La grande congiura contro l'inutile Lebed
Dopo il ballottaggio Eltsin punta a emarginarlo, bocciato il suo candidato alla Difesa Dopo il ballottaggio Eltsin punta a emarginarlo, bocciato il suo candidato alla Difesa La grande congiura contro rinatile Lebed Una task-force incaricata di cacciarlo dal Cremlino MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Emerge dalle profondità del Cremlino la voce cavernosa di Aleksandr Lebed. Dato che la tv non lo mostra quasi più da due interi giorni, il generale ora segretario del Consiglio di Sicurezza ricorre ai comunicati della Itar-Tass. E si prepara al viaggio in Cecenia, unica sua speranza di attirare l'attenzione su di sé e di guadagnare qualche punto nella partita che si sta facendo per lui ogni giorno più difficile. Ieri con un misterioso dispaccio dell'agenzia ufficiale - misterioso perché non si capiva se era un'intervista o un ordine - Lebed ringrazia gli elettori che - testualmente - «hanno compreso e sostenuto l'alleanza del presidente Eltsin con me». E annuncia solenne: «Sto organizzando il lavoro per portare ordine nel Paese. Progettiamo misure contro la criminalità organizzata». «Sarà duro, sarà difficile - continua, icastico come sempre - c'è una resistenza su molti piani, dove si sono installati funzionari corrotti. Cresce la pressione delle strutture criminali che puntano a provocare confusione ai più alti livelli dello Stato. Ma gli onesti sono più numerosi. Insieme vinceremo». Ha tutta l'aria di un appello al popolo da parte di uno che sta perdendo. E, che stia perdendo, i segnali sono molti, tutti concentrati in un fazzoletto di ore. Prima sor- presa: il giorno dopo la vittoria a Lebed viene fatto sapere (fonte attendibile) che il nuovo ministro della Difesa non sarà quel generale Rodionov che lui aveva già concordato con Eltsin in persona (quando fu nominato aiutante del Presidente e suo delfino). Seconda sorpresa: un decreto di Eltsin unifica la Direzione Centrale per 3 a Vigilanza e quella della Guardia Presidenziale ponendo entrambe sotto la guida di Jurij Krapivin, uomo del silurato Aleksandr Kor- zhakov. La terza sorpresa è venuta 48 ore dopo. Il ministro degl'Interni, generale Kulikov, fa sapere al colto e all'inclita che «ognuno ha la sua squadra e la mia è diversa da quella di Lebed». Come dire: non ficchi il naso nel mio ministero. Il giorno prima il neo incaricato premier Viktor Cernomyrdin aveva sparato due siluri capaci di affondare un incrociatore: vuole fare il vicepresidente? Non si può, non è previsto dalla Costituzione. Vuole occuparsi di economia? Non intendo dare a nessuno le mie prerogative di capo del governo. Insomma lo scomodo generale prende colpi da tutte le parti. Si dice anche che il gruppo dei radical-democratici che ha gestito la sua cooptazione al Cremlino (per prendersi i suoi 11 milioni di voti) tra il primo e il secondo turno, abbia già messo in piedi una «task force» di esperti il cui scopo sarebbe di studiare i punti deboli dell'intruso per farlo cadere in qualche trappo¬ la e esautorarlo al più presto possibile. Magari appena Eltsin viene ricoverato la prossima volta. Ieri uno degli esperti del Carnegie Endowment for International Peace di Mosca, l'americano Michael McFaul - uomo molto vicino ad Anatolij Ciubais -, ha detto testualmente che «quelli lo hanno assunto non perché ficcasse il naso nell'economia, ma perché facesse vincere Eltsin. Adesso torni a casa». «Quelli» sono appunto i componenti dello staff presiden¬ ziale che oggi celebrano il trionfo della vittoria e che paiono decisi a circondare Eltsin con un bozzolo di ferro, dentro il quale non passerà neanche una mosca. Per altro Eltsin ha cominciato a premiarli, concedendo una onoreficenza all'ex capo dell'amministrazione presidenziale, Serghei Filatov, colui che ha guidato il Comitato di sostegno a Boris Eltsin durante la campagna elettorale. Sono gli stessi che, insieme a Cernomyrdin, respingono seccamente del sioni 444 falsi 406 481 ogni idea di governo di coalizione con i comunisti. Altro punto dove il generale Lebed pareva indirizzare Boris Eltsin. Adesso i signori della finanza e dell'export sono diventati tutti improvvisamente loquaci, a metà strada tra l'euforia della vittoria e un certo nervosismo. Egor Gaidar è tornato brevemente sulla scena ieri per emanare un aforisma che resterà storico: «Non capisco proprio perché dovremmo giocare con quelle strane regole secondo cui, se i comunisti vincono, mandano i loro oppositori nei campi di concentramento, mentre se perdono li dovremmo mandare al governo». Anatolij Ciubais ha puntato direttamente su Lebed: «Sarebbe il più tragico degli errori affidare al Consiglio di Sicurezza qualsivoglia funzione economica». Infine occorre registrare la sparata dell'ex presidente della camera alta, Vladimir Shumeiko, anche lui della partita vincente sebbene un po' defilato (a causa dei sospetti di clamorose malversazioni!. Lebed - ha detto a «Argumenty i Fakty» - «deve capire che ormai non è più un personaggio politico. Adesso è un funzionario statale che può dire solo ciò che il Presidente ritiene necessario». Il messaggio è chiaro: se ne stia buono, senza dare fastidio. Giuliette Chiesa Ma lui si rivolge ai russi: «Aiutatemi a battere i disonesti e riportare l'ordine» ir*mm& 1 ;»:<:.i>.>wm, A sinistra il generale Aleksandr Lebed Sotto, il rapporto con i risultati di 269 seggi del Tatarstan e a lato il documento contraffatto inviato a Mosca
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