Cgil, Cofferati stravince di Paolo Patruno

Cgil, Cofferati stravince Cgil, Cofferati stravince «Tregua armata» con il governo SINDACATO E POLITICA RIMINI DAL NOSTRO INVIATO Il pellegrinaggio di Prodi e Veltroni al congresso della Cgil non è servito a ricucire lo «strappo», ma almeno ha rilanciato il dialogo tra Palazzo Chigi e il più grande sindacato italiano incagliatosi sullo scoglio del 2,5% d'inflazione programmata da Ciampi. E Cofferati, nel lungo discorso di chiusura, pur dando atto di «buone intenzioni» al governo ha reclamato «più coraggio» alla sinistra. Per fare che cosa? Il leader della Cgil, riconfermato massicciamente nella sua carica (171 voti su 178), ha sollecitato Prodi e compagni a imboccare «una chiara direzione di marcia per le riforme». Un termine che, dopo la politica, rientra adesso senza complessi di colpa anche nel lessico sindacale. Sia chiaro, la Cgil non si aspetta certo «miracoli» dal governo di centro-sinistra, ma chiede «l'atti», con una cadenza di «piccoli passi», di «gradualità» tale da dimostrare la volontà di riformare la nostra società. Perché non si devono deludere «le grandi aspettative» innescate dalla vittoria dell'Ulivo. E le riforme da attuare sono tante: dalla Sanità al Fisco, ricorda Cofferati dalla tribuna, rimbeccando le accuse di demagogia mossegli dal ministro Visco, fino alla Pubblica Amministrazione, dove il leader della Cgil respinge In strumentalizzazioni contro i dipendenti pubblici. E sulla Sanità, preannuncia un progetto di riforma, sulla falsariga di quello fatto per le pensioni. Più unita di quanto si potesse pensare alla vigilia, la Cgil del dopo congresso attende perciò in una sorta di «tregua armata» il governo Prodi alla «prova dei fatti». Insomma, superato il clima di rottura sfiorata all'inizio del congresso, ieri Cofferati ha detto dalla tribuna di aver «apprezzato la disponibilità al confronto di Prodi e Veltroni». Ma ha messo bene in chiaro davanti ai delegati che questo non significa mollare la guardia ma «giudicare il governo dalle scelte che farà». Gli obiettivi di l'ondo ai quali guarda la Cgil non sono mutati con il cambio d'inquilino a Palazzo Chi¬ gi: risanamento dei conti pubblici abbinati allo sviluppo, ossia il recupero di occupazione in una società più equa. E per centrare questi traguardi, Cofferati non ha remore nel rispolverare un termine che «genera tanti sospetti, ma che è un antico valore della sinistra: la programmazione». Questo vale soprattutto per il Mezzogiorno, per una politica infrastnitturale basata sul recupero dei fondi dell'Unione Europea, coniugando risorse naturali a politiche industriali e dei servizi. Insomma, per il Sud non basta il turismo, la «Florida italiana» come sogna Prodi. Il metodo di lavoro per governo e sindacato resta quello della concertazione, dell'accordo del luglio '93 messo però a repentaglio, secondo Cofferati, dalla durezza del confronto sulla vertenza dei metalmeccanici, e dalle inadempienze governative sul controllo di prezzi e tariffe. Reclamando sanzioni per chi viola quell'intesa, Cofferati ha sostenuto fra gli applausi che «prezzi e tariffe non possono essere soggetti solo alle leggi del mercato mentre per salari e pensioni valgono regole rigide». E così il leider della Cgil è arrivato al nodo cruciale della lotta all'inflazione, al tetto del 2,5%, ai temuti riflessi sul contratto dei metalmeccanici, e qui non ha risparmiato attacchi a Federmeccanica, accusata di voler svuotare l'accordo del '93. Anche lui, come prima Trentin, reclama perciò dal governo un intervento chiarificatore. Facendo balenare la minaccia che in un eventuale braccio di ferro tra industriali e metalmeccanici entrerebbero in azione, come appoggio, anche le altre categorie della Cgil. Insomma, questa vertenza contrattuale sembra assumere per Cofferati il valore di una cartina al tornasole per la asserita buona disposizione del governo verso sindacati e lavoratori. L'ultima stoccata è rivolta al suo collega della Cisl Sergio D'Antoni, sull'unità sindacale che non può nascere solo da «annunci ed eventi straordinari», ma con un lungo paziente lavoro quotidiano. In disaccordo sulle regole, sulla democrazia interna e rappresentatività, Cofferati alza ancora il tiro, rimproverando alla Cisl pretesi progetti di gestione sui fondi-pensione. E così il traguardo dell'unità sembra allontanarsi. Le battute finali sono riservate alla stessa Cgil e alla necessità di preparare una nuova leva di dirigenti per tutte le cariche, compresa quella di segretario generale. Un addio anzitempo, prima del prossi- mo congresso fra quattro anni? Cofferati risponde che non ha «la sfera di cristallo», ma conferma di voler promuovere la generazione dei quarantenni. Nei corridoi del congresso si indicano come emergenti il suo fido «vice» Guglielmo Epifani, Agostino Megale (tessili), Gaetano Sateriale (Fiom), e poi Fulvio Fammoni, e Achille Passoni. Si emoziona, il «cinese» in chiusura. La sua voce si incrina, come a un tenore sfiatato. E nell'ovazione finale riceve perfino l'abbraccio del «duro» leader della Fiom, Claudio Sabattini. Paolo Patruno «Giudicheremo l'esecutivo soltanto dalle scelte che saprà operare» «Per prezzi e stipendi non si può usare la logica della rigidità» I vicepresidente dei Consiglio Veltroni A destra, il segretario Cisl D'Antoni

Luoghi citati: Florida, Rimini