Ciampi: un'altra manovra per l'Europa di Stefano Lepri
Il ministro del Tesoro pensa a raccogliere 20 mila miliardi a inizio '97 per entrare nelTUem Il ministro del Tesoro pensa a raccogliere 20 mila miliardi a inizio '97 per entrare nelTUem Ciampi: un'altra manovra per l'Europa Da Moody 'sun aiuto al governo: il nuovo «rating» è AA3 ROMA. Ferito nel suo europeismo dalle critiche di Mario Monti, Carlo Azeglio Ciampi ha deciso di svelare le sue carte. Dopo la manovra aggiuntiva di due settimane fa, 16.000 miliardi, dopo la legge finanziaria '97 di 32.000 miliardi, potrebbe esserci una manovra-ter (ventimila miliardi?) all'inizio del '97. Potrebbe, non è certo; resta la condizione formulata l'altro giorno da Romano Prodi, che in Europa ci si vuole portare un Paese vitale, senza tentare cure troppo violente. Solo se la situazione economica sarà molto migliorata, all'inizio del '97 il governo proporrà al Parlamento uno sforzo aggiuntivo per far entrare l'Italia nel gruppo di testa dell'unione monetaria. «Se la situazione non sarà migliorata, la domanda non ce la porremo neanche» precisa Ciampi. Ad ascoltare bene il ministro del Tesoro ieri alla commissione Finanze della Camera, l'esito più verosimile pare proprio quest'ultimo. Il discorso è così congegnato: «Vedremo qual è la congiuntura in Europa. Si spera che ci sia una ripresa. Se sarà così, conteremo su un'economia più forte e su uno sviluppo del reddito che darà entrate fiscali maggiori. Se avremo avuto anche una riduzione più ampia dei tassi il governo si rivolgerà al Parlamento e dirà che per entrare nell'Europa monetaria gioca contro di noi un rapporto troppo alto tra il disavanzo dello Stato e il prodotto, 4,4% nel '97. Perché non fare allora un intervento aggiuntivo?». La ripresa economica nel '97 in Europa tutti la auspicano. Ma, tra gli economisti, parecchi non la ritengono probabile; tra quelli che la ritengono probabile, i più prevedono che si accompagnerà a un rialzo dei tassi di interesse. E' difficile che si possano combinare ripresa energica e tassi bassi. Nello stesso tempo, l'ipotesi della manovra-ter ha complicato di nuovo il rapporto con i sindacati. «La terza manovra è un'ipotesi astratta e prematura» commenta il segretario generale della Cisl Sergio D'Antoni, che di recente è stato in sintonia con Ciampi. «Perché non agire subito? - domanda al contrario l'economista Antonio Marzano, che in Forza Italia rappresenta l'ala europeista -. Più si procrastina, più ci costerà, perché i mercati chiederanno ulteriori premi». Ma l'idea di Ciampi è che ci siano troppe inco¬ gnite per decidere subito. «I tassi di interesse sono la variabile principale; tutto deve puntare a ridurli» ha spiegato ieri. Il sottinteso è che nel documento di programmazione la stima delle spese per interessi sul debito pubblico è prudenziale; se l'inflazione sarà davvero stroncata i tassi caleranno di più e i conti dello Stato saranno molto migliori. Il governo sembra ritenere che la questione Maastricht sia molto più aperta di quanto le fonti ufficiali di Bruxelles vogliano e possano ammettere. Appare difficilissima da gestire sui mercati la fase di 6-9 mesi del '98 tra scelta dei Paesi partecipanti alla moneta unica e fissa¬ zione irrevocabile delle parità. Per cui o la moneta unica si fa di sorpresa già nel '98, con il rischio che tecnicamente non sia pronta, o si rinvia la scelta dei Paesi all'inizio del '99. La scommessa di Ciampi poggia tutta sulla credibilità della legge finanziaria '97, su cui ieri la Corte dei Conti ha espresso scetticismo. Le cifre del «documento di programmazione», ha detto il presidente della Corte Giuseppe Carbone, appaiono «di praticabilità dubbia» nella parte sui tagli alla spesa vista l'intenzione di non toccare né stipendi, né pensioni, né prestazioni sanitarie. Stefano Lepri il Il ministro dell'Economia Carlo Azeglio Ciampi
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