«Non ridateci Bettino» Rivolta sotto la Quercia di Massimo Gramellini

«Non ridateci Bettino» Rivolta sotto la Quercia I DELIA BASE «Non ridateci Bettino» Rivolta sotto la Quercia ROMA ON è Cosa». «Craaaxiii?!». «Prima ricaccino i soldi, poi ne parliamo». «Dicevano: se il terziario è avanzato ce lo magnamo noi; bene, mo' semo noi gli avanzati che ce magnamo loro». «Se son rose fioriranno, ma questa non può fiorire nel letame». «CraaxiiiiiV!». «Solo a sentirlo, quel nome mi dà i brividi». ((Amato non porta voti, solo rogne». «Piuttosto mi alleo col mostro di Firenze». «E io con quello di Arcore». «Craaxiii?!». «Scusate, ma questo Craxi chi è?». Tranne l'ultima voce, un ragazzo tunisino (non di Hammamet) che trascina un carrello di piatti sporchi oltre lo stand «Sfizi fritti», il popolo del pds intercettato alla festa romana dev'Unita appare compatto nel bocciare la fusione fra gli eredi di Berlinguer e di Bettino, che qui tutti chiamano ancora Bottino, e dicendolo ridono da matti. Si sfalda l'ultimo luogo comune sul militante di sinistra, quello del «contrordine compagni», del Romanista che non capisce ma si adegua, sempre allineato e coperto dietro le giravolte inafferrabili del capo. Stavolta la ripulsa dell'accordo è immediata, e prima che il risultato di un pensiero sembra essere un riflesso nervoso quello che spinge decine di elettori pidiessini a formare il numero di Itaharadio, lo sfogatoio autorizzato di tutte le svolte fra una Cosa e l'altra. Il refrain delle telefonate è più o meno lo stesso, che a intonarlo sia una distinta insegnante bolognese o un operaio della provincia di Torino: «D'Alema deve smetterla di decidere tutto da solo e dall'alto. Deve ascoltare la base, che è contraria. Non ci faremo fregare dalle parole o dai distinguo fra Craxi e Amato, fra Amato e De Michelis, fra De Michelis e Martelli. Erano il psi di via del Corso, il partito delle tangenti. I socialisti veri vengano pure nel pds, li aspettiamo. Ma quegli altri no: un po' di decenza, per favore». Fra i ruderi di Caracalla al tramonto, più emozionanti di qualsiasi tempio di Panseca, là dove batte il cuore festaiolo del partito, la ribellione è un po' meno seriosa ma altrettanto seria e affannosamente motivata. Davanti al ristorante arabo dove secondo un cartello «Nadia vi legge il futuro nei fondi del caffè», sosta un tipico esponente dello zoo pidiessino, il Mascelluto: sguardo strizzato come di chi è sempre controsole, andatura da cowboy, voce alla Verdone, pensieri scolpiti nelle rughe della fronte. Si chiama Giggi Maggi, e le g ovviamente sono a piacere. «Li mortacci de Craxi. Questo ce sommerge, ce sta a frega. E poi, dico: abbiamo riportato i democristiani al governo e adesso vogliamo pure rimette in sella i socialisti? Vabbè che D'Alema dice che non dovemo più fa' la rivoluzione, ma c'è un limite, ca-ro Mas-si-mo, c'è un limite!». L'Intellettuale Causidico, categoria immortalata da Moretti, è in coda - manco a dirlo - al banco della pizza con Nutella. Si chiama Romeo, sezione Trastevere, e prova a ragionare sulle «onde lunghe della storia», già tanto care a Bettino, «che portano inevitabilmente verso una ricomposizione critica e sincretica (!) del movimento operaio». Finalmente addenta la pizza e il carboidrato gli restituisce lucidità: «Insomma, da soli col 20% non andiamo da nessuna parte. Bisogna sfondare al centro: il problema è che questi socialisti, non sono il centro, ma 0 nulla». La Pasionaria, invece, si chiama Susanna e sta provando il «gratta e vinci... il pds», ultima, tenera e un po' disperata forma di finanziamento dei partiti del dopo-Bettino. «Io ho fatto il Raphael», racconta, come un tempo si diceva: il '68. «Ero una di quelle che la sera andavano ad aspettare Craxi sotto l'albergo per tirargU le uova. Ma è D'Alema adesso che sta facendo la frittata. Sono passati appena tre anni. Io non mi sento molto cambiata da allora. Perché dovrebbero essere cambiati loro, i socialisti? E perché dovremmo cambiare noi, visto che da dieci anni non facciamo altro?». Massimo Gramellini Un'immagine della Festa dell'Unità

Luoghi citati: Arcore, Firenze, Roma, Torino