Pacciani un ricatto mortale di Vincenzo Tessandori

12 Perquisito a Firenze il centro dove vive suor Elisabetta, l'assistente dell'ex mostro Pacciani, un ricatto mortale «Vanni, uccidi un 'altra coppia o ti ammazzo» FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO Una perquisizione col gusto forte del colpo di teatro, ma, forse, cela un'idea inconfessata: che il mostro, quello vero, quello che se non si trattasse di omicidi si chiamerebbe il «cervello», non l'hanno preso, magari nessuno ancora sa chi sia, ;mchc se in molti no awertonr' la presenza. Perché ieri detectives della squadra mobile fiorentina hanno perquisito per due ore e mezzo il centro di accoglianza per ex detenuti «Il Samaritano», quello dove si rifugiò Pietro Pacciani dopo la scarcerazione, a febbraio, e dove vive suor Elisabetta, che nei giorni del processo per il Pietro fu una specie di angelo custode. I poliziotti cercavano «materiale di pertinenza degli indagati», nell'inchiesta bis sull'uomo della Beretta cai. 22. Ufficialmente libretti postali (! l'introvabile lettera che il Pietro spedi dal carcere a Mario Vanni, primo amico di merende. Che cosa c'era scritto? Nessuno lo sa. Durante il processo di primo grado invano si tentò di conoscere il contenuto della lettera. Vanni, che ne aveva parlato, di fronte ai giudici dell'assise si bloccò. Ora ò Giancarlo Lotti, il testimone «Beta», a riprendere l'argomento. Da quando ò diventato coimpulato non ha fatto mancare una cospicua collaborazione. Questo un passo della lettera che Pacciani avrebbe scritto a Vanni: «Ammazza un'altra coppia por farmi uscire, altrimenti ti ammazzo o faccio finire dentro anche te». Intanto fra le sei e le otto e mezzo gli agenti hanno frugato la cameretta della suora, un salottino e un magazzino nel quale sono state stipate le cose del Pietro. Al quarto piano di un palazzo cinquecentesco, in via Michelozzi 5, c'è «Il Samaritano» che ieri accoglieva cinque ex detenuti. C'erano pure suor Elisabetta e suor Cristiana, che è la superiora, e ha un aspetto fragile ma gli occhi fieri di uno che non si rassegna. Su per le antiche e consunte scale di pietra serena erano saliti sei poliziotti, eleganti, educati. Eppure, ha ricordato la superiora, «sono rimasta molto colpita, da questa irruzione perché ha graffiato l'intimità del centro». Ma loro stavano svolgendo indagini... «Noi non abbiamo niente da na¬ scondere. Pacciani è stato assistito come tutti gli altri che seguiamo. Lui ha bisogno di questo tipo di assistenza: poveretto, non può più contare sulla moglie perché gliel'hanno presa e lo hanno ingannato, non facendogliela più trovare. E poi...». Che cosa? «Pacciani è uno che crede, quindi ancora di più è doveroso dargli una mano». Mentre avveniva la perquisizione, suor Elisabetta, che ha dimestichezza con la giustizia, osservava attenta. Che cosa cercavano, realmente? Lettere, sembra, magari scritte dal Pietro a suor Elisabetta. E poi, i libretti di risparmio: quelli del Pietro, che non sarebbero troppo smilzi, si parla di 200 milioni, malcontati. Ecco, è proprio questo denaro che incuriosisce e ha provocato sospetti. Per la verità, i conti vanno fatti con estrema attenzione, perché quando, nel '64, il Pietro uscì dal carcere la prima volta, scontata la condanna per l'omicidio di un rivale in amore, possedeva 24 milioni. E lui è uno poco avvezzo a spendere. Anche le due case comprate in quel tempo avevano un prezzo molto contenuto. In altre parole, con gli anni, il gruzzolo sarebbe cresciuto. Ma lui che cosa dice? «Quei soldi li avevo dati a suor Elisabetta perché la mi' moglie era malata e con i quattrini 'un ci capisce nulla, neanche io sono bravo». Ma rimane il sospetto: quelli sono i suoi risparmi, o qualcuno gli ha dato quel denaro? E perché? Per tutto il giorno suor Elisabetta è rimasta in questura e ne uscita solo poco dopo in 23: non e indiziata né tantomeno accusata. Ha semplicemente seguito il verbale di perquisizione. E prosegue l'inchiesta sul mostro, quella definita «bis». Ieri era giorno di interrogatorio, per Giovanni Faggi, l'ultimo fra i «compagni di merenda» arrestato. Un'ora e mezzo di botta e risposta con il giudice per le indagini preliminari, Valerio Lombardo, e con il p.m. Paolo Canossa. Innocente ed estraneo a tutti e a tutto, ha ripetuto Faggi. Ma al termine, il difensore Carlo Bruni di Pontedera ha riferito che «non è molto tranquillo». Interrogatorio anche per Mario Vanni a Pisa Risultati magri: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Vincenzo Tessandori A lato, Giovanni Faggi Pietro Pacciani con suor Elisabetta A destra, Mario Vanni A lato, Giovanni Faggi Pietro Pacciani con suor Elisabetta A destra, Mario Vanni La religiosa protesta: hanno violato l'intimità del nostro centro Spunta anche il giallo del tesoro: il contadino avrebbe 200 milioni

Luoghi citati: Firenze, Pisa, Pontedera