Mr Pyle gentiluomo nella bufera

polemica. «Voti manovrati»: all'indomani della premiazione lo sconfitto si scatena polemica. «Voti manovrati»: all'indomani della premiazione lo sconfitto si scatena Mr. Pyle, gentiluomo nella bufera Spinosa contro Barbero, Mondadori e lo Strega ISTER Pyle, che è un gentiluomo, scuoterà il capo contegnoso. Però questa volta Antonio Spinosa l'ha davvero presa male. Il settantaduenne grande sconfitto del 50" premio Strega, che fin dalla vigilia aveva alimentato le polemiche, spara a zero contro Alessandro Barbero, trentasettenne (stra)vincitore. E nell'attacco coinvolge tutti, dagli editori agli organizzatori della manifestazione. Un autentico fuoco di fila. Andiamo con ordine. Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo, dice Spinosa, «non comunica al lettore nessuna emozione. E' lo scritto di un archivista, attento, pulito, ma non è questo il modo di fare narrativa. Se proprio volevano valorizzare un giovane, dovevano scegliere un bel libro. Hanno invece scelto un pessimo libro». Barbero, reduce da una notte insonne, non si scompone: «Spinosa dimostra di avere idee molto poco chiare su archivi e archivisti, non sa che negli archivi sono conservate le cose più follemente straordinarie». Le scartoffie come miniera inesauribile per narratori in cerca di ispirazione: una enunciazione di poetica, forse un suggerimento. Ma lo sfogo di Spinosa non si ferma. L'autore di Piccoli sguardi (Piemme) si scaglia contro Mondadori, editore di Barbero, ma anche della sua stessa vasta (e fortunata) produzione saggistica, accusandolo di avere «obbligato» i giurati della sua scuderia a votare per Mr. Pyle. E adesso, per ritorsione minaccia di non consegnare più la sua ultima opera di storico, sull'imperatore Augusto, attesa per il prossimo mese. Panico a Segrate? «Se ci abbandona mi dispiace», risponde sereno il direttore editoriale Gian Arturo Ferrari, «Spinosa è un ottimo divulgatore, apprezzato dal pubblico. Ed è anche una cara persona per la quale provo affetto. Posso capire l'irritazione per la sconfitta. Però bisogna anche sopportarla con dignità. Vedremo quello che decide. Ma penso che la Mondadori pos- sa sopravvivere comunque». E poi si è sempre saputo che gli editori si danno da fare per ottenere voti. Lo dice Ferrari, lo ribadisce Barbero, che aggiunge, maliziosamente: «Perché Spinosa, che ha tanta più esperienza di me, ha scelto di concorrere ugualmente?». La parola all'interessato: «Ma perché dovevo subire le beffe e il danno? A me il secondo posto sta bene, c'è sempre un ritorno pubblicitario. Sapevo di non avere speranze, fin da quando quattro mesi fa ho incontrato Ferrari con il volume di Barbero sotto braccio: mi ha detto che stava andando dalla Rimoaldi, la segretaria dello Strega, perché quest'anno avrebbe vinto quel libro lì». E qui si innesta l'accusa più grave, rivolta direttamente agli organizzatori: quella di manipolare i voti degli «Amici della domenica». «Solo la presenza di un notaio», dice Spinosa, «metterebbe fine alle tante voci che circondano il destino di alcune schede». Il riferimento, anche se lui non vuole dirlo, è a quel pacchetto di voti, dai 20 ai 40, di cui da sempre si è sussurrato, già a disposizione di Maria Bellonci, la fondatrice del premio, e ora nelle mani di Anna Maria Rimoaldi. Anche Luigi Malerba, scottato in un paio di edizioni precedenti, aveva parlato di «maneggio postelegrafonico» e «tramestio di anime morte». Sì, perché (si dice) fra i votanti-fantasma ci sarebbero pure dei morti. «Non so se siano fondate o meno, ma queste voci ci sono e non fanno bene allo Strega», insiste Spinosa. «L'unico modo per farle tacere è definire nuove regole, in linea con il fatto che la giuria si è allargata fino a oltre 400 persone, e in queste condizioni garantire correttezza è più difficile». Nuove regole. «Va bene», conviene Barbero. «Però in genere si chiedono prima, non dopo avere perso. Proprio per correttezza». Meno controllata la Rimoaldi: «Ma Spinosa di che si impiccia?», sbotta tutto d'un fiato. «Lui non è nemmeno un Amico della domenica, si faccia gli affari suoi. E si ricordi che fra i votanti gli autori Mondadori non erano più di 1012». Poi si placa: «Da 50 anni andiamo avanti bene così. Ci sono le schede che mandiamo a casa dei votanti, con tanto di talloncino, come alle elezioni. Abbiamo un seggio, degli scrutatori, un verbale. Il computo finale, comprese due bianche e una nulla, fa 360: come le schede che ci sono pervenute. Mancano 45 voti perché qualcuno non ci ha rimandato la scheda: come Ottone, come Strada, come Compagnone». I numeri, appunto. Chi protesta contro la scarsa trasparenza avrà pure qualche ragione, regole più definite non guasterebbero. Però facciamo due conti: Barbero ha avuto 160 voti, Spinosa 79 (anche se un errore della lavagna l'altra sera gliene attribuiva dieci in meno). Se anche qualcuno avesse aumentato il suo malloppo di 20, 30, 40 voti, Mr. Pyle avrebbe pur sempre vinto con 61, 51, 41 voti di vantaggio. Mica poco. Ma un gentiluomo non bada a queste cose. Maurizio Assalto La replica del vincitore: «Nuove regole? Doveva chiederle prima». Gli organizzatori: «Nessun trucco, da 50 anni andiamo avanti bene così» Alessandro Barbero, 37 anni, ha vinto il 50° premio Strega con «Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo»: «Ho scavato negli archivi», dice, «perché lì sono conservate le cose più follemente straordinarie» Antonio Spinosa. Accanto, da sinistra, il vincitore dello Strega con Leonardo Mondadori e Gian Arturo Ferrari

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