Jannacci «lo nonno ma con il loden verde » di Fulvia Caprara

Per la prima volta sul set di «Figurine», il film che il cantante sta girando a Roma Per la prima volta sul set di «Figurine», il film che il cantante sta girando a Roma Jannocci: «lo, nonno ma con il loden verde » ROMA. Un nonno vetero-comunista imbevuto di idee bolsceviche, ma anche innamorato del calcio: siamo nel novembre del '69 e Enzo Jannacci, loden verde e berretto calcato sulla fronte, assiste seduto in panchina a una partita fra bambini. In mezzo ai piccoli giocatoli che inseguono il pallone c'è suo nipote, Alberto, di nove anni: ad ogni gol il nonno scatta in piedi e esulta con il pugno chiuso. I bravi calciatori, per lui, sono come gli eroi del comunismo: degni di rispetto illimitato. In una pausa della lavorazione di «Figurine», primo film di Giovanni Robbiano, genovese, classe 1958, il cantante-medico-attoreshowman Enzo Jannacci parla di questa sua inedita «performance» cinematografica. Ma il ruolo che interpreta, in un piccolo e delicato film d'esordio, è solo il punto di partenza per una cavalcata tumultuosa dentro la sua vita. Dove c'è di tutto: i pazienti ammalati di cuore salvati a un soffio dalla morte e gli inizi nei cabaret milanesi, ai tempi in cui Diego Abatantuono era un «morettino filiforme»; gli anni passati a New York, a fare il cardiologo, e le ore e ore consumate a guardare cinema; gli insegnamenti di Dario Fo e quelli che dovrebbero essere, «ma non sono», forniti agli alunni delle scuole italiane. Che cosa le piace di questa esperienza cinematografica? «Il fatto che il regista è un ragazzo disponibile e amabile. Gli ho chiesto se potevo estendere le mie battute, aggiungerci delle cose che magari potevano andar bene, lui mi ha detto di sì, così abbiamo cominciato a lavorare in una maniera interessante: prima improvviso, poi provo e poi giriamo le scene». Che tipo è questo nonno? «Un personaggio curioso, un comunista dalla fede incrollabile, inventore di strani modi di dire. Il suo problema è che non riesce proprio a capire perché sua figlia si sia andata a sposare con uno che per lui è un "baciapile". Naturalmente il nipotino con questo nonno si diverte un sacco». E' vero che è un appassionato di cinema? «Eccome, il cinema mi piace moltissimo, sono capace di vedere anche tre film in un giorno e, quando non posso perché devo lavorare, ricorro alle videocassette. Gli americani sono bravissimi, anche i giovani come Kevin Costncr che è riuscito a far recitare Whitney Houston, Tom Hanks e Tom Cruise che non solo è bello, ma ha anche due palle grosse così. Fra i registi, oltre a Altman e a Scorsese, mi piacciono Tim Robbins, Oliver Stone, Peter Weir e Polanski che è pazzesco». E gli italiani? «Mi piacciono anche loro e, in questa mia lunga carriera, ho imparato che in Italia sono tutti attori po¬ tenziali. Me l'ha spiegato Dario Fo: basta insegnare che le finali delle parole vanno pronunciate chiaramente e poi chiunque può andare in palcoscenico. Insomma, il cinema mi piace proprio tanto, sono molto contento, per esempio, che il mio "pupillo" Abatantuono abbia avuto successo: è stato bravo, ha dimostrato che i grandi comici sanno essere anche attori tragici». «Figurine» è ambientato tra il novembre e il dicembre del '69 e si chiude con la notizia della strage di Piazza Fontana: lei dov'era quel giorno? «Ero all'ospedale, al Pronto Soccorso... Si parla sempre dei morti, ma non si pensa mai a tutta la gente che da quel giorno è rimasta mutilata, in modo più o meno grave, ma comunque mutilata...». E dell'Italia di adesso che cosa pensa? «La cosa che mi preoccupa è il deterioramento del cervello. Da anni la nostra cultura è governata dagli spot; chiunque va o è andato in televisione, pure Chiambretti, ha i minuti contati per via degli spot. Adesso è Baudo ad avere i minuti contati, però per altri motivi...». Che cosa bisognerebbe fare per migliorare? «Prima di tutto cambiare l'educazione civile, cominciando dalla scuola: i maestri dovrebbero avere una vera vocazione, essere appassionati d'insegnamento, e dovrebbero anche ricevere uno stipendio adeguato. Sennò chi fa capire le cose fondamentali ai bambini? Chi li abitua al rispetto degli altri? Chi gli spiega che i "diversi" sono coloro per i quali noi siamo "diversi"?». E nel settore della cultura e dello spettacolo che cosa c'è da fare? «Voglio chiamare Veltroni e dirgli alcune cose, per esempio che, attraverso l'umorismo, si può fare cultura e che non c'è niente di male se Pavarotti canta con Ligabue. Anzi, è una cosa stupenda». Ha voglia di tornare in televisione? «Sì, mi piacerebbe, ho anche uno spettacolo già pronto, s'intitola "Clochard" con tutti gli interpreti, cantanti, comici, orchestrali, vestiti da barboni. Verrebbero un sacco di amici cantautori e sono sicuro che avremmo successo, solo che adesso, alla Rai, da chi vado a proporlo?». Fulvia Caprara Enzo jannacci con Eliana Miglio: interpreti del film di Giovanni Robbiano

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