Tra Baricco Capriolo Zecchi il «romanzo più brutto dell'anno »

E al «Fata» vince il peggiore E al «Fata» vince il peggiore Tra Barìcco, Capriolo, Zecchi il «romanzopiù brutto dell'anno » SVENEZIA I chiama «Premio Fata» e viene assegnato al «peggiore romanzo dell'anno» _J (XXX edizione). E' dotato di dieci milioni, che il vincitore dovrà versare per l'acquisto di libri destinati a biblioteche. La giuria dell'insolita tenzone (che si svolge a «Veneziapoesia») è composta da otto giovani critici e scrittori: Rossana Campo, Labranca, Aldo Nove, Ottonieri, Piccinini, Renello, Scarpa, Voce. L'elenco dei «finalisti» comprende invece nomi eccellenti: Paola Capriolo (Un uomo di carattere), Cotroneo (Presto con fuoco), Baricco (Seta), Lodoli (Cani e lupi), Salza (Norman e Monique), Zecchi (Sensualità). Il vincitore sarà pro- clamato questa sera, da Paolo Rossi, durante il Gran Ballo della poesia in Campo Santa Margherita. Uno scherzo feroce? Una raffica a pallettoni d'invidia? Alcuni editor la pensano così e non nascondono l'indignazione. Uno dei giurati, Labranca, spiega invece che l'iniziativa nasce più casuale e leggera, sotto il segno di un comune sentire estetico. Nessuna imboscata studiata a tavolino. «Ho ricevuto ieri una telefonata della Campo, mi ha detto che ero uno dei giurati e mi ha chiesto il voto: l'ho fatto dopo 10 minuti». Non le sembra, allora, tutto troppo estemporaneo, troppo goliardico? «Non credo - dice Labranca - è un premio contro il buonismo, contro l'essere troppo con¬ senzienti verso il pubblico, verso certe impostazioni politiche. Il buono spesso è falso: in letteratura e nella vita. E alcuni non ne possono più di questo trionfo kitsch del sentimento, dell'interiorità». E nella rosa dei finalisti, che umore c'è? Nessuno di loro sa di essere in lizza per il «Fata», nessuno s'è guastato il weekend con lo stress della competizione. Stefano Zecchi, con fair play, dice che lui sì, se vincerà, andrà a ricevere l'alloro a Venezia «naturalmente se non mi danno una manica di bastonate, perché non sono masochista fino a questo livello». No, lo informiamo: ci sono dieci milioni. «Ah, beh, in questo caso li prendo. Mi rifiuto però di versarli alle biblioteche. Li devolvo invece al canile che abbiamo costruito nei dintorni di Milano per salvare cani randagi. Al quale passo i soldi che vinco con le cause... tra l'altro ne ho in piedi una proprio con Labranca». E che cosa pensa il filosofo-scrittore della lista dei finalisti? «C'è da parte della giuria sicuramente una punta di cattiveria, di aggressività nei confronti del successo. Ma non credo si tratti solo di questo. Tutti i giurati hanno mia certa idea di scrittura e di letteratura più che accettabile - naturalmente molto diversa dalla mia. Credo che il "premio" sia un modo di combattere contro tutti coloro che fanno una letteratura antidebolista, contro tutti quelli che in qualche modo cercano di superare il nichihsmo postmoderno». Paola Capriolo apprende la notizia con garbo, non trattenendo un lieve sorriso. Spiega però che, in caso di vittoria, non salirà sul treno per la Laguna. «Vedo che in giuria ci sono alcuni scrittori. Non ho molta stima morale per chi accetta di partecipare a un'iniziativa del genere, che è un'occasione per sputare veleno. Quando uno non apprezza il romanzo di un collega l'atteggiamento migliore sia il silenzio, non il dileggio goliardico». Bruno Veti tavoli

Luoghi citati: Milano, Venezia