Giorello di Marco Neirotti

Giorello Giorello «E' una forma di autodifesa» INE di tutto, dall'arte alla filosofia. Fine decretata, forse, per esorcismo. La coscienza di finire noi stessi ribalta l'affidarsi alle proprie creazioni nel farle morire prima di noi. Questo perché le rivoluzioni tecnologiche hanno modificato i nostri rapporti con spazio e tempo». E' l'impressione sul «finismo» del filosofo della scienza Giulio Giorello, che avverte: «Mentre si proclamano addii, si prospetta però un uomo capace di sopravviversi attraverso parti di sé rimpiazzate ben oltre i trapianti». L'uomo ha paura di morire e, anziché cercare di sopravvivere attraverso le opere («Orazio diceva che la sua poesia era un monumento più resistente del bronzo»), sembra volerle vedere morte prima di lui. Ma perché questo cambiamento? «Da una parte ci sono le rivoluzioni tecnologiche, dall'altro la Scienza: la pri¬ ma grande svolta fu passare da un mondo chiuso a un mondo infinito. Con Einstein e la moderma cosmologia abbiamo visto un mondo che nasce da una singolarità iniziale, come il Big Bang. Allora si abbandona l'idea di infinito, la speranza che tutto ci sopravviva». Intanto la Scienza ipotizza «scenari improbabili ma possibili, come certi urti cosmici». Così «uccidiamo», di volta in volta, cinema, arte, poesia, Dio. «Le diciamo morte, ma poi scopriamo che non è vero. Quel che è vero è che abbiamo scoperto la nostra finitezza, per cui i grandi progetti, le ideologie in testa, si rivelano effimeri». Ma dove porterà questo finismo? «Se è coerente, alla fine del proclamare la fine» E a quel punto? «Se abbiamo bisogno di spirito, andiamo al pub». Marco Neirotti

Persone citate: Einstein, Giorello, Giulio Giorello