Tenetevi forte finisce tutto di Fabio Galvano

IL CASO. Nelle librerie inglesi più di 150 titoli cominciano con «The end of...» IL CASO. Nelle librerie inglesi più di 150 titoli cominciano con «The end of...» Tenetevi forte, finisce tutto L'ultima moda, fra culto e paura LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La fine del mondo, che si riaffaccia al traguardo del millennio? Non solo. E' la fine di tutto: della storia, del lavoro, della famiglia, delle ideologie, dell'architettura, della cultura, del lavoro domestico, del matrimonio, della maternità, del castigo, della scienza, della storia, del futuro stesso, per non parlare del razzismo, della stampa, della musica, del tempo. La fine della fine, in assoluto; e non a caso l'ondata di pessimismo ha già creato un culto che, naturalmente, sa di essere pronto alla fine. Si chiama, nel mondo anglosassone che lo ha generato, «endism»: finismo, il culto della fine. I segnali più espliciti vengono dal mondo della comunicazione, da Internet e dall'editoria. Alla fine del mondo qualcuno ha sempre creduto. Ma a proclamarla non sono più patetici uomini-sandwich nelle vie di Londra, come ricordano certe vecchie foto ingiallite. No: questa volta l'«operazione fine» coinvolge tecnologie, manager, consulenti, futurologi, filosofi, scienziati, università e guru d'ogni tipo. Come ha recentemente registrato Ferdinand Mount, il direttore del Times Literar/ Supplement, ci sono in questo momento nelle librerie inglesi più di 150 libri il cui titolo comincia con La pine di.... Una moda, forse, come lo è stata negli Anni 80 quella del «postismoi), quando tutto era post: postmoderno, post-keynesiano, postfemminista, post-strutturalista e così via. Poiché però tratta non di un «dopo» ma di un «nulla», anche se è di moda a qualcuno fa paura. E se si può sorridere di alcune fra le tesi più stravaganti, come quella del filosofo americano George Brockway secondo cui [La fine dell'uomo economico) la nostra estinzione sarà provocata dall'economia di mercato, altre hanno un non trascurabile contenuto di possibilità. Quella di una tragedia cosmica, con la Terra colpita da un gigantesco asteroide o da una cometa, non è nuova. Ma la verità è che un mondo piombato nell'oscurità, fra nuvole di polvere e venti che rasentano la velocità del suono, è un'ipotesi concreta. Scrive John Lesile, autore di La fine del mondo: «Ci sono state sicuramente cinque e forse una dozzina di estinzioni massicce nella storia biologica della Terra. Almeno l'ultima, che provocò la fine dei dinosauri 65 milioni di anni fa, fu dovuta a una grave collisione. La più colossale estinzione di massa avvenne 250 milioni di anni fa, quando furono sterminate fra il 75 e il 96% di tutte le specie». E ci sono almeno duemila comete e asteroidi con diametro fra 1 e 10 chilometri e con orbite che intersecano quella della Terra. Nel 2126 la cometa Swift-Tuttle, un trilione di tonnellate di roccia e di ghiaccio che viaggia a 65 chilometri al secondo, sarà a due settimane da una collisione con la Terra. E quelle che non conosciamo? Si riparla, come nel Medio Evo, di «millenarismo», di visioni apocalittiche nell'onda del Nuovo Testamento, ma dove Cristo e Anticristo sono diventati robot, sulla base di quello che è diventato il nucleo del «finismo», cioè la convinzione che la modernità si vendicherà di se stessa, che il progresso - soprattutto tecnologico - si muoverà con tale rapidità da creare un livello destabilizzante di ansia e incertezza. Le vecchie certezze, i confortanti punti fissi che vanno dalle convinzioni politiche ai titoli in apertura di pagina, svaniranno come le identità interpersonali maturate nell'ambito della famiglia o del lavoro. Ma «finismo» e «millenarismo» non coincidono necessariamente. I finisti esisteranno anche dopo il 2000: il tempo necessario, insomma, per l'avverarsi delle loro teorie. Prendiamo quella legata alla cosiddetta nano-tecnologia, fatta di robot grossi non più di un atomo, talmente sofisticati che potranno essere inseriti come medicine perenni nel corpo umano, così intelligenti da poter creare altri robot a propria somiglianza usando materiali disponibili nel loro habitat. Ma ecco l'imprevisto. I robot cominciano a rigenerarsi a velocità incredibile, come un cancro, usando gli atomi degli uomini che li ospitano per costruire i loro cloni. Ne saremmo letteralmente divorati dall'interno, in poche settimane i nano-robot potrebbero conquistare il mondo, mortali come il più mortale dei virus. E lo stesso potrebbe accadere alle piante, se intanto non ci sarà un altro Big Bang (magari creato in laboratorio) a chiudere la partita della vita. John Leslie dà alla razza umana il 70% di probabilità di evitare l'estinzione nei prossimi 500 anni. Non è molto, i «finisti» alzano la testa. Fabio Galvano a orte lia, oro, gie, ndo Proclamata la morte della storia, della famiglia, della cultura, del lavoro, delle ideologie, della musica, del mondo

Persone citate: Ferdinand Mount, George Brockway, John Leslie, Swift, Tuttle

Luoghi citati: Londra