I piccoli uomini di Clinton di Paolo Guzzanti

Chi sono i protagonisti dell'ultima puntata della telenovela CASA BIANCA SEGRETA Chi sono i protagonisti dell'ultima puntata della telenovela I piccoli uomini di Clinton Dalpettegolezzo allo scandalo NEW YORK ON so se in Italia hanno fatto vedere questo Craig Livingtsone in televisione. Lo spettacolo merita: meno di quarant'anni, sembra il compagno di scuola grasso e cattivo. Quello che fa la spia al professore e che ti spacca le ossa quando nessuno lo vede. Be', fino a pochi giorni fa, questo Livingstone era il capo dei servizi di sicurezza della Casa Bianca. Ed era spuntato dal nulla. Non si sa da dove, non si sa come. Valeva per lui la vecchia apostrofe dell'esploratore Stanley rivolgendosi ad un'ombra nella misteriosa foresta: «Mister Livingstone, I suppose». Ma la foresta era il giardino della Casa Bianca dove il giovane Craig detto Over, il Sovrappeso, sbirciava e controllava. Oggi è un disoccupato. Pericoloso, deferente, attivisssimo. Ha perso il posto, travolto dallo scandalo dei dossier dell'Fbi. Ma riesce a trovarsi sempre davanti alle telecamere con la sua faccia gonfia di maionese: indossa camicie extralarge a scacchi altrettanto giganteschi e si sprofonda in scuse davanti alla Commissione d'inchiesta. Preferisce definirsi un imbecille che un astuto agente di palazzo. Non sa neppure lui come ha fatto a trovarsi per le mani centinaia, migliaia di fascicoli sugli avversari politici: «Ne sapevo talmente poco che ho potuto commettere un tale errore senza rendermene conto, signore», ha detto al senatore che lo interrogava. Tutti lo guardano con sospetto. Dev'essere per questo, anche, che il libro appena uscito di un certo Gary Aldrich è andato a ruba e a New York non se ne trova più una copia: Gary Aldrich è un personaggio da prendere con le molle, ma ha fatto il colpaccio più riuscito, anche grazie al ghostwriter che gli ha scritto materialmente il libro - «Unlimited Access» -, una mano chandleriana, da romanzo nero, sporco, squallido. Ma una grande lettura americana di vigilia, un aperitivo elettorale. Il racconto di Aldrich su mister Livingstone, il grassone che nessuno sa da dove sia venuto e come abbia assunto il suo posto di capo dei servizi di sicurezza alla Casa Bianca, è molto istruttivo e divertente. Era stato trovato morto, con una pallottola nella tempia, il funzionario della Casa Bianca Vince Foster: era il 20 luglio 1993. Aldrich era un vecchio agente dell'Fbi, rimasto lì a fare l'investigatore dai tempi dell'amministrazione Bush: molte delle sue rivelazioni sono chiacchiere di seconda e terza mano. Ma non tutto di quel che dice e scrive deve essere falso, perché il vecchio Gary ne ha viste davvero di tutti i colori, anche se poi aggiunge del suo: Gary Aldrich è un reazionario all'antica che vede capelloni, drogati e promiscuità sessuali dietro ogni cespuglio. Anzi, a proposito di cespugli racconta che una certa sera la First Lady (protettrice occulta del grassone) camminava nel giardino della Casa Bianca nei pressi dell'Old Executive Office Building, preceduta da una young lady con una minigonna cortissima. Il vecchio Gary sostiene che a un certo punto la ragazza in minigonna si è chinata per prendere qualcosa e che Hillary Clinton ha così potuto constatare, con vivo disappunto, che l'altra lady sotto la minigonna era nuda. Sdegnata, Hillary emise un ordine di servizio verbale rimasto famoso, anche se indimostrabile, ma che suonava così: gli addetti alla sicurezza nella Casa Bianca devono accertarsi che tutti gli impiegati portino la biancheria intima. Cito il volgare aneddoto per certificare che ci troviamo in presenza di una fonte dubbia, dai sentimenti grossolani e gli intenti poco limpidi. Sta di fatto però che il suo libro ha battuto tutti i saggi usciti in queste settimane. Per quanto riguarda la figura del lardellato mister Craig Livingstone, il nostro agente dice che un giorno 0 misterioso ciccione lo chiamò e gli disse di essere andato all'obitorio insieme al funzionario Bill Kennedy per riconoscere il corpo di Vince Foster, trovato morto nella sua auto in un parco. L'agente dell'Fbi sospetta Livingstone di essere andato all'obitorio senza altro motivo che quello di rimettere nella tasca del cadavere le chiavi della macchina che secondo lui gli amici della signora Clinton si erano portati via quando avevano lasciato il suicida nel parco. Aldrich ha ima sua tesi: che Foster si sia ammazzato in una abitazione privata segreta in uso agli inquilini della White House, e che poi sia stato tolto di mezzo per evitare lo scandalo. Così fra i due, il grassone e il vecchio agente Fbi, si svolge il seguente dialoghetto. «Gary, esordisce Livingstone, sai che mi è toccato fare? Sono dovuto andare all'obitorio per riconoscere il cadavere di quel poveraccio di Foster. Beh, è stato terribile. Poi siamo anche passati a Georgetown, per fare una visita alla moglie». «Craig, interloquisce il vecchio agente, sai che ti dico? Che mi sento in colpa. Tu eri molto amico di Vin¬ ce. Qui dentro siete tutti sotto choc perché eravate amici, lo so. E io ho una confessione da farti: credo di averci messo un carico da undici sulla depressione del povero Foster. Gli ho rotto le scatole con tutte le mie pene, le storie del mio lavoro. Credimi: mi sento un venne». Livingstone lo consola: «Ma no, Gary, tu non c'entri. Quello là ave- va altro per la testa: aveva appena saputo che la storia con Hillaiy stava per tornare a galla e non ha retto. Tu lo sai, no, che cosa succede in questi casi? Un disastro: ti ricordi quel che dovemmo penare per far rientrare la storia fra Bill e Gennifer? Beh, sai qua! è il resto, vero? Quando Bill e Gennifer si facevano i fatti loro, anche Foster e Hillaiy facevano altrettanto. Foster era terrorizzato: se la storia usciva fuori, per lui era finito tutto: lavoro, matrimonio, reputazione, lutto. Per non dire dei Clinton: l'affare li avrebbe schiantati. Ecco perché si è sparato, quel disgraziato». Gary Aldrich: «C'era una storia tra Foster e Hillaiy? Ma dici sul serio?». «E tu, dì un po', mi prendi per scemo? Vuoi farmi credere che non lo sapevi? Ma se lo sanno tutti: in questo momento c'è un sacco di gente a Little Rock che non parla d'altro. Pensavamo che ormai fosse acqua passata, e invece no: ritorna sempre a galla». L'agente: «Scusa, ma questo non spiega perché Foster dovesse ammazzarsi. Quella gente è esposta ai pettegolezzi per mia regola di natura, è nonnaie. Uno mica si spara una revolverata alla prima chiacchiera». Craig non rispose. Stava zitto con la faccia di chi sa che non si tratta di pettegolezzi, ma di ben altro. E di chi sa perfettamente in che cosa consista il ben altro. Il vecchio agente dice che a lui i pettegolezzi non interessano (bugiardo!), ma che il suicidio di Foster ha messo in crisi l'intero sistema di sicurezza. Quello che dovrebbe garantire lo stato mentale e la storia personale di tutti coloro che lavorano alla Casa Bianca. Uno che si spara una revolverata in preda a una crisi è anche uno che avrebbe potuto sparare una revolverata al Presi- dente, in preda a una crisi. Dunque il sistema fa acqua da tutte le parti, dice Gaiy Aldrich. Il grassone è sudato e aggrondato. Dice: «E credi che non lo so? Qui è saltato il tappo e sta crollando tutto», e così dicendo indica un gl'osso pacco di dossier alla sua destra. I famosi fascicoli sono dunque entrati in campo, come estrema salvezza contro le sorprese del fattore umano, sempre tanto ingannevole. Infatti quei fascicoli originari erano stati raccolti dall'Fbi sotto la più candida delle motivazioni di seivizio: si trattava di dossier redatti per i fini della sicurezza interna della Casa Bianca sul conto di tutti coloro che potrebbero trovarsi al suo interno. Naturalmente dossier di tale natura devono contenere ogni genere di notizia che possa servire per prevederi? e prevenire un possibile crollo nello squilibrio mentale: vita privata, tradimenti, segreti sessuali, frequentazioni, opinioni, rapporti con i figli e con le banche. Insomma, dossiere fascicoli, come li chiamiamo noi dall'epoca del Sitar. Files, come si dice qui. E naturalmente, poiché ogni scandalo americano successivo al Watergat.e impone da allora il suffisso gate in fin di parola (un po' come il nostro ((poli» di Tangentopoli, Affittopoli ecc.), siamo in presenza ovviamente del Filesgate, che investe frontalmente la Casa Bianca. Le rivelazioni dell'agente Aldrich possono benissimo essere spazzatura e rimescolamento di chiacchiere e persino di barzellette ambientate nella magione presidenziale (la biancheria della giovane signora). Ma sta di fatto che Aldrich è un vero agente dell'Fbi, che ha vissuto per anni nella Casa, fin dai tempi di Bush. Che il vasto e pesante Livingstone non ha saputo spiegare ai senatori quali fossero le sue mansioni e elli lo avesse assunto e con quali referenze. Ed è vero anche che lo scandaletto dei dossier è nulla rispetto a quello che combinarono i repubblicani a partire proprio dal Watergate di Nixon e andando avanti fino a Bush, ex direttore della Cia. Ma è vero anche, come nota Jeffry Goldberg sul numero di luglio di «New York», che se i Clinton non sono portatori di grandi colpe (dallo scandalo Whitewater in definitiva non è uscito fuori nient'altro che una pidocchiosa storia di intrallazzi di provincia), alla fine però si sono rivelati soltanto dei politicanti come tutti gli altri. Insomma, tanto idealismo per nulla. Paolo Guzzanti e è . ppaa pe fci da cui gli im fuggivano per potè respirare e il pai lenovela nton Un untuoso capo dei servizi di sicurezza spuntato dal nulla e un ex vero agente della Cia autore di un libro-bomba

Luoghi citati: Italia, Little Rock, New York