Il Centro prende coraggio di Augusto Minzolini

Il Centro prende coraggio Il Centro prende coraggio De Mita: «Prodi? Spero che non cada» SI FA STRADA LA «COSA 3» mm roma flUB ENTRE attraversa piazSB VI za di Montecitorio Ciriaco De Mita, uno dei profeti del nuovo Centro che, parodiando il lessico d'alemiano, potrebbe essere ribattezzato «Cosa 3», ha un'aria preoccupata. «Questi - dice riferendosi a Massimo D'Alema stanno giocando con il fuoco. Berlusconi ha i suoi guai ma anche il centro-sinistra rischia di saltare. Questa mattina ho detto ad un amico che mi alzo sperando che Prodi non cada. Provocherebbe molta confusione. Ma forse la confusione già c'è: gli attuali equilibri non rappresentano la realtà del Paese, c'è un bipolarismo ma gli schieramenti si debbono ancora fare. Probabilmente c'è stata una lettura dei risultati elettorali troppo affrettata. Bisognava inventarsi qualcosa perché, mi permetto una provocazione, forse Prodi non aveva vinto come l'altra volta non aveva vinto Berlusconi...». Fino a qualche settimana fa c'erano solo i mugugni di chi sta nel Polo e nell'Ulivo con sofferenza. Poi, la Cosa due, cioè la svolta di Massimo D'Alema, che ha messo in piazza il suo desiderio di rimettere insieme la sinistra italiana e ha ricevuto l'adesione di Giuliano Amato, ha dato anche un'accelerazione a quella scomposizione e ricomposizione che è nell'aria, alla metamorfosi dello scenario politico. In altre parole la Cosa Due ha velocizzato il processo di genesi della Cosa 3, cioè del nuovo soggetto del centro moderato che potrebbe nascere dall'unione dei centristi dell'Ulivo con quelli del Polo. E' facile che questo avvenga attraverso una ricomposizione dell'area moderata all'interno dell'Ulivo, oppure facendo partire due operazioni speculari che tendano a rafforzare i centri dei due schieramenti per poi rimetterli insieme. Ma al di là delle procedure, ci si accorge che questa è un'esigenza diffusa. Di fronte ad una sinistra che si ricompone l'area moderata non può rimanere inerme. Le due «cose», di fatto, sono legate. Proprio così, il governo Prodi durerà sei mesi, un anno, due o tre, ma intanto gli attuali schieramenti politici saranno oggetto di profonde mutazioni. In Transatlantico Franco Marini passa le sue giornate a parlare con Ciriaco De Mita, con esponenti dei Ccd come Follini o con il capo della segreteria di Rocco Buttiglione, Mario Tassone. A Bruxelles, invece, Gerardo Bianco e Pierferdinando Casini organizzano un incontro con tutti i crismi per dire che le differenze in politica interna non fanno venire meno la concordanza di vedute in politica estera. Non contento il segretario dei Ccd dichiara appena tornato a Roma: «Mentre a sinistra si lavora per uniformare la realtà italiana a quella europea, da noi esiste la necessità di ricomporre i moderati». A Montecitorio Buttiglione fa discorsi più o meno uguali. Dice che in Italia «si instaurerà uno scenario politico simile a quello tedesco: l'alternativa avrà i suoi poli in una sinistra e in un centro moderato, con la destra che dovrà accettare di avere un ruolo autonomo e minoritario». Guarda caso il «modello tedesco» torna pure nelle parole di Guido Bodrato e di Giorgio La Malfa. Nel contempo Buttiglione liquida senza complimenti il partito unico del centrodestra sognato da Gianfranco Fini, avvertendo che sarebbe «l'ultima spinta per dare vita subito al grande Centro». «Al congresso spiega il capo della sua segreteria, Tassone - faremo una provocazione. Diremo che questo polo è finito, che bisogna creare un nuovo contenitore per mettere insieme tutte le anime del centro dal Ppi a Forza Italia». E mentre su questo versante siamo ancora alla teoria e ai discorsi, da qualche altra parte il processo che si è messo in moto ha provocato le prime conseguenze. Ieri, di fatto, l'esperienza del cartello elettorale che era stato costruito intorno a Dini è finita: i socialisti di Boselli hanno preso la strada della rinascita del Psi, l'expresidente del Consiglio quella del «centro». Dini non ha nascosto un certo fastidio nei confronti dell'iniziativa di D'Alema («Il dibattito sul quadro politico forse è stato aperto troppo presto e rischia di indebolire il governo»), ha ripetuto che si muoverà all'interno di questa maggioranza, ma, detto questo, ha ammesso che il suo obiettivo strategico è quello di rimettere insieme le forze moderate. «Dobbiamo rilanciare con orgoglio - ha spiegato Diego Masi, pattista di Segni in prestito all'ex presidente del Consiglio - le ragioni del centro e dobbiamo porre un limite a D'Alema. Il segretario del pds non può pensare di prenderci per degli scemi. Noi veniamo dall'esperienza di governo di questo Paese e non ce lo facciamo mettere in quel posto. Scherziamo! Qui se non stiamo attenti ci ritrovia mo tutti nel pds. Per questo dob biamo dialogare con il ppi, con i ccd e con i cdu. E, comunque, dobbiamo trovare una leadership intorno alla quale costruire il centro. Prodi è stato il leader dell'Ulivo e non può esserlo di un'altra cosa». Proprio Prodi, invece, la prossima settimana ha voglia di rispondere «sì», a modo suo, a quella richiesta pressante che da settimane gli fanno i popolari di guidare lui stesso il centro dell'Ulivo. Insomma, tutto è in subbuglio, tutto è in movimento. E questo rimescolamento profondo contagia anche personaggi insospettabili come Lucio Colletti, uno dei professori di Forza Italia, che da qualche giorno accetta di accompagnare De Mita nelle tradizionali passeggiate in Transatlantico. «Io - racconta il filosofo - lo spupazzo, lo vezzeggio. Anche perché non è giusto che sia messo ai margini, che sia usato nel ruolo di portatore d'acqua uno che faceva il presi¬ dente del Consiglio quando D'Alema e Occhetto baciavano ancora Cernenko. Eppoi io sono convinto che dobbiamo dialogare con il Ppi, Non possiamo mica mandare al potere il bolscevico che prende in giro Francesca Berlini, la diva del cinema muto, o, meglio ancora, l'Ecuba Latrans». E ci vuole poco a capire che i personaggi presi di petto dall'ironia di Colletti sono D'Alema e Berlusconi. Già, il Cavaliere. Anche lui, malgrado tutto, si è accorto di quello che sta avvenendo. E visto che il personaggio si muove fidandosi del proprio naso, quella decisione di andare a trovare per la Rai Nicola Mancino, il presidente del Senato che viene dalle file dei popolari, è stato un segnale. A cui ieri se ne è aggiunto un altro. Mentre pranzava a casa sua in compagnia di Follini, di Gianni Letta, di Angelo Sanza e di Gustavo Selva per parlare di Rai, Berlusconi ha detto ai suoi commensali: «Tutti voi mi accusate di fare l'inciucio con D'Alema. Allora vi dico: date addosso a lui e Violante perché quelli sono furbi e fanno i giochetti». E leggendo lo stupore negli occhi dei suoi ospiti, il Cavaliere ha aggiunto: «...tanto a questa tavola siamo tutti democristiani». Augusto Minzolini Il segretario del Cdu Rocco Buttiglione

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