Il flirt pds-Amato non preoccupa Prodi di Alberto Rapisarda

Craxi da Hammamet: i socialisti devono rinascere da soli Il Si di Boselli rompe l'alleanza con Rinnovamento. La destra gongola: si rimescolano le carte Il flirt pds-Amato non preoccupa Prodi Craxi da Hammamet: i socialisti devono rinascere da soli ROMA. No, no, fa Romano Prodi con tutte e due le mani. La grande quadriglia che si è messa in moto dopo l'avvicinamento D'AlemaAmato non mette in difficoltà il governo, assicura con quel diniego il presidente del Consiglio. «Non è vero che penso ad Amato per scacciare Prodi, è una sciocchezza» assicura Massimo D'Alema. Così come non è vero che pensa ad Amato come presidente del nuovo partito della sinistra. «Il contributo che può dare è di riflessione, di idee» spiega il leader del pds, per smorzare ansie e preoccupazioni dei suoi compagni di partito e degli alleati. Ma il terremoto nell'Ulivo è in corso e non è facile prevedere co- me andrà a finire. «C'è un generale rimescolamento delle carte» constata soddisfatto Pierferdinando Casini, segretario del ccd. E lo dice lui che si è subito messo all'opera per costruire un ponte con i popolari di Bianco, schierati con l'Ulivo. L'obiettivo l'ha proclamato come una sfida proprio un deputato del ccd, Mario Baccini: «Non c'è niente di male a pensare di rifondare la de». Sotto l'Ulivo cadono rami. Uno è caduto ieri in testa a Lamberto Dini, che è stato ufficialmente lasciato da Boselli: Rinnovamento Italiano ormai è «solo un forum», è stato il suo addio. I socialisti di Boselli vogliono «costruire in fretta una casa dei socialisti» per andare poi a discutere col pds senza il rischio di «annessioni». Ed hanno avuto, a quanto pare, la benedizione di Bettino Craxi. Che con una intervista al Secolo d'Italia boccia la mossa di Amato e invita i socialisti a «rinascere da soli. Se sei un nessuno che cosa rappresenti? Ci sono tanti giovani in Italia. E' da lì che bisogna ripartire». Amato? «Per fare politica bisogna rappresentare qualcuno o qualcosa, altrimenti ci si dedichi ad altro». Lasciato dai socialisti del Si, un Lamberto Dini assai contrariato non ha altra via che cercare un accordo con i popolari. La mossa di D'Alema verso i socialisti lo ha colto impreparato, lui che conta¬ va di organizzare un centro moderato nei tempi lunghi. Pensar di creare ora un centro alternativo alla sinistra farebbe cadere il governo. «Questa fase si è aperta per me inaspettatamente e troppo presto» ha ammesso Dini. «D'Alema ha indebolito il governo» ha aggiunto Diego Masi. Così nell'ala moderata dell'Ulivo l'iniziativa passa ai popolari. Perché Dini non può sviluppare oggi il suo progetto di diventare il capo di moderati e centristi del Polo (e di qualche pezzo di Ulivo), in alternativa alla sinistra. Dini deve appoggiarsi ai popolari, ma non sa con che ruolo. C'è un problema di coabitazione con Prodi. I popolari pensano a Romano Prodi come loro capo in grado di rafforzare il centro di fronte a D'Alema che punta a diventare più forte con i socialisti. Prodi nicchia, pur riconoscendo che è necessaria la riorganizzazione del centro dell'Ulivo. «Sull'argomento Prodi esprimerà presto la sua opinione» garantisce Gianclaudio Bressa, stretto collaboratore del capo dell'Ulivo. L'idea è quella di una federazione, ma non guidata da Prodi, per continuare sulla linea della alleanza del centro con la sinistra. Ma se Dini non trovasse spazio con i popolari potrebbe forse aprire il dialogo con ccd e cdu. Diego Masi non lo esclude: «E' una evoluzione che al momento non prendiamo in considerazione. Ma penso che potremo ragionarci su quando arriverà la Finanziaria». Dopo l'estate: è un chiaro avvertimento per Prodi e popolari. I quali popolari si stanno preoccupando. Dice Gerardo Bianco a Dini che bussa alla sua porta: «Siamo aperti al dialogo, ma per rafforzare l'area moderata all'interno dell'Ulivo. Non c'è incompatibilità tra Prodi e Dini. Ma non c'è spazio per manovre centriste che indeboliscano il governo e la sua maggioranza». Questo dice dopo un incontro con Casini a Bruxelles, nel quale i due ex de ora avversari hanno deciso che «è giusto ricominciare a parlare del centro moderato». Visione più simile a quella di Dini che a quella di Prodi. Alberto Rapisarda

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