra che in Rai i direttori di telegiornali abbiano vita lunga. Finora, in cinque anni, io ho cambiato cinque competitore. Sto aspettando il sesto». Sta dicendo che anche questi politici, anche l'Ulivo, lottizzerà la Rai? «Il balletto cui stiamo assistendo in questi giorni lo conferma. Due anni fa, quando vinse le elezioni, la prima cosa che il Polo fece fu di (.ambiare d'un colpo tutti i dirigenti Rai. Adesso, vedremo...». Perché chiunque vinca le elezioni, la prima cosa che fa è mettere le mani su viale Mazzini? «Perché questa, in Italia, sembra essere una delle regole della politica. A torto o a ragione, in buona fede magari, perche convinti di fare una "lottizzazione buona" contro una "lottizazione cattiva", ma chi ha il potere sente di dover prendere il bastone del comando nel servizio pubblico radiotelevisivo». Sta dicendo che torneremo ai consigli d'amministrazione nei quali si aspettava il bigliettino del politico di turno con le indicazioni sul da farsi? «Per la verità, quei tempi in Rai non sono mai passati, dome esempio, vada a rileggersi i giornali del 31 luglio di due anni fa. Il consiglio d'amministrazione non era ancora stato nominato, che già circolavano i nomi dei direttori dei telegiornali». E' quel che sta succedendo oggi, a suo avviso? «Esattamente. Insisto: il problema sta tutto nel consiglio di amministrazione». Lei chi vorrebbe? «E'un problema di metodo. La Rai è una grande azienda. Non fa solo informazione. Fa anche cinema, intratteni¬ mento, fiction, programmi educativi...». Tutte cose che ai politici non interessano. «Benissimo. Ma la Rai è un servizio pubblico, e quelle funzioni ce l'ha. Vogliamo metterci gente che sappia di cinema, di intrattenimento, di fiction, di editoria?». E nessun consiglio d'amministrazione, e nessuno dei tanti nomi che stavolta girano, le sembrano adeguati? E poi, scusi, ma come mai ha tanto a cuore le sorti della Rai? «Chiariamo subito che una Rai forte fa forte anche Mediaset: dobbiamo confrontarci, dobbiamo farcela. La Fininvest è stata debole, nella sua storia, quando aveva di fronte una Rai debole. In quanto al cela: non vede come viene sempre composto quello di Viale Mazzini? Allora: ci vuole una donna. Adesso l'ha detto anche Violante, no? Con i professori c'era Elvira Sellerio, poi la Moratti, stavolta sarà Madolina Marcucci o Emma Marcegaglia. Poi un professore di storia, non fa male un po' di cultura: Tullio Gregory e poi Franco Cardini erano addirittura medievalisti. Stavolta potrebbe andare bene un filosofo come Paolo Del Debbio. Poi qualcuno che sappia di editoria: con la Moratti c'era Mauro Miccio, prima c'era un esperto di informazione come Paolo Murialdi, e tra i nomi che hanno circolato ci sono stati anche manager dell'editoria, no? Poi, per carità, il mondo dell'impresa: Presutti-Marchini contro Feliciano Benvenuti e Claudio Demattè». Perché Nuccio Fava dice che il direttore del Tgl deve per forza essere un cattolico, meglio se ex democristiano? «Perché è stato così per quarant'anni. Perché alcuni giornalisti che lavorano oggi al Tgl sono stati assunti prima in un telegiornale unico, cattolico e democristiano per forza. Poi i Tg sono diventati due, c'erano anche i socialisti, e infine tre, uno bisognava darlo al pei. E con lo spostamento politico delle reti, nelle redazioni c'erano le trasmigrazioni. Pensa che ce la faranno Prodi e Veltroni a far meglio del Polo nella Rai? «Beh, ma Prodi, che è una bravissima persona, di queste cose che succedono alla Rai dovrebbe essere abbastanza informato: da presidente dell'Iri ne è stato editore per tanti anni. E anche Veltroni: era lui il responsabile dell'informazione, nel pds, se non sbaglio». Veltroni ha detto che la Rai dovrebbe essere come la Banca d'Italia. «Della Banca d'Italia dovrebbe avere la stessa autonomia dai politici. Altrimenti, mi dispiace, ma non vorrei che invece la Rai si trasformasse nel Banco di Napoli». Antonella Rampino «Io a Saxa Rubra? Non soffro della sindrome di Montecristo» Nella foto grande Enrico Mentana In alto a partire da sinistra Nuccio Fava Ettore Bernabei e Letizia Moratti

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