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|OZZ Il successo della tournée (l'altra sera a Torino) del quartetto americano |OZZ I Manhattan Transfer in uno sgargiante show TORINO. Arrivano i Manhattan Transfer, le superstar del jazz di cassetta, e il torinese «Jvc Newport Festival» è preso d'assalto da una folla di 5 mila fans del quartetto vocale americano. Come da copione. La rassegna presenta ogni sera fino all'8 luglio, ai Giardini Reali, alcuni fra i massimi jazzisti viventi. E l'altra sera, prima dei Manhattan, quel titano dell'hard bop che risponde al nome di Horace Silver ha mostrato ancora una volta con il suo illuminato pianismo quanto possano la genialità e la maestria tecnica unite ad una mai rinnegata fedeltà alla musica dei padri. Poi tocca ai quattro canterini: le signore in appariscenti abiti da sera modello Barbie; i due uomini travestiti da pinguini, frac bianco per il più giovane, nero per l'anziano. Con la complicità della Umo Big Band, orchestra di onesti musicanti finlandesi, si producono in uno sgargiante show che saltabeccando nell'immane re¬ pertorio della canzone americana d'antan, fra Broadway e Gershwin, fra scat e bebop - ha mandato in sollucchero la platea rapita dalle circensi prove d'ardimento vocale. Dobbiamo confessare di esserci civilmente annoiati, travolti dal profluvio di virtuosismi fini a se stessi. In fondo, era più eccitante il mai abbastanza rimpianto Quartetto Cetra: ma tant'è. Perplessi, s'aggiravano nel backstage Cedar Walton - il pianista di colo- re che ogni notte anima le jam session del dopofestival - e il grande Joe Zawinul, che s'è esibito ieri sera. 1 due chiaccheravano fitto fitto con il patriarca Silver. E, mentre dal palco piovevano i pagatissimi gorgheggi manhattaniani, forse li sfiorava il dubbio d'avere sbagliato qualcosa dedicando la vita intera all'autentico jazz. Stasera al Festival suonano Gato Barbieri, Me Coy Tyner con Michael Brecker, il trio di Franco D'Andrea. [g. fer.] I Manhattan Transfer hanno spaziato nell'immane repertorio della canzone americana d'una volta